di Federica Bertini La mostra BANKSY A VISUAL PROTEST al Chiostro del Bramante di Roma (8 settembre 2020 - 11 aprile 2021) avrebbe dovuto aprire le porte al pubblico intorno alla prima decade di marzo 2020, se il primo lockdown non lo avesse impedito. Dopo una inusuale inaugurazione a porte chiuse, avvenuta solo successivamente, nel mese di settembre del 2020, l’esposizione ha visto nuovamente chiudere i battenti appena dopo due mesi. Così, come è successo per altri musei e luoghi del patrimonio, tra chiusure e aperture contingentate, anche il Chiostro del Bramante ha dovuto proseguire parte delle proprie attività di visita e di didattica utilizzando gli strumenti digitali, condividendo materiali, esperienze e attività con i cittadini e soprattutto con gli istituti scolastici, la comunità degli studiosi e con i docenti. Tra le iniziative proposte, particolarmente interessanti sono quelle elaborate dal Dipartimento Educativo del Chiostro, diretto da Silvia Andreozzi, che ne è responsabile dal 2019. Il lavoro di questo dipartimento, come ci ha raccontato Silvia, «è strettamente legato alla divulgazione scientifica, alla gestione dell’attività didattica» anche in funzione della «formazione degli insegnanti e degli operatori didattici», con l’obiettivo di «creare un rapporto con le istituzioni perché il rapporto è fruttuoso solo se avviene uno scambio, una condivisione». Da anni il museo, la scuola e le università hanno instaurato un dialogo aperto per raggiungere obiettivi formativi comuni e, in quest’ottica, in un momento di emergenza, anche il digitale può fare la sua parte. Ecco perché Silvia ha accettato, nel dicembre 2020, di illustrare le prospettive della didattica digitale nel museo rivolgendosi ai corsiti del Master MANT - “Nuove tecnologie per la comunicazione, il cultural management e la didattica della storia dell’arte: per una fruizione immersiva e multisensoriale dei Beni Culturali” dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, proponendo altresì di sperimentare alcune attività didattiche rivolte agli studenti della classe IV H dell’IIS Falcone e Borsellino di Zagarolo a marzo 2021[1]. Tali esperienze hanno confermato quanto sia importante rilanciare un dialogo tra museo e cittadini, anche attraverso una rimodulazione di strategie e contenuti per una proposta in ‘digitale’ che non si riduca solamente alla fruizione alternativa, ma che diventi un’opportunità aggiuntiva di formazione e di approfondimento rispetto all’esperienza che del museo si può fare nel suo spazio fisico. Il primo Lockdown Nella prima fase di emergenza le opere di Banksy non erano ancora arrivate nei magazzini del Museo. Il progetto educativo era stato già pensato in vista di un consueto percorso espositivo, che si apprestava ad essere inaugurato e che prevedeva il coinvolgimento delle scolaresche attraverso l’utilizzo di specifici supporti didattici. Cosa è successo con l’improvvisa chiusura dei musei a conseguenza del primo lockdown? Silvia racconta agli studenti di avere proposto la sperimentazione di un’offerta didattica digitale ottenendo il benestare della direzione. Si trattava del progetto “INCONTRI DIGITALI”. Infatti, è proprio Silvia a spiegare che sarebbe stato infruttuoso riconvertire le attività già previste per la mostra in presenza, poiché «la riconversione può essere ammissibile per un breve periodo, come quello di emergenza, poi occorre fare ricerca, lavorarci. La sfida è stata quella di non trasportare la didattica in digitale ma quella di riprogettare» perché, come continua Silvia, «una visita guidata progettata per la presenza non può essere trasportata in digitale». Così, nel primo periodo è stata avviata una sperimentazione fatta, in prima battuta, di lezioni live che, da settembre 2020, sono entrate a far parte a tutti gli effetti dell’offerta educativa del Chiostro, accompagnate dalla creazione di contenuti e di attività pensate nell’ottica di una continuità progettuale, in una prospettiva a lungo termine. Come la stragrande maggioranza dei musei nazionali e internazionali anche il dipartimento educativo del Chiostro ha creato dei contenuti didattici in modalità asincrona rivolgendosi in prima battuta a bambini e famiglie: dei video che potessero presentare la struttura architettonica dello storico edificio bramantesco e la sua storia. Tra le varie attività, è stato chiesto ai bambini di partecipare ad un contest elaborando progetti grafici e disegni attraverso i quali personalizzare la veste architettonica del Museo. L’obiettivo – come spiega ancora Silvia – è stato quello di «avvicinare, anche se in digitale le persone al Chiostro, inteso come un luogo propulsore di cultura, dare un input e poi ricevere una risposta attiva e partecipata». Cosa succede dopo?
Dopo questa prima fase e dopo una riprogettazione dell’offerta didattica del Chiostro, a settembre, con il lancio del progetto “CHIOSTRO A SCUOLA: dal digitale al museo” sono state previste nell’offerta educativa due distinte tipologie di progetto: uno da svolgersi ‘on-site’ (in relazione alle mostre in programma) e uno ‘on-line’, a sua volta diviso in ‘solo digitale’ e in ‘forma mista: digitale e in presenza’. La scelta di una modalità mista si proponeva di favorire, per quanto possibile, la visita in presenza, che nessuna esperienza virtuale può sostituire. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che il digitale, nel momento in cui sono state vietate le gite scolastiche e proposte restrizioni nel settore turistico, ha offerto (e offre ancora) la possibilità di rivolgersi alle scuole del territorio e non, e la modalità mista ha dato anche l'opportunità di riproporre la visita al museo offrendo dei biglietti agevolati ai ragazzi, da utilizzare in autonomia, al di fuori dall'orario scolastico, anche con la possibilità di organizzare aperture straordinarie e di effettuare le visite in inglese, spagnolo e francese, nell'ottica di un'esperienza formativa interdisciplinare. Cos’è “Chiostro a Scuola: dal digitale al museo”? «È live, con Teams, MEET o Classroom. Ad essere proposto è un materiale multimediale fatto di video, presentazioni, animazioni e soprattutto... interazione». L’esperienza in digitale, intesa come potenziamento e non sostituzione dell’esperienza che viene vissuta nello spazio fisico del museo, stimola una riflessione sul ‘making of’, ovvero illustra tutto ciò che c’è dietro ad una mostra, partendo da quella di Banksy. «Ad essere raccontate sono le professioni del museo, come le opere arrivano nel luogo espositivo, il problema di conservazione, il piano allestimento e focus terminologici». È Silvia a raccontare il motivo di questa scelta: «gli studenti non ne sanno molto, arrivano alla fine, quando è già tutto allestito e non si rendono conto del mondo che c’è dietro. Per esempio nella visita in presenza non si sarebbe potuto fare questa lezione, perché tutto l’interesse si concentra sempre sulle opere esposte. Così, nell’affrontare varie tematiche come il backstage si può dare realmente la percezione di ciò che è in realtà il museo». In questo modo è possibile mostrare quali attività e compiti spettano agli operatori museali. Inoltre, durante le visite virtuali vengono fatte domande che non sarebbero mai state poste durante la visita guidata in presenza. C’è poi un fatto da considerare. Proprio all’inizio della pandemia, quando le opere non erano ancora giunte al Chiostro, il making of rappresentava l’unico materiale su cui il Dipartimento avrebbe potuto lavorare. Silvia infatti ha raccontato che l’argomento dell’opera di Banksy si prestava particolarmente bene a questo tipo di attività didattica. Spesso negli incontri digitali con gli studenti degli istituti secondari inferiori era possibile addirittura affrontare il discorso della riproducibilità dell’opera d’arte, introdurre il concetto e il significato di copia, e introdurre alle teorie di Walter Benjamin. Proprio durante l’incontro tenuto con il l’IIS Falcone e Borsellino di Zagarolo, nonostante solo alcuni degli studenti abbiano riferito di conoscere e di avere frequentato il Chiostro del Bramante, Silvia ha illustrato la storia dell’edificio invitando poi tutti a visitare questo luogo con una nuova e maggiore consapevolezza. Essi hanno testimoniato la loro esperienza inviando dei video, registrati con i propri smartphone, al dipartimento educativo, che verranno pubblicati nelle campagne di comunicazione del Chiostro del Bramante. Questi giovani studenti hanno mostrato molto interesse e curiosità soprattutto in riferimento al making of, hanno affermato di non conoscere, fino a loro incontro con Silvia, il lavoro di organizzazione che c’è dietro a una mostra d’arte. Ormai desiderosi di tornare a godere fisicamente dei luoghi della cultura, hanno accolto con entusiasmo l’invito a visitare le opere di Banksy insieme alle loro famiglie. Alcune considerazioni e risultati del progetto “Chiostro a Scuola: dal digitale al museo” «Con il digitale il costo delle attività si abbatte così come la distanza geografica e l’impossibilità di accedere, temporaneamente, ai musei»: Silvia ha infatti raccontato che se prima del lockdown le scuole in visita potevano considerarsi principalmente quelle romane e laziali, da settembre invece è stata riscontrata una forte richiesta anche da parte di scuole che insistono sul territorio nazionale. Il dipartimento ha lavorato principalmente con gli istituti di formazione di secondo grado e con le università. Tuttavia, è stata anche avviata una sperimentazione con la scuola elementare con cui è stata proposta una lettura animata su Banksy usando i libro di Fausto Gilberti BANKSY, che oggi rientra tra l’offerta didattica in digitale dedicata alla nuova mostra “ALL ABOUT BANKSY”. Come avviene una “Progettazione Educativa Digitale”? Nella progettazione educativa in digitale – ha concluso Silvia - «occorre conoscere il pubblico e modulare i contenuti» in maniera preventiva. Infatti se «in presenza è possibile rendersi conto se ad esempio un termine o un concetto non sono chiari guardando le espressioni degli studenti, in digitale tutto ciò è impossibile e occorre quindi valutare questi aspetti a priori». Oltre alla scelta degli strumenti digitali è di essenziale importanza valutare anche il personale, gli operatori da coinvolgere, poiché non tutti, pur essendo ‘efficaci’ in presenza possono dimostrarsi adeguati per rispondere alle attività proposte in digitale. Bibliografia https://www.chiostrodelbramante.it/post_mostra/banksy/ [1] Gli incontri sono stati coordinati dalla prof.ssa Federica Bertini, docente di “Nuove tecnologie per la fruizione delle opere d’arte e per l’accessibilità del Patrimonio Culturale” presso il master “Nuove tecnologie per la comunicazione, il cultural management e la didattica della storia dell’arte: per una fruizione immersiva e multisensoriale dei Beni Culturali” e docente di storia dell’arte.
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