di Andrea Maresi Sotto l’hashtag #laculturanonsiferma, la campagna di comunicazione proposta dal Mibact continua a reclutare sempre più consensi e iniziative per il contrasto allo stop generale dettato dall’emergenza sanitaria. Sono numerose le azioni messe in atto dai poli museali italiani per garantire una condivisione dell’arte e della cultura che passa per il WEB. Tra di essi, anche il Museo del Tesoro di San Gennaro di Napoli ha applicato le proprie misure. Il Museo è stato aperto al pubblico nel dicembre 2003 con l’obiettivo di raccontare la straordinaria storia dell’argenteria e dell’oreficeria napoletana attraverso capolavori unici. Tra di essi si annoverano splendidi gioielli, dipinti, sculture, arredi e tessuti di vario genere. Fanno parte delle opere da ritenersi di particolare pregio la famosa Mitra gemmata, copricapo vescovile del 1713 realizzato dall’orafo Matteo Treglia, composto da 18kg d’oro e argento dorato in cui sono incastonate ben 3694 gemme tra cui smeraldi, rubini e diamanti; il Reliquiario per il sangue di San Gennaro donato dai sovrani angioini nel primo decennio del 1300, ossia una teca preziosa costruita in argento dorato utilizzata ancora oggi durante le processioni; o ancora la Collana del busto di San Gennaro, risultato di un lavoro che ha avuto origine nel 1679 con l’orafo napoletano Michele Dato e che è stata arricchita nel tempo con cimeli donati dai re e dalle regine passati per Napoli, che ne hanno accresciuto la preziosità. Queste opere rappresentano solo la punta dell’iceberg dell’imponente raccolta custodita dal Museo del Tesoro di San Gennaro di Napoli. Attraverso lo straordinario impegno di condivisione culturale messo in atto in prima persona dal curatore del progetto Paolo Jorio, è possibile immergersi in questa collezione di tesori che è tra i più preziosi al mondo, visitando il sito web e partecipando alle iniziative promosse sui canali social del Museo. Il Museo e le iniziative durante l’emergenza del Covid-19 Il Museo del Tesoro di San Gennaro ha incrementato questa sua presenza digitale condividendo con il visitatore virtuale molte delle informazioni e dei contenuti che era possibile fruire in situ. Tra le varie iniziative sono stati girati appositamente dei video che offrono una passeggiata virtuale nelle stanze del Museo e sono stati istituiti anche degli incontri in diretta streaming sui principali social network dove vengono offerte delle pillole di storia sul territorio napoletano e alcuni approfondimenti sulle opere in mostra. Messa a disposizione degli utenti è inoltre l’app per la Guida Multimediale-Interattiva, realizzata da ETT Solution, grazie al contributo di Kuwait Petroleum Italia, e che dal 2019 è scaricabile dai visitatori del Museo e compresa nel prezzo del biglietto. Durante la visita in situ, nei punti di interesse (POI), il visitatore riceve una notifica push in prossimità dei Beacon (trasmettitori Bluetooth low energy) attraverso i quali può decidere di seguire o meno gli approfondimenti proposti direttamente sul proprio smartphone, alcuni dei quali attivati in Realtà Aumentata, con la voce narrante di Philippe Daverio. L’attivazione dei contenuti in modalità AR avviene tramite riconoscimento di marker, immagini predefinite direttamente associate a specifici contenuti di approfondimento. Una tecnologia di supporto alla visita del Museo, un’App mobile, multipiattaforma e multilingue, che diventa anche “multiforma” adattandosi alle esigenze del momento. Numerosi sono gli altri eventi digitali proposti. Per la ricorrenza della giornata mondiale del disegno del 27 aprile, in collaborazione con il Museo Filangieri, sotto l’hashtag #giornatamondialedeldisegno adulti, adolescenti e bambini sono stati invitati a rappresentare graficamente la sconfitta del Covid-19 e il ritorno nei musei. I disegni sono stati pubblicati sulle pagine Facebook di entrambi i poli museali. La proposta di eventi coinvolgenti e l’adattamento a una fruizione virtuale delle opere in mostra presso il Museo del Tesoro di San Gennaro riesce in definitiva a mostrarsi completa ed accessibile. I numerosi progetti portati avanti con costanza e comunicati principalmente attraverso la pagina Facebook del Museo, si stanno dimostrando uno strumento efficace per contrastare il blocco derivato dall’emergenza Coronavirus. Sitografia
https://www.facebook.com/MuseoSanGennaro/ https://museosangennaro.it https://www.napolimagazine.com/cultura-gossip/articolo/l-iniziativa-museo-del-tesoro-e-filangieri-insieme-per-la-giornata-mondiale-del-disegno https://www.napolike.it/visite-virtuali-al-museo-del-tesoro-di-san-gennaro-a-napoli https://www.youtube.com/watch?v=nSejo2YfwjQ&list=PLEk_q1Bw_jAWf2ErduegMYoueRuABJp6V&fbclid=IwAR0kk9AX-4kT8-swd_ZIyrArOKvfxj_3M1uFx_lOM469lcdSopXODn1hDnM Di seguito il video informativo per la presentazione dell’applicazione: https://www.youtube.com/watch?v=nSejo2YfwjQ&list=PLEk_q1Bw_jAWf2ErduegMYoueRuABJp6V&fbclid=IwAR2je8qa6mVutOyyZ7RvBgiPDOqa0KOOCUGDi0J6pl1qq_8wPZez92899vc.
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di Ludovica Marolda Era il novembre 2012 quando, nel Palazzo della Carovana della Scuola Normale Superiore di Pisa (SNS), nasceva il progetto DREAMSLab (Dedicated Research Environment for Advanced Modeling and Simulations)[1]. Si trattava di uno spazio interattivo dedicato allo studio interdisciplinare di scienza, chimica teoretica e patrimonio culturale, attraverso l’utilizzo di sofisticate tecnologie quali, ad esempio, la Realtà Virtuale (RV), la Realtà Aumentata (RA) o la Virtualità Aumentata (VA)[2]. Nel 2016 DREAMSLab è entrato a far parte del nuovo laboratorio SMART (Smart Multidisciplinary Approaches for Research and Technology), un gruppo altamente qualificato, composto da oltre trenta collaboratori, fra ricercatori, post-doc e personale della stessa SNS, orientato alla ricerca e lo sviluppo di nuove metodologie basate sulla meccanica quantistica per lo studio di sistemi molecolari complessi[3]. Il fulcro del progetto era – ed è tutt’ora - lo spazio CAVE 3D, un ambiente formato da quattro pareti proiettive, volto alla creazione di esperienze immersive ad alta risoluzione. All’interno del CAVE, il visitatore può indossare occhiali 3D e osservare le immagini proiettate sugli schermi, come se fossero tridimensionali. Muovendosi, inoltre, lo spettatore può addentrarsi, immergersi in esse ed esaminarle anche attraverso l’utilizzo di funzioni interattive. Se è vero che il progetto DREAMSLab era, inizialmente, volto soprattutto allo studio di molecole, neuroni e piccole particelle del corpo umano, è sembrato quasi inevitabile, col tempo, orientare la ricerca anche verso la ricostruzione del patrimonio artistico-culturale. Uno dei primi studi ha riguardato, dunque, la ricostruzione 3D dell’Agorà di Segesta. A partire dai reperti archeologici l’antica piazza è stata fedelmente ricostruita, cosicché all’interno del CAVE è stato possibile proiettarne l’immagine digitale a 360 gradi. Con l’utilizzo degli occhiali 3D il visitatore può, ad oggi, vivere un’esperienza immersiva di forte impatto emozionale, oltre che altamente educativo. Il salto temporale è immediato: lo spettatore viene subito proiettato nel bel mezzo dell’antica cittadina della Sicilia occidentale. L’esperimento è stato effettuato anche con un’opera decisamente più vicina ai giorni nostri. Si trattava della Caverna dell’Antimateria, istallazione ambientale degli ultimi anni ’50 del Novecento, interamente realizzata dal pittore italiano Pinot Gallizio. L’opera d’arte, originariamente concepita per la Galleria d'arte René Drouin di Parigi, ne rispecchiava pedissequamente planimetria e dimensioni, che erano di fatto molto più estese dello spazio proiettivo predisposto dai ricercatori di DREAMSLab. All’interno del CAVE, tuttavia, sappiamo ora che lo spazio può essere ampliato in maniera indefinita, grazie all’utilizzo delle tecnologie 3D: basta infatti indossare gli appositi occhiali, ed ecco che il visitatore può allargare la visione davanti a sé, percepire oggetti e figure con una consistenza tattile incredibilmente realistica, ed esaminarne ogni particolare[4]. Lo scopo di DREAMSLab era, infatti, del tutto orientato all’utilizzo delle tecnologie digitali per permettere una fruizione dei beni culturali in senso prettamente scientifico. L’idea di immersione nell’opera d’arte non era volta al semplice intrattenimento del largo pubblico, ma alla riflessione accurata nei confronti del bene artistico. Certo è che, ad oggi, l’idea può non sembrare innovativa, dato che ormai le istallazioni immersive sono sempre più utilizzate, nei musei e nei centri culturali, per favorire nuove modalità di fruizione del patrimonio artistico. Ciò che colpisce, in verità, è che presso Scuola Normale Superiore di Pisa già dal 2012 si lavora in questa direzione. In un’intervista rilasciata alla RAI da Vincenzo Barone, il professore di chimica teorica si era espresso in questi termini:
“Immagina di poter entrare in un quadro, in un’opera d’arte che rappresenti una stanza medievale; di poter entrare in questa realtà e vedere la città che circonda l’opera d’arte, il mondo, la vita che si svolge nella sua quotidianità”[5] (Vincenzo Barone, professore di chimica teorica della SNS) È questa l’idea che era alla base del progetto DREAMSLab. Si immaginava di entrare fisicamente in un quadro e di partecipare alla vita dell’opera d’arte. Il riferimento all’immaginazione è, dunque, da non sottovalutare. Immaginare, di fatto, non significa inventare, ma guardare verso nuovi orizzonti di possibilità. Questo era l’obiettivo che il team della SNS si poneva, in prospettiva visionaria, nel novembre del 2012. [1] http://vis.sns.it/attivita/le-visite-al-cave-3d/ [2] http://smart.sns.it/?pag=smart_map [3]https://www.sns.it/it/laboratorio-strategie-multidisciplinari-applicate-alla-ricerca-alla-tecnologia-smart [4] http://dreamslab.sns.it/index.php [5] https://www.youtube.com/watch?v=EFKllY0loAU |
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Marzo 2024
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