di Claudia Trimboli Finalmente anche gli Uffizi riprendono vita! Dopo il lockdown che ha portato alla conseguente chiusura dei musei l’8 marzo scorso, molti di essi si sono riorganizzati velocemente sui social: un esempio per tutti il museo fiorentino, attraverso l’apertura della nuova pagina facebook. Essi sono tornati ad oggi in parte accessibili con le dovute precauzioni anti-contagio. La riapertura delle istituzioni culturali è stata fondamentale per una ripartenza del turismo, prevalentemente interno e incentrato verso una conoscenza del territorio italiano[1]. Ciò si evince dai decreti emanati nel corso delle ultime settimane, con le ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 e di quello del 16 maggio 2020, n. 33[2]. Inoltre, queste misure sono state recentemente modificate dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con la firma del Dpcm 14 luglio 2020, che proroga al 31 luglio le misure del Dpcm 11 giugno 2020[3]. Il Ministero dei Beni e le Attività Culturali e del Turismo, in occasione della riapertura per gradi dei luoghi della cultura, a partire dalla fase 2 e conseguentemente con la fase 3 della gestione dell’emergenza da Codiv-19, intende promuovere una “rivelazione online presso il pubblico per comprendere le aspettative, rispetto all’offerta culturale che i musei potrebbero sviluppare”, attraverso la compilazione di un questionario online anonimo. Ad esso si accede o dalla pagina del Mibact, nella quale si invita inoltre il pubblico virtuale ad usare, sui social, gli hashtag ufficiali #museitaliani e #tornoalmuseo o, come nel caso delle Gallerie degli Uffizi, attraverso un link presente nel sito, del museo www.uffizi.it, in cui i visitatori sono invitati a partecipare al medesimo questionario[4]. Nel decorrere delle settimane, grazie alle procedure e i tempi comunicati e stabiliti dal governo e dal medesimo ministero lo scorso 21 maggio, il museo fiorentino ha riaperto al pubblico, con ingresso scaglionato, prima di tutto il Giardino di Boboli, come spiegò anche durante la conferenza stampa il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt : “ Aprire Boboli, il cuore verde di Firenze, alla fine della fase più critica e buia dell’ emergenza, è un segnale di rinascita molto potente, un augurio per tutti noi”[5]. Nel meraviglioso giardino i visitatori potevano accedere sia da Palazzo Pitti, sia dalla porta Annalena tutti i giorni della settimana, ad eccezione del primo e l’ultimo lunedì del mese, ammirando oltre al patrimonio botanico anche una collezione di oltre 300 sculture dell’età Classica, Rinascimentale e Barocca. Nel rispetto delle norme rimasero però chiusi al pubblico il Museo delle Porcellane e la Grotta Grande. Durante la conferenza stampa furono annunciate anche le due successive riaperture, quella di Palazzo Pitti del 28 maggio e quella degli Uffizi del 3 giugno scorso, video in diretta sui social[6]. Alla conferenza della riapertura di Boboli erano presenti, oltre al medesimo Direttore, anche il Sindaco di Firenze Dario Nardella e la coordinatrice del giardino Anna Maria Landi. Gli Uffizi si avvalgono di tutte le norme sia nazionali che regionali per contrastare la diffusione del contagio, come è possibile anche leggere sul sito ufficiale, nel quale sono indicate minuziosamente tutte le regole. Continua inoltre l’enorme successo sui social, sia con mostre virtuali, ipervisioni, visibili sempre nella medesima pagina ufficiale, sia attraverso altri canali social come la pagina Facebook, lanciata il 10 marzo scorso e attualmente seguita da 60.766 visitatori in tutto il pianeta. Tutto ciò si è rivelato davvero una grande attrazione, in cui il pubblico virtuale ha potuto continuare ad informarsi attraverso i tantissimi video postati ogni giorno. Tra essi, ad esempio, il breve filmato con l’hashtag #Uffizi4everyone dal titolo “Uffizi per tutti” del 18 maggio scorso, realizzato in occasione della Giornata Internazionale dei Musei, dedicata per l’appunto ai “musei per l’eguaglianza: diversità e inclusione” [7]. In seguito nella pagina si possono vedere tutte le varie conferenze stampe, inaugurazioni di nuove mostre e acquisizioni, in diretta, come quella svoltasi da Palazzo Pitti per la mostra dedicata alla grande pittrice del Seicento Giovanna Garzoni[8]; citiamo inoltre un altro video, la conferenza stampa per l’inaugurazione della mostra “Storie di pagine dipinte”, Galleria Palatina, Palazzo Pitti[9]. Recentemente non sono mancati anche video con l’hashtag #lamiasala, nei quali il curatore delle Gallerie degli Uffizi Fabrizio Paolucci ha illustrato la nuova acquisizione di marmi antichi, vantando una delle maggiori collezioni di statuaria d’Italia[10]. Ed ancora il 4 luglio scorso, in occasione della ricorrenza per la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America, è stato presentato sulla pagina un video che illustra il nuovo progetto delle Gallerie degli Uffizi con l’hashtag #BlackPresence, “che racconta la presenza della cultura nera nell’ Europa del Rinascimento”. Nello stesso giorno è stata trasmessa anche una diretta live su Tik Tok con Justin Randoph Thompson, direttore di @BHMF[11]. Continuando ad osservare i velocissimi cambiamenti del “mondo virtuale”, possiamo citarne uno che, in particolar modo negli ultimi giorni, ha scosso gli animi. Il 17 luglio 2020, la blogger e influencer Chiara Ferragni ha visitato il celebre museo scatenando molte sentenze e giudizi; in realtà, come già osservato lo stesso direttore Eike Schimdt, la visita della giovane imprenditrice non ha fatto altro che attrarre nuovi visitatori, con ogni probabilità anche grazie alle varie polemiche suscitate. Infatti il dato interessante è stato proprio l’incremento di giovani che, nei giorni successivi, sono andati a visitare gli Uffizi[12]. Nella sostanza, il museo fiorentino non smette di meravigliarci ancora una volta con le innumerevoli novità in forte crescita, volte ad abbracciare un target sempre più vasto di persone, cercando d’incuriosire visitatori di tutte l’età, in ogni parte del mondo. [1] http://musei.beniculturali.it/wp-content/uploads/2020/05/Linee-guida-riapertura-musei-e-luoghi-della-cultura-statali.pdf [2] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/06/11/20A03194/sg [3] http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-il-presidente-conte-firma-il-dpcm-14-luglio-2020/14931 [4] http://musei.beniculturali.it/notizie/notifiche/rilevazione-online-sul-pubblico-dei-musei-fase-2-della-gestione-emergenziale-da-covid19 [5] https://www.gonews.it/2020/05/21/boboli-si-risveglia-dal-lockdown-riapertura-e-norme-per-i-visitatori/ [6] https://www.facebook.com/107172910903804/videos/635554917036815 [7] https://www.facebook.com/107172910903804/videos/1148967322124563 [8] https://www.facebook.com/107172910903804/videos/1656881747799651 [9] https://www.facebook.com/107172910903804/videos/264648514817140 [10] https://www.facebook.com/107172910903804/videos/320343302314827 [11] https://www.facebook.com/107172910903804/videos/296941961500676 [12] https://www.leggo.it/italia/cronache/uffizi_chiara_ferragni_boom_visitatori-5359088.html
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di Gaia Bobò Nel contesto dell’emergenza sanitaria, la necessità di intervenire sul rapporto tra patrimonio culturale immateriale e nuove tecnologie si è imposta nuovamente con forza. Si è riaperto così il dibattito su una tematica notoriamente critica, il cui potenziale è stato ampiamente riconosciuto in ambito scientifico, ma che non riesce ancora ad affermarsi come paradigma consolidato. Molti musei e istituti competenti si sono dunque trovati a dover fronteggiare questa problematica senza preavviso e in completa autonomia. In questo senso, appare rilevante segnalare l’azione del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino, con sede a Palermo, che ospita una ricchissima collezione di marionette storiche, impegnandosi da sempre in progetti divulgativi e rappresentazioni dal vivo per mantenere viva la tradizione dell’Opera dei pupi siciliana. Prima della pandemia, i rapporti con le nuove tecnologie si limitavano alla condivisione di contenuti tramite Facebook e Twitter, nonché ad alcuni progetti specifici volti ad integrare l’allestimento del museo, quali #CARINDA A.R. Pupi in ambiente di Realtà Aumentata, Pupi a 360 gradi e La rotta di Roncisvalle: cartello animato.[1] L’istituzione era inoltre attiva sulla piattaforma multilingue Izi Travel.[2] Con l’avvento della Fase 1, si è resa necessaria l’implementazione dell’utilizzo dei social network già avviati e l’attivazione di nuove piattaforme digitali come Youtube, strumento particolarmente utile per il caricamento di materiali didattici. Il progetto caratterizzante è stato rappresentato da #ILMUSEOPASQUALINOACASATUA che dal 30 marzo al 24 maggio ha accompagnato virtualmente i seguaci dei social network del museo con una ricca programmazione composta da video rappresentazioni e presentazioni di materiali di approfondimento. Tali azioni sono state mantenute anche nelle Fasi 2 e 3, soprattutto in vista della prolungata chiusura del museo legata alle difficoltà nella sanificazione, dovuta alla varietà dei supporti e dei materiali della collezione.[3] L’istituzione ha così aggiunto l’iniziativa #ILMUSEOPASQUALINOACASATUA. Si tratta del nuovo progetto “#ILMUSEORACCONTA...”, ovvero un appuntamento bisettimanale di approfondimento sulle opere del museo. È interessante anche segnalare la trasposizione online del seminario “Etnografie del contemporaneo: Gentrificazione e margini”, un ciclo di dieci appuntamenti dedicato alle nuove prospettive di sviluppo dello spazio urbano, tenutosi dal 17 aprile al 19 giugno 2020. L’iniziativa, accessibile tramite Google Meet, ha visto un’importante partecipazione del pubblico, arrivando ad una media di duecento utenze per incontro. Il Museo Pasqualino, referente della Rete italiana dell’opera dei pupi, riconosciuta dal Ministero dei Beni culturali, è inoltre sceso in prima linea durante la pandemia per farsi portavoce della condizione critica che ha interessato le compagnie dei pupari. In rappresentanza di tutte le compagnie attive sul territorio siciliano, il Museo si è esposto pubblicamente non solo per richiedere alle istituzioni i fondi necessari per contrastare la crisi,[4] ma soprattutto per farsi carico di un nuovo ambizioso progetto. Si tratta di un nuovo portale digitale per la catalogazione, schedatura e inventariazione digitale dei patrimoni materiali e immateriali custoditi dalle compagnie dei pupari. Il sito è attualmente in costruzione e sostituirà l’esistente portale www.operadeipupi.it, costituendo un unicum nel panorama italiano per completezza e portata innovativa. Sitografia
www.operadeipupi.it https://www.siciliaogginotizie.it/2020/05/27/coronavirus-la-crisi-del-teatro-dei-pupi-un-patrimonio-che-rischia-di-scomparire-per-sempre/ https://www.museodellemarionette.it/2014-07-05-07-57-08/2016-03-01-11-40-35/edizioni-passate/226-presentazione-software-carinda-a-r https://www.museodellemarionette.it/news/news-museo/1279-pupi-a-360-gradi https://www.museodellemarionette.it/news/news-festival/1194-xiii-fdm-presentazione-la-rotta-di-roncisvalle-cartello-animato-di-emanuele-romanelli. [1] Si rimanda ai seguenti link per approfondire: per #CARINDA A.R. Pupi in ambiente di Realtà Aumentata: https://www.museodellemarionette.it/2014-07-05-07-57-08/2016-03-01-11-40-35/edizioni-passate/226-presentazione-software-carinda-a-r: per Pupi a 360 gradihttps://www.museodellemarionette.it/news/news-museo/1279-pupi-a-360-gradi ; per La rotta di Roncisvalle: cartello animato:https://www.museodellemarionette.it/news/news-festival/1194-xiii-fdm-presentazione-la-rotta-di-roncisvalle-cartello-animato-di-emanuele-romanelli. [2] Per visitare il profilo sul portale Izi Travel del museo si rimanda al seguente link https://izi.travel/it/150a-museo-internazionale-delle-marionette-antonio-pasqualino/it. [3] Informazione risalente al 01/07/2020. [4] Per un approfondimento sulle richieste di finanziamento presentate, si rimanda al seguente articolo: Coronavirus, la crisi del teatro dei pupi: un patrimonio che rischia di scomparire per sempre, in Sicilia Oggi Notizie, 27 maggio 2020. Consultabile al link: https://www.siciliaogginotizie.it/2020/05/27/coronavirus-la-crisi-del-teatro-dei-pupi-un-patrimonio-che-rischia-di-scomparire-per-sempre/. di Eliana Monaca Principality of Monaco is not just luxury and glamour, but it’s also «a tourist destination with a remarkable heritage»[1]. On the Rocher, (Monaco Town, The Rock) the highest point of view in the Principality of Monaco, there are some of the most attractive places, like the nineteenth-century Cathedral built on the foundations of the thirteenth-century church dedicated to Saint Nicolas; the Palais Princier, the Prince’s Palace a residence since the thirteenth century of the reigning family Grimaldi and the Musée Océanographique (the Oceanographic Museum). In the Monte-Carlo district, between the Larvotto beach and the famous Tunnel of the Formula 1 Grand Prix circuit, there is the Grimaldi Forum built-in 2000. Caravage and the Seventeenth century at Grimaldi Forum The Grimaldi Forum is a congress center, where, thanks to its large spaces, is possible to program exhibitions and events also simultaneously, as in the case of the summer temporary exhibitions, when the Principality welcomes all its visitors (not Monegasque) for the summer holidays[2]. Last year, for example, was held the beautiful exhibition on Salvador Dalì, Dalì, A History of Painting (06th July – 08th September 2019), curated by the director of the Dalì Museums, Montse Aguer, and supported by the Fundacion Gala-Salvador Dalì, to celebrate the thirtieth anniversary of the artist's death, which has garnered widespread acclaim[3]. Two exhibitions were scheduled this year: the first one to celebrate the twenty years of the Grimaldi Forum, Monaco and the Automobile, from 1893 to the present day (11th July – 06th September 2020), now canceled[4], the second one Caravaggio – the power of the light in the Diaghilev Space (17th July – 06th September 2020) postponed[5]. The exhibition Caravaggio – the power of the light was organized by the Monegasque company Gaudio Group, with a highly respected scientific committee chaired by Professor Mina Gregori (student of Roberto Longhi, President of the Foundazione Roberto Longhi, Director of Paragone magazine, member of the Lincei Accademy and the Lègion d’honeur, emeritus professor of History of Modern Art at the University of Florence). Roberta Lapucci (art historian and Chief of Restoration Department of Studio Arts College International School of Florence); Susan Grundy (art consultant); Ubaldo Sedano (Director of Restoration Department of Thyssen-Bornemisza Museum in Madrid); Keith Sciberras (Professor of Art History at the University of Malta). An Honor Committee with Alessandro Cecchi (Director of Museo di Casa Buonarroti); Cristina Acidini Luchinat (former Superintendent of the city of Florence, Director of the Opificio delle Pietre Dure and now President of the Academia delle Arti del Disegno); Antonio Paolucci (Art historian and curator, former Superintendent of the Polo Museale Fiorentino, Director of the Vatican Museums and Minister of Cultural Heritage of Italy); Zerafa Fr Marius (Dominican father art historian, former Director of the Malta Museums) and Vittorio Sgarbi (politician and Art historian)[6]. The focus of the exhibition is the light, extremely important in Caravaggio’s compositions[7]. The Light in the Seventeenth century We know from Caravaggio’s contemporary sources how painters and art writers did not appreciate this absence of "light". Giulio Mancini (1559-1630), the first one who wrote about Caravaggio and his coloring «assai di negro»[8], in his book Considerazioni - composed between 1617 and 1628, but published only between 1956 and 1957 by Adriana Marucchi - remembered how the setting of Caravaggio’s works seemed to be in a room with a single «fenestra con le pariete colorite di negro, che così, havendo i chiari e l’ombre molto chiare e molto oscure, vengono a dar rilievo alla pittura», although the figures were still lacking «di moto e d’affetti, di gratia»[9]. Then there was the memory of the rival Giovanni Baglione (1573-1643) who in his book, Vite of 1642, he wrote that Merisi «con la sua virtù si aveva presso i professori qualche invidia acquistata», and then Federico Zuccari, seeing the Contarelli chapel «mentre io [scil. Baglione itself] era presente, disse: “Che rumore è questo?” E guardando il tutto diligentemente, soggiunse: “Io non ci vedo altro, che il pensiero di Giorgione nella tavola del Santo, quando Cristo il chiamò all’apostolato”; e sogghignando, e maravigliandosi di tanto rumore, voltò le spalle, e andossene con Dio»[10]. The doctor and art expert Francesco Scannelli (1616-1663) in his Microcosmo della pittura of 1657 criticized the darkness in the Contarelli chapel because it didn’t let to well see the paintings: the Calling of Saint Matthew and Saint Matthew and the Angelof 1602[11]. He thought that the Calling of Saint Matthew was «una delle più pastose, rilevate e naturali operazioni, che venga a dimostrare l’artificio della pittura per immitazione di mera verità»[12]. Another important information that Scannelli leaved in his book was about a paint in the collection of the Grand Duke of Tuscany «che fa vedere quando un ceretano cava ad un contadino un dente, e se questo quadro fosse di buona conservazione, come si ritrova in buona parte oscuro e rovinato, saria una delle più degne operazioni che avesse dipinto», the Tooth Puller of 1608 at the Pitti Palace in Florence[13]. Guercino, another painter friend of Scannelli since 1640 when they met in Bologna, explained the reason why «sufficienti e famosi maestri» like Guercino himself, Guido Reni, Rubens, Albani and Pietro da Cortona, changed their style and «poscia nel tempo del maggior grido inclinato il proprio modo di operare alla maggior chiarezza»[14]. Guercino in fact used to study and imitate the Annibale Carracci’s style and then he started to imitate and study the dark manner of Caravaggio. He saw in fact common affinities between the naturalism of Carracci and Caravaggio[15], and he told to his friend Scannelli that «aveva sentito più volte dolersi coloro che possedevano i dipinti della propria sua prima maniera, per ascondere (come essi dicono) gli occhi, bocca ed altre membra nella soverchia oscurità, e per ciò non avere stimato compite alcune parti», so «per sodisfare a tutto potere alla maggior parte, massime quelli che col danaro richiedevano l’opera, aveva [scil.Guercino] con modo più chiaro manifestato il dipinto»[16]. Last but not least it’s important for us to remind what Giovan Pietro Bellori (1613-1696) wrote in his book Vite of 1672. In fact «vecchi pittori assuefatti alla pratica», they had noticed that young painters, «presi dalla novità», celebrated Caravaggio «come unico imitatore della Natura, e come miracoli mirando l’opere sue lo seguivano a gara, spogliando modelli, ed alzando lumi; e senza più attendere studio, e ad insegnamenti, ciascuno trovava facilmente in piazza, e per via il maestro, o gli esempi nel copiare il naturale»[17]. And even if «vecchi pittori» continued to «sgridare il Caravaggio, e la sua maniera, divulgando ch’egli non sapeva uscir fuori dalle cantine, e che povero d’invenzione, e di disegno, senza decoro e senz’arte, coloriva tutte le figure ad un lume, e sopra un piano senza degradarle», they had not been able to slow down «il volo alla sua fama»[18]. Bellori appreciated the influence of Giorgione (saw at Venice) on the young Caravaggio, and he created his first paints «dolci, schiette, e senza quelle ombre, ch’egli usò poi»[19]. Bellori in fact thought that the darkness in Caravaggio’s paints erased the «storia», and every possible reference to the action[20]. However Caravaggio «facevasi ogni giorno più noto per lo colorito, ch’egli andava introducendo, non come prima dolce, e con poche tine, ma tutto risentito di oscuri gagliardi, servendosi assai del nero per dar rilievo alli corpi». In this way, he moved away from the pleasantness of Giorgione[21]. The Principality shelters from Covid-19 Covid-19 has obviously shocked Monaco: on March 19th, the main news agencies in fact beat the news of the positivity of Prince Albert II of Monaco to the Coronavirus[22]. Because of the lockdown imposed however a few day before the news[23], the Grimaldi Forum had to close to visitors and postpone the exhibition Caravaggio – the power of the light (probably on summer 2021). The reason why the Grimaldi Forum decided to close - even virtually - is that the Principality's tourism focus itself between May and September with a lot of Italian (from Lombardy and Piedmont), Arabs and sometimes Russians, who usually spent their vacation in Monaco. During the summer a lot of cruise ships with a huge number of visitors use to arrive at Port Hercule. Usually private buses drive them to the Rocher, where they can visit the Cathedral, the Prince's Palace and the Oceanographic Museum. Probably because of this difference in audience, the Oceanographic Museum has chosen to continue its activity even in this time of health emergency, using their social page on Facebook “Musée océanographique de Monaco”. On the other hand, the Grimaldi Forum is not a museum, but a congress center and thanks to its large space, since May 19th the Ravel Space is one the two centers set up by Monaco’s Government for its Covid-19 resident’s screening campaign[24]. Bibliography: Argan 1968 = Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana, III, Sansoni, Firenze 1968. Baglione 1642 = Giovanni Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetta dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Andrea Fei, Roma 1642. Bellori 1672 = Giovan Pietro Bellori, Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni, Mascardi, Roma 1672. Borea 1970 = Evelina Borea, Caravaggio e caravaggeschi nelle Gallerie di Firenze, Sansoni, Firenze 1970. Cinotti 1983 = Mia Cinotti, Michelangelo Merisi detto Caravaggio: tutte le opere, Poligrafiche Bolis, Bergamo 1983. Collezionismo mediceo 2002 = Collezionismo mediceo e storia artistica, a cura di P. Barocchi e G. Gaeta Bertelà, I, Da Cosimo I a Cosimo II 1540-1621, 2 voll., Spes, Firenze 2002. Gregori 1991 = Mina Gregori, Michelangelo Merisi da Caravaggio. Come nascono i capolavori, Electa, Milano 1991. Gregori 2005 = Mina Gregori, Tre “cartelle” per tre mostre caravaggesche, in «Paragone, Arte», 56, n. 669, 64, november 2005, pp. 3-24. Gregori 2010 = Mina Gregori, scheda Cavadenti, in Caravaggio e caravaggeschi a Firenze, by G. Papi, Sillabe, Livorno 2010. Guttuso 1967 = Renato Guttuso, L’opera complete del Caravaggio, Classici dell’arte, Rizzoli, Milano 1967. Longhi 1968 = Roberto Longhi, Caravaggio, Ed. Riuniti, Roma 1968. Marangoni 1922 = Matteo Marangoni, Il Caravaggio, Battistelli, Firenze 1922. Marini 2005 = Maurizio Marini, Caravaggio “Pictor praestantissimus”, Newton & Compton, Roma 2005. Occhipinti 2018 = Carmelo Occhipinti, Introduzione alle Vite de’ pittori, scultori e architetti di Giovan Battista Passeri (1772), by M. Carnevali and E. Pica, Fonti e Testi of “Horti Hesperidum”, 18, UniversItalia, Roma 2018, pp. 5-107. Scannelli [1657] 2015 = Francesco Scannelli, Il Microcosmo della pittura 1657, by E. Monaca with an essay by C. Occhipinti, Fonti e Testi of “Horti Hesperidum”, 5, UniversItalia, Roma 2015. Sitography:
[1] https://www.visitmonaco.com/us/place/16/museums. [2] Thanks to the virtual tour on https://www.grimaldiforum.com/en/visite-virtuelle, it is possible to realize how large the spaces of the Grimaldi Forum are, in particular the Ravel Space where the summer exhibition is usually set up. [3] https://www.artlimited.net/agenda/exhibition-dali-a-history-of-painting-monaco-grimaldi/en/7583188 andhttps://www.grimaldiforum.com/en/events-schedule-monaco/dali-une-histoire-de-la-peinture. [4] https://www.grimaldiforum.com/en/events-schedule-monaco/exhibition---monaco-and-the-automobile-from-1893-to-the-present-day. [5] https://www.grimaldiforum.com/en/events-schedule-monaco/exhibition-michelangelo-merisi-the-caravage. [6] https://www.caravaggioexhibition.com/exhibition. [7] https://www.caravaggioexhibition.com/exhibition. [8] Mancini 1956-1957, pp. 139-148 at https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&ved=2ahUKEwii_4PSoJjpAhVT6qYKHaqkDI4QFjABegQIBxAB&url=https%3A%2F%2Flettere.aulaweb.unige.it%2Fmod%2Fresource%2Fview.php%3Fid%3D3181&usg=AOvVaw25A4IfgMhXU47Vo0y3QDaR. [9] Mancini 1956-1957, pp. 108-109 at https://it.wikiquote.org/wiki/Giulio_Mancini. [10] Baglione 1642, p. 137. [11] The Calling of Saint Matthew was «il primo germe – ed è lode altissima – di tanta della pittura spagnola e rembrandtiana» (Marangoni 1922, p. 29). For a study on the painting, see Guttuso 1967, pp. 94-95, n. 42; Cinotti 1983, pp. 528-530, n. 61A and Marini 2005, pp. 441-442, n. 36. More information about the Saint Matthew and the Angel, see Guttuso 1967, p. 95, n. 44, Cinotti 1983, pp. 412-416, n. 4 and Marini 2005, pp. 466-467, n. 53. See Argan 1968, III, pp. 275-277 and Longhi 1968, pp. 23-26 for the Contarelli chapel. [12] Scannelli [1657] 2015, p. 268. [13] Scannelli [1657] 2015, p. 269. Modern critics disagreed on Caravaggio autography’s, because Scannelli was the second one to talk about this painting. The first one was Tommaso Guidoni in a letter sent from Modena to Giovan Carlo de’ Medici on November 5th 1649, demanding an exchange of several paintings, like a Raphael’s «Madonna (…) in tondo», a Leonardo’s «Santa Caterina», the Caravaggio’s «Cavadenti», the Cigoli’s «Ecce Homo» and the Bronzino’s «San Giuliano». From a 1652 report in Giornaletto di galleria, it is possible to see that the painting wasn’t moved from Florence because it was «ruinato». The letter is entirely published in Collezionismo mediceo 2002, I, pp. 135-136, note 497, and mentioned in Gregori 2005, p. 14. On the controversial attribution, see Borea1970, pp. III, 12-13; Gregori 1991, pp. 328, 332; Gregori, 2005, pp. 15-16; Marini 2005, pp. 573-574 and Gregori, 2010, p. 122. [14] Scannelli [1657] 2015, p. 193. [15] Occhipinti 2018, p. 72. [16] Scannelli [1657] 2015, p. 193. [17] Bellori 1672, p. 205. [18] Bellori 1672, p. 205. [19] Bellori 1672, p. 202 and Occhipinti 2018, p. 53. [20] Occhipinti 2018, p. 51, n. 125. [21] Bellori 1672, p. 204. [22] https://edition.cnn.com/2020/03/19/europe/prince-albert-monaco-coronavirus-intl-scli/index.html. [23] https://www.hellomonaco.com/news/latest-news/closure-of-creches-and-schools-in-monaco-and-increasing-prudent-restrictions-due-to-coronavirus/. [24] https://www.grimaldiforum.com/en/index/from-may-19th-the-grimaldi-forum-monaco-is-one-of-the-centers-set-up-by-monaco and https://forbes.mc/article/free-covid-19-testing-in-monaco-for-residents-and-employees. di Eliana Monaca Il 1° giugno i Musei Vaticani hanno finalmente riaperto le loro porte al pubblico. Un numero esiguo di visitatori può finalmente tornare a godere delle collezioni papali. Per usare le parole del direttore Barbara Jatta, le famiglie romane e laziali possono così tornare ad «ammirare questi capolavori universali senza la folla di turisti degli ultimi anni»[1]. È doveroso infatti ricordare che «i Musei Vaticani sono visitati da 6 milioni di turisti in media l’anno»[2]. L’ingresso, però, è consentito solamente a chi ha precedentemente provveduto all’acquisto online del biglietto attraverso il sito internet dei Musei[3]. Sempre sul sito è disponibile un vademecum per i visitatori nel quale si ricorda l’uso corretto della mascherina a copertura di naso e bocca, da mantenere per tutta la durata della visita[4]. Dieci persone possono infatti prenotarsi gratuitamente in questo periodo post emergenza Covid-19, per fasce orarie di 15 minuti circa dalle 10.00 alle 17.45. L’ingresso di una persona per volta, distanziata di un metro l’uno dall’altro serve ad assicurare il controllo della temperatura corporea di ciascun visitatore, effettuato attraverso un termo scanner; passato poi il metal detector, il visitatore può recarsi alla cassa e convertire il pdf generato dal sistema di prenotazione, in biglietto vero e proprio. Addetti del personale, dall’altra parte del vetro, chiedono al visitatore di ingrandire il QRCODE sull’apposito dispositivo di cui si dispone e di consegnare il biglietto cartaceo, il tutto non prima però di aver fornito il vademecum cartaceo per l’emergenza Covid-19, nel quale si ricorda al visitatore di indossare sempre la mascherina, nonché, in caso di tosse e starnuti, di coprirsi naso e bocca con un fazzoletto o con l’incavo del gomito, oltre che naturalmente di mantenere oltre un metro di distanza dagli altri visitatori e di avarsi spesso le mani. Il percorso dalla porta di ingresso, passando per il termo scanner, il metal detector fino ad arrivare alla cassa, è ovviamente scandito dalla segnaletica a terra opportunamente distanziata per evitare assembramenti. La stessa segnaletica è apposta nei bagni e in prossimità degli shop, dove anche gli addetti del personale indicano gli accessi; invece essa è assente nelle sale e nelle gallerie, dove non sono mancati piccoli assembramenti. Il pubblico presente nel pomeriggio (siamo infatti entrati alle ore 15.00 e siamo usciti alle ore 19.00) era eterogeneo: prevalentemente composto da famiglie con bambini, ma non sono mancate coppie di ogni età, come anche gruppi di amici, studenti che si stavano preparando per un esame e qualche straniero (forse rimasto bloccato a Roma durante il lockdown). È stato non poco impressionante camminare per la Galleria degli Arazzi e per la Galleria delle Mappe, potendo fare liberamente foto senza folla. Chi ha infatti visitato i Musei fino a febbraio, ricorderà come nelle due Gallerie il numero dei visitatori fosse sempre notevole. Così come è stato di grande impatto anche vedere la famosa scala elicoidale novecentesca di Giuseppe Momo, vuota. Ovviamente le sale con più visitatori erano il Museo Gregoriano Egizio, il Museo Chiaramonti, il Braccio Nuovo, il Museo Pio Clementino, la Galleria degli Arazzi, la Galleria delle Mappe, la Cappella Sistina e le Stanze di Raffaello[5]. Purtroppo le bellissime sale del Museo Gregoriano Etrusco, ricche di vasi antichi, come la famosa anfora attica con Achille e Aiace mentre giocano ai dadi da un lato e Castore, con il suo cavallo Kylaros, Polluce e i genitori Tindareo e Leda dall’altro, non ha visto lo stesso numero di visitatori. Così come la Sala delle Nozze Aldobrandini, al cui interno erano infatti presenti pochissimi visitatori. Nella Cappella Sistina e nelle Stanze di Raffaello è stato impossibile mantenere il distanziamento sociale di almeno un metro. Nonostante infatti gli ingressi fossero stati inizialmente contingentati e organizzati secondo precise fasce orarie, i visitatori non ne volevano proprio sapere di lasciare quei luoghi tanto ammirati. Chi non aveva l’audioguida, o non era nel gruppo della visita guidata, ha provveduto indipendentemente attraverso le pagine di Wikipedia ad informarsi sugli affreschi presenti e sulle rispettive maestranze. Altri dopo aver goduto della vista degli affreschi, provvedeva a fotografarli con lo smartphone, in particolare attraverso le applicazioni che rendono le foto panoramiche o sferiche (Photo Sphere). In quell’occasione è stato infatti permesso ai visitatori di potere scattare liberamente fotografie, solitamente vietato. Grande attenzione è stata data anche alla Sala di Costantino, visibile finalmente dopo ben cinque anni di restauri[6]. Concludere le nostre quattro ore di visita nelle deserte sale della Pinacoteca è stato particolarmente impressionantw. Non mi era mai capitato infatti di godere liberamente e senza nessun ostacolo degli angeli di Melozzo, degli arazzi, della Trasfigurazione, della Madonna di Foligno e della Pala Oddi di Raffaello. Nella sala di Raffaello eravamo infatti in 8 (compreso il vigilante), che si è ravvivato quando una signora gli ha domandato se gli arazzi si fossero mai stati spostati da quella sala (ignara della polemica che era sorta proprio a metà febbraio)[7]. Ancora nella sala degli arazzi di Raffaello, rilegato in un angolo lontano dal suo originale e dietro a un cordone di sicurezza, si trova il bassorilievo prospettico della Trasfigurazione, realizzato come si legge sul sito «da esperti restauratori» per permettere a «visitatori ipo e non vedenti un servizio gratuito di Visite tattili plurisensoriali»[8]. Sitografia: Riaprono i Musei Vaticani: un giorno di festa per famiglie e gruppi di romani, di Alessandro Di Bussolo, 01 Giugno 2020: https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2020-06/musei-vaticani-riapertura-covid-19-visitatori-romani-jatta.html Nella Cappella Sistina senza folla. I Musei Vaticani riaprono dopo 80 giorni, 01 Giugno 2020: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/nella-Cappella-Sistina-senza-folla-I-Musei-Vaticani-riaprono-dopo-80-giorni-89960336-a9f5-4306-ac63-e8c7f6a09af4.html#foto-1 https://tickets.museivaticani.va/home http://www.museivaticani.va/content/dam/museivaticani/pdf/pop_up/covid_musei_vaticani_it.pdf. Il restauro della sala di Costantino, un’occasione per tornare ai Musei Vaticani, di Giulia Silvia Ghia, 01 Giugno 2020: https://www.huffingtonpost.it/entry/il-restauro-della-sala-di-costantino-unoccasione-per-tornare-ai-musei-vaticani_it_5ed4b5b0c5b6bf06d590fddf Gli arazzi di Raffaello spostati nella Cappella Sistina, il Papa all’oscuro dei rischi, di Franca Giansoldati, 16 Febbraio 2020:https://www.ilmessaggero.it/vaticano/arazzi_raffaello_spostati_cappella_sistina_rischi_danneggiamento-5055482.html Evento storico. Dopo 400 anni gli Arazzi di Raffaello tornano nella Cappella Sistina, di Vera Monti, 18 Febbraio 2020: https://artslife.com/2020/02/18/un-evento-storico-dopo-400-anni-tutti-gli-arazzi-di-raffaello-tornano-nella-cappella-sistina/ http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/visita-i-musei/servizi-per-i-visitatori/accessibilita/visitatori-ipo-e-non-vedenti--.html Si ringrazia Davide Simonetti per le fotografie. [1] https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2020-06/musei-vaticani-riapertura-covid-19-visitatori-romani-jatta.html. [2] http://www.rainews.it/dl/rainews/media/nella-Cappella-Sistina-senza-folla-I-Musei-Vaticani-riaprono-dopo-80-giorni-89960336-a9f5-4306-ac63-e8c7f6a09af4.html#foto-1. [3] https://tickets.museivaticani.va/home. [4] http://www.museivaticani.va/content/dam/museivaticani/pdf/pop_up/covid_musei_vaticani_it.pdf. [5] Il Museo Gregoriano Profano e il Museo Pio Cristiano erano purtroppo chiusi al pubblico per restauri e riallestimenti in corso. Così come tutta impacchettata era la Pigna michelangiolesca nel Cortile della Pigna. [6] https://www.huffingtonpost.it/entry/il-restauro-della-sala-di-costantino-unoccasione-per-tornare-ai-musei-vaticani_it_5ed4b5b0c5b6bf06d590fddf. [7] https://www.ilmessaggero.it/vaticano/arazzi_raffaello_spostati_cappella_sistina_rischi_danneggiamento-5055482.html e https://artslife.com/2020/02/18/un-evento-storico-dopo-400-anni-tutti-gli-arazzi-di-raffaello-tornano-nella-cappella-sistina/. [8] http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/visita-i-musei/servizi-per-i-visitatori/accessibilita/visitatori-ipo-e-non-vedenti--.html. Intervista a Monica Di Gregorio di Federica Bertini In questo periodo se ne è parlato molto. Molteplici sono state le iniziative che i grandi musei hanno messo in atto per continuare a comunicare con il loro pubblico attraverso i social network e il Web: dalle “Passeggiate al museo” del direttore del Museo Egizio di Torino, alle tante proposte delle Gallerie degli Uffizi, tra cui il progetto Uffizi Decameron, o ancora della Pinacoteca di Brera con #MyBrera[1]. Non dobbiamo però dimenticare che l’Italia «vanta 4.908 tra musei, aree archeologiche, monumenti e ecomusei aperti al pubblico». Si tratta di un patrimonio diffuso su tutto il territorio; infatti «in un comune italiano su tre (2.311) è presente almeno una struttura a carattere museale. Ce ne è una ogni 50 Kmq e una ogni 6 mila abitanti»[2]. In altre parole, oltre ai poli di maggiore attrazione esistono luoghi ed istituzioni di interesse culturale che operano nei medi e piccoli comuni italiani, alcuni dei quali sono inseriti in sistemi di gestione comune. È il caso del Sistema Museale Territoriale del Castelli Romani e Prenestini[3], noto anche come Museum Grand Tour: si tratta – come ci racconta Monica Di Gregorio, coordinatrice del comitato scientifico del Sistema e direttrice del Museo Civico di Olevano Romano e del Museo Civico di Palazzo Doria Pamphilij a Valmontone – di «una rete che unisce oltre 20 servizi culturali tra Musei e siti archeologici, in un’area molto ampia e diversificata, sia dal punto di vista culturale che geomorfologico». Quella del Sistema Museale rappresenta una testimonianza utile a comprendere le difficoltà che le istituzioni culturali del territorio, anche quelle più piccole, hanno dovuto affrontare in questi mesi e quali soluzioni esse hanno potuto mettere in gioco. Monica Di Gregorio ci ha tenuto più volte a sottolineare un aspetto importante: i singoli rappresentanti delle realtà che fanno parte del Museum Grand Tour hanno affrontato in maniera congiunta la “Fase 1” e allo stesso modo si stanno preparando alla “Fase 2”. Uno dei vantaggi – continua la coordinatrice – di lavorare in una rete museale è quello di poter affrontare in maniera collegiale i problemi che accomunano i musei e i siti che ne fanno parte, adottando soluzioni di “rete”, pur rispettando la libera iniziativa di ciascuno di essi. Non possiamo negare che il Covid-19 ha determinato un’accelerazione nell’adozione di strategie e strumentazioni digitali nel campo della cultura. Anche il Sistema Museale, che aveva già iniziato a guardare in questa direzione aggiudicandosi alcuni finanziamenti regionali, ha approfittato del lockdown per iniziare il rifacimento del sito web e per riprogettare il proprio piano di comunicazione – anche attraverso i canali social – in previsione dei cambiamenti che continueranno ad investirlo nei prossimi mesi. Tra le diverse iniziative messe in atto durante la “Fase 1”, Monica Di Gregorio ha ricordato la rubrica #museichecurano dove le realtà museali del Sistema hanno condiviso, attraverso le proprie pagine Facebook e quella ufficiale del Museum Grand Tour[4], dei video promozionali, alcuni dei quali realizzati nel 2015 e altri appositamente creati per l’occasione sotto il nome di “Eccellenze in pillole”. Ad essere rese liberamente accessibili sono state poi le edizioni digitali di alcuni progetti editoriali. Non sono mancate le attività dedicate ai più piccoli, soprattutto in relazione all’impegno del Museo del Giocattolo di Zagarolo che ha proposto alcune attività laboratoriali creative, letture d’autore, e le iniziative chiamate “Pillole di museo” e #GiochiArteLetteratura, attraverso le quali sono stati descritti alcuni dei pezzi più importanti della collezione attraverso racconti che ripercorrono la storia e la letteratura. Insomma i musei del Sistema hanno tenuto vivo il rapporto con il loro pubblico, hanno fatto le loro promesse in vista della riapertura. Tuttavia, all’alba della “fase 2” le criticità si sono fatte sentire. Anche in questo caso il Sistema ha stabilito un tavolo di confronto mettendo in evidenza la necessità di fronteggiare l’esigenza del distanziamento sociale negli ambienti esigui che caratterizzano molte delle realtà museali in esso coinvolte. Da qui la decisione di concentrare le aperture nel weekend e di contingentare il numero dei visitatori attraverso specifici sistemi di prenotazioni. C’è però da sottolineare un vantaggio che è legato al territorio in cui opera il Museum Grand Tour. Come ci tiene a riferire Monica Di Gregorio, è possibile allargare l’offerta culturale estendendola verso una valorizzazione dei percorsi all’aperto, sia nel centro storico che nei suggestivi luoghi naturalistici della rete museale. D’altronde, per secoli gli splendidi paesaggi di questo territorio, colmi di storia e di rovine, memorie di un passato ricco di fascino e di storia, furono scelti, a partire dal Cinquecento, come meta privilegiata da artisti, letterati e uomini di cultura durante il loro viaggi in Italia. Un esempio di “ri-progettazione” quello, appunto, del Museum Grand Tour, dove – prendendo in prestito le parole dello storico dell’arte Edagrd Wind (1900-1970) – «il passato non viene distrutto dal presente, ma sopravvive in esso come forza latente». Intervista a Monica Di Gregorio, coordinatrice del comitato scientifico del Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini, direttrice del Museo Civico di Olevano Romano e del Museo Civico di Palazzo Doria Pamphilij a Valmontone. Potresti spiegarci come è composto e di cosa si occupa il Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini? Il Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini, anche detto MuseumGrandTour, è una rete che unisce oltre 20 servizi culturali tra musei e siti archeologici, in un’area molto ampia e diversificata sia dal punto di vista culturale che geomorfologico. Il Sistema fu istituito nel 2003 su iniziativa della Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini e nel corso degli anni si è gradualmente esteso, fino a rappresentare, oggi, una delle realtà più importanti ed operative del territorio regionale. Con le loro collezioni ricche di testimonianze e di manufatti di grande pregio, i musei del Sistema esprimono la storia del territorio in un arco cronologico che inizia con le ere geologiche ed attraversa le tappe dell’evoluzione dell’uomo: le diverse tipologie museali (archeologica, storico-artistica, demoetnoantropologica, scientifica) propongono al visitatore un’offerta molto eterogenea, in cui l’approccio alla conoscenza del patrimonio culturale è mediato da apparati e attività didattiche multidisciplinari, da percorsi guidati e strumenti tecnologici in grado di attrarre l’interesse di un pubblico diversificato ed esigente. Cosa accomuna i musei che fanno parte di questo Sistema? Il filo conduttore tematico che lega i musei – anche molto distanti tra loro e tipologicamente differenti – è il fenomeno culturale del Grand Tour. A partire dalla fine del Cinquecento, la bellezza ed il fascino del territorio del Sistema resero questi luoghi tappa privilegiata dei percorsi di letterati, artisti, collezionisti e giovani aristocratici europei che intraprendevano il viaggio in Italia allo scopo di perfezionare la loro formazione intellettuale, così profondamente radicata nell’antico. La “fase 1” è giunta al termine. In questi mesi i musei hanno dovuto ripensare il loro modo di comunicare attraverso il Web e i social network, producendo nuovi contenuti o utilizzando risorse già in loro possesso. Prima del Covid-19 quali erano i vostri progetti? Era già in previsione una riprogettazione del museo virtuale? Ovviamente sì. Fermo restando la libera iniziativa che ciascun museo intraprende in tal senso dotandosi di dispositivi tecnologici e di canali di comunicazione dedicati ed adeguati alle proprie specificità, il Sistema ha partecipato nel 2018 al bando del DTC (Distretto Tecnologico per le tecnologie applicate ai beni e alle attività Culturali) aggiudicandosi un finanziamento di circa 80mila euro per la stesura del progetto esecutivo denominato “Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura”. Peculiarità del bando è l’applicazione delle moderne tecnologie alla fruizione dei luoghi della cultura. All’interno degli obiettivi strategici e delle azioni che prevediamo di realizzare, vi è intanto la creazione di un portale dell’intero territorio inteso in senso di Distretto turistico del Castelli romani e Monti Prenestini, all’interno del quale i musei del Sistema avranno uno spazio di assoluto rilievo. Proprio in questo periodo di lockdown, abbiamo avviato il rifacimento del sito ufficiale della rete (www.museumgrandtour.org), che già da tempo necessitava di un’operazione di “restyling”. In un’ottica di sperimentazione del ventaglio di opportunità offerte dall’innovazione tecnologica, nel 2017, nell’ambito di un progetto finanziato dalla Regione Lazio, il Sistema si è dotato di un FabLab acquistando strumentazione di base (programmi, pc e stampanti 3D) necessaria a realizzare oggetti delle nostre collezioni da file digitali. A tal fine abbiamo innanzitutto formato i nostri operatori museali con un corso ad hoc e, successivamente, creato un team tra quelli più motivati che ha realizzato diverse azioni dimostrative sul territorio. Purtroppo l’attività del FabLab al momento è ferma per due motivi: innanzitutto la veloce obsolescenza a cui queste strumentazioni sono destinate. La tecnologia progredisce a ritmi vertiginosi e gli apparati vengono superati da modelli più efficienti ed avanzati in tempi molto veloci. Seconda ragione: la precarietà del lavoro che purtroppo caratterizza il mondo degli operatori culturali assegnati ai nostri musei, ha penalizzato la continuità e quindi la loro disponibilità a proseguire nelle attività. Quali sono le soluzioni che il Sistema Museale, grazie all’aiuto dei singoli musei, ha potuto mettere in atto per continuare a far sentire la propria presenza, anche se digitale, sul territorio? Uno dei vantaggi di far parte di un Sistema Museale è quello di poter affrontare in maniera collegiale i problemi che ci accomunano. Le difficoltà vengono condivise e analizzate all’interno di un dibattito spesso vivace e comunque sempre costruttivo. All’indomani del lockdown, a tutti noi direttori del comitato scientifico, è sembrato naturale e doveroso reagire a questo momento adottando soluzioni “di rete”. Per garantire una continuità – seppur virtuale – con il nostro pubblico, abbiamo immediatamente elaborato un piano di comunicazione con un calendario abbastanza serrato di iniziative destinate alla pagina Facebook ed in parte al sito. Abbiamo dato vita quindi ad una rubrica denominata #museichecurano, in cui sono stati pubblicati tutti i video promozionali del Sistema e dei singoli musei prodotti in una campagna del 2015. I musei che disponevano di ulteriori propri filmati, li hanno condivisi a loro volta sulla pagina del Museumgandtour. La proiezione dei filmati si è alternata alla condivisione di pagine pubblicate da ICOM e MiBact. Contemporaneamente abbiamo promosso alcune pubblicazioni del Sistema in digitale. È il caso del volume Aqua, edito dal Sistema lo scorso ottobre e relativo agli atti di un convengo svoltosi nel 2013 a Gallicano nel Lazio. La pagina Facebook ha lanciato un intervento diverso di giorno in giorno, preceduto da una breve introduzione del curatore della pubblicazione (Massimiliano Valenti), rimandando poi al sito del Sistema da dove era possibile scaricare il file digitale del saggio. C’è stata anche l’occasione di presentare la nuova Guida di Lanuvio, data alle stampe proprio in questi giorni e curata dal direttore del Museo Civico Lanuvino, Luca Attenni. Nell’ambito della rubrica #museichecurano, il 22 aprile abbiamo dato il via ad una serie di nuovi mini-filmati denominati “Eccellenze in pillole”. Grazie alla nostra addetta alla comunicazione, Simona Soprano, è stato possibile montare audio ed immagini forniti dai direttori di ciascun museo, che hanno selezionato un argomento di particolare interesse relativo alla loro collezione e lo hanno condiviso con la rete. La rubrica è tuttora in pieno svolgimento. Ogni museo, sui propri canali social, ha poi promosso iniziative individuali. Tra i musei più attivi sotto questo profilo, mi fa piacere segnalare ad esempio le azioni intraprese dal Museo del Giocattolo di Zagarolo che, per sua natura e tipologia di utenti, ha ideato giochi e letture molto divertenti ed indirizzate ad un pubblico giovanissimo. Ci prepariamo tutti alla “fase 2”. Quali criticità state riscontrando pensando alla riapertura, sia a livello di spazi che a livello di personale? Quali sono le soluzioni e le strategie che avevate pensato di attuare per permettere ai visitatori di tornare nei vostri musei in sicurezza? Il problema è molto complesso. Anche in questo caso, fare rete è stato sicuramente di grande aiuto a ciascuno di noi, quantomeno in termini di confronto. Stando alle direttive del MiBact, risulta quasi impossibile ipotizzare la riapertura delle nostre strutture per il 18 maggio: le misure e i dispositivi di sicurezza previsti per il personale ed i visitatori sono ovviamente necessari ma al tempo stesso difficili da applicare. Innanzitutto il rispetto del distanziamento sociale: molti dei nostri musei sono allestiti in ambienti piccoli, che permetterebbero l’accesso a gruppi composti da non più di cinque persone. La modalità di ingresso dovrebbe poi essere regolata da un sistema di prenotazioni che permetta una agevole gestione dei flussi. Per fronteggiare in parte questo problema, come Sistema abbiamo deciso di acquistare – per ciascun museo aderente – circa venti audio guide con cuffiette monouso. I visitatori in tal modo possono seguire la visita guidata rispettando le distanze. Tali strumenti possono tornare utili nella prospettiva di una diffusione del turismo di prossimità: la particolare situazione creata dal Covid-19 ci induce a pensare che i flussi turistici subiranno cambiamenti significativi. I musei del Sistema cercheranno quindi, andando tra l’altro incontro alla bella stagione, di estendere – laddove possibile – la visita verso percorsi all’aperto, magari all’interno del centro storico delle proprie città. In questo caso le audio guide rappresenteranno un utile strumento. Quali altri problemi dovrete fronteggiare al momento della riapertura? Un altro problema che i nostri musei dovranno affrontare è quello della sanificazione e del mantenimento di determinati standard di igiene. Oltre a fornire al personale i necessari dispositivi come guanti e mascherina, i comuni (enti gestori della gran parte dei nostri musei) dovranno garantire una igienizzazione costante dei locali e dei servizi igienici a disposizione del pubblico. Alla luce di queste considerazioni, quali sono state le decisioni che avete deciso di attuare? In quest’ottica e con queste misure, che giustamente vanno rispettate, molti dei nostri musei hanno programmato – per ora – una riapertura soltanto nei weekend. Dato il momento, non prevediamo infatti grandi affluenze di pubblico durante la settimana. In ultimo voglio segnalare che la Regione Lazio ha approvato da pochissimo il nuovo piano annuale dei servizi culturali (musei, archivi e biblioteche) prevedendo voci di costo destinate a nuove modalità di fruizione e di accesso in tempi di emergenza epidemiologica. Sono già stati pubblicati un paio di bandi che favoriscono, tra le altre cose, «il miglioramento delle condizioni di fruizione fisica e intellettuale del patrimonio anche attraverso lo sviluppo di modelli e strumenti di comunicazione e fruizione ispirati alle più recenti tecnologie digitali». [1] Per una breve analisi si rimanda a https://osservatorio-arte-tecnologia.weebly.com/reviews/il-museo-durante-e-dopo-la-pandemiasoluzioni-attuali-e-prospettive-future-per-il-museo-virtuale-on-line-e-in-situ . [2] Si veda L’Italia dei Musei, pubblicato il 28 dicembre 2019 on line https://www.istat.it/it/files/2019/12/LItalia-dei-musei_2018.pdf [3] http://www.museumgrandtour.org [4] https://www.facebook.com/museumgrandtour/ di Cetty Barbagallo Anche le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma di Palazzo Barberini e Palazzo Corsini hanno deciso di aderire alla campagna #iorestoacasa, non solo proseguendo tutta una serie di iniziative già avviate da tempo, ma anche creandone di nuove, conservando così attiva la mission del museo. Il calendario settimanale è predisposto con i seguenti appuntamenti: Ogni lunedì, su Instagram, con l’hashtag #vistidavoi e #conivostriocchi vengono pubblicate sulla pagina social del Museo (Instagram: @BarberiniCorsini), le foto più belle che i visitatori hanno scattato e condiviso sui loro profili utilizzando l’hashtag #palazzobarberini e #galleriacorsini. Tutti i martedì con la rubrica il #Settecentoilluminato vengono illustrati gli appartamenti settecenteschi di Cornelia Costanza Barberini, la distribuzione degli spazi, dagli ambienti di rappresentanza a quelli più intimi, le sue decorazioni e alcuni aneddoti che riguardano la famiglia. Il martedì, a partire dal 21 aprile, si è aggiunto un nuovo appuntamento, #FictionBarberini, in occasione del quale il Palazzo viene raccontato dal punto di vista di scrittori, sceneggiatori e registi che nelle loro opere ne hanno tratto ispirazione. Palazzo Barberini non solo ha fatto da sfondo a diversi film, ma i suoi ambienti monumentali, i giardini, gli affreschi e la collezione dei dipinti sono stati soggetto di diverse trame letterarie. Il mercoledì è il turno dell’#ABCBarberiniCorsini, dedicato all’alfabeto delle due sedi del museo, 21 parole chiave che, attraverso un gioco di lettere, ripercorrono la storia, ma anche l’attualità delle Gallerie. Partiti dalla «A…come api», quelle scolpite e dipinte nello stemma della famiglia siamo giunti alla lettera «Z…come zoom», con cui, in modo simbolico, si sono voluti indicare tutti quegli strumenti che, in questo momento, e più di prima, riescono ad avvicinare ciò che è lontano. Il sabato, come di consueto già da tre anni, con la rubrica #lacollezione, vengono illustratele opere esposte sia a Palazzo Barberini che alla Galleria Corsini. Inoltre sono attualmente in corso due esposizioni temporanee: Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio, a cura di Gianni Papi, presso Palazzo Barberini, e Rembrandt alla Galleria Corsini: l’Autoritratto come san Paolo, a cura di Alessandro Cosma, presso la Galleria Corsini.
Naturalmente - in ottemperanza del DPCM dell’8 marzo 2020, che all’art.2 sancisce la chiusura su tutto il territorio nazionale dei musei e degli altri istituti e luoghi di cultura per il contenimento del contagio del Covid-19 - il Museo ha ritenuto opportuno far fruire al pubblico queste due esposizioni temporanee con modalità alternative a quelle tradizionali. Ogni giovedì e venerdì sui canali social, oltre ad essere postate storie, curiosità e backstage, verranno presentati dei brevi video dei curatori delle mostre. L’iniziativa è stata denominata #lepilloledelcuratore e si tratta, per l’appunto, di focus dei curatori, della durata di un paio di minuti, nei quali raccontano le esposizioni «in pillole». Ad aprire la serie, il 19 marzo, è stata la Direttrice, Flaminia Gennari Sartori, introducendo la mostra presso la Galleria Corsini. Giovedì 26 marzo Alessandro Cosma, curatore della mostra, ha descritto l’Autoritratto come San Paolo di Rembrandt, opera principale, concessa in prestito dal Rijksmuseum di Amsterdam, attorno alla quale ruota tutta la mostra. Flaminia Gennari Sartori, venerdì 27 marzo, ha introdotto la mostra di Orazio Borgianni. Il 3 aprile, Gianni Papi ha spiegato uno dei capolavori di Borgianni esposto in mostra: Cristo fra i dottori. Alessandro Cosma, giovedì 9 aprile, ha raccontato come l’autoritratto di Rembrandt venisseutilizzato dalla famiglia Corsini, nel 1799, per pagare le tasse imposte dal governo francese. Il dipinto passato poi nelle mani dei principali mercanti inglesi attivi a Roma, finì nel 1807 a Londra. Venerdì 17 aprile, Papi ha descritto l’autoritratto di Borgianni, concesso in prestito dall’Accademia Nazionale di San Luca, dipinto nel quale l’artista, in un momento drammatico della fase finale della sua vita, si ritrasse mostrandosi senza filtri nel suo stato di malattia e di depressione. La ricca collezione di stampe e disegni di Rembrandt raccolta dalla famiglia Corsini viene illustrata da Alessandro Cosma, giovedì 23 aprile. Il curatore si sofferma in particolare su due incisioni: I tre alberi, del 1643, opera ricca di tantissimi particolari, tra i quali ricorda la coppia di amanti nascosti tra i cespugli e la famosissima Stampa dei cento fiorini, così chiamata per il prezzo molto alto assegnatogli dallo stesso artista e che la rese tra le più ricercate dai collezionisti di ogni epoca. Per tutta la durata delle mostre i curatori si alterneranno - giovedì Alessandro Cosma e venerdì Gianni Papi - permettendo al pubblico, attraverso questi brevi filmati, di entrare nel vivo delle due esposizioni. Facebook: @BarberiniCorsini Twitter: @BarberiniCorsin Instagram: @BarberiniCorsini di Dayan Gabancho Siamo ormai entrati nel futuro della comunicazione storico-artistica. La pandemia e la conseguente reclusione sono state le difficoltà che hanno fornito terreno fertile per la fioritura di nuove idee, possibilità, vie di comunicazione e fruizione. I musei italiani hanno fatto di necessità virtù, promuovendo svariate iniziative che sono state apprezzate dal grande pubblico, anche tramite i social. A tal merito, è necessario ricordare come la tecnologia moderna abbia fatto irruzione nelle nostre vite, grazie alla ormai estesissima diffusione di strumenti ormai indispensabili come gli smartphone e la connessione veloce. Contemporaneamente si offrono alla nostra fruizione l’immenso patrimonio virtuale che è stato archiviato negli ultimi anni: foto, video, scansioni laser e fotogrammetriche delle opere più o meno famose che sono conservate nei musei. La diretta: come i social possono rinnovare la fruizione dell’arte Il sito internet del Museo del Prado di Madrid offre un’impostazione abbastanza simile a quella di tantissimi altri musei di tutto il mondo, incentrata sulla collezione di fotografie ad alta risoluzione dei più grandi capolavori del museo. Alcune sostanziali novità, in risposta alla sempre più forte esigenza di interattività, si trovano nella sezione Aprende (‘impara’), dove si scoprono giochi per bambini e brevi presentazioni relative ad alcuni capolavori conservati nel museo. Fino nella pagina iniziale, si trovano segnalati video, presentazioni e confronti ogni giorno sempre nuovi, a cura dei responsabili del museo. I contenuti rimandano alle pagine social media del Prado, dove sono archiviati e agevolmente fruibili i video che compongono un vero e proprio mosaico di contenuti che ogni giorni si arricchisce di nuove aggiunte. Una sala, un’opera, un’esposizione oppure un artista sono al centro della quotidiana diretta del Prado online. Si tratta di una ripresa video, di una decina di minuti, dove un esperto interagisce con centinaia di persone in tempo reale, connesse anche solo con un telefonino sul quale viene inquadrata un’opera del museo, un Rubens come un Velázquez. L’impressione che ne riceve l’utente, è quasi quella di dialogare con un amico che ci videochiamasse direttamente dal museo, per rispondere alle nostre curiosità. Il dialogo e l’apprendimento partecipativo a distanza
L’appuntamento quotidiano riscuote grande successo. Gli argomenti sono numerosissimi: il restauro dell’Annunciazione del Beato Angelico, il Giardino delle Delizie di Bosch, i cui dettagli vengono illustrati da un esperto di botanica, la grande Lavanda dei Piedi del Veronese, presentata dal direttore Falomir... Il successo di pubblico (locale e internazionale) riscosso dall’iniziativa si deve alle potenzialità della piattaforma di comunicazione social utilizzata, dove ogni video trasmesso in diretta consente agli utenti di interagire e di postare commenti in tempo reale. Inoltre, ogni utente può richiedere una visione ravvicinata dei dettagli di ogni dipinto, rivolgendosi direttamente all’esperto che risponde a tutte le domande. Insomma, la modalità comunicativa si avvicina molto al dialogo. Ognuno può intervenire e dire la sua! In tal senso, le intenzioni di divulgazione del Prado sono state d’esempio per gli altri musei negli ultimi dieci anni, fin da quando la collaborazione con Google Earth rese possibile l’offerta delle prime passeggiate virtuali intorno ai quadri riprodotto ad altissima risoluzione. Sitografia http://www.artemagazine.it/attualita/item/11045-coronavirus-eike-schmidt-occasione-per-ripensare-il-rapporto-tra-musei-e-turismo https://www.eluniversal.com.mx/cultura/aumenta-numero-de-visitas-virtuales-al-museo-del-prado https://www.finestresullarte.info/1262n_vogliamo-davvero-tornare-a-prima-della-chiusura-coronavirus-intervista-eike-schmidt.php https://www.firenzetoday.it/cronaca/museo-arte-uffizi-direttore-eike-schmidt-coronavirus.html https://www.museodelprado.es https://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/tecnologia/google-world/museo-prado/museo-prado.html di Eliana Monaca Sulla Rocher, ovvero sulla Rocca, il punto più alto del Principato di Monaco, si trovano insieme all’ottocentesca Cattedrale sorta sulle fondamenta della chiesa duecentesca dedicata a Saint Nicolas, il Palais Princier, ovvero il Palazzo del Principe, residenza dal Duecento della famiglia regnante Grimaldi e il Musée Océanographique (il Museo Oceanografico), mentre nel quartiere Monte-Carlo, tra la spiaggia del Larvotto e il famoso Tunnel del circuito del Gran Premio di Formula 1, si trova il Grimaldi Forum costruito nel 2000. Caravaggio e il Seicento al Grimaldi Forum Il Grimaldi Forum è un centro congressi che, grazie ai suoi grandi spazi, è in grado di programmare esposizioni ed eventi anche in contemporanea, come nel caso delle esposizioni temporanee che hanno luogo nel periodo estivo, quando il Principato accoglie tutti i suoi visitatori (non monegaschi) per le vacanze estive[1]. Lo scorso anno si è tenuta per esempio la bellissima mostra su Salvador Dalì, dal titolo Dalì, une histoire de la peinture(06 luglio – 08 settembre 2019), curata dal direttore dei Musei Dalì, Montse Aguer, e supportata dalla Fundacion Gala-Salvador Dalì, per celebrare il trentesimo anniversario della morte dell’artista, raccogliendo larghissimi consensi[2]. Quest’anno erano in programma ben due esposizioni: la prima per festeggiare i vent’anni del Grimaldi Forum, Monaco et l’automobile, de 1893 a nos jours (11 luglio – 06 settembre 2020), al momento annullata[3], la seconda Le Caravage – le pouvoir de la lumière nell’Espace Diaghilev (17 luglio – 06 settembre 2020) rinviata a data da destinarsi[4]. La mostra Le Caravage – le pouvoir de la lumière è stata organizzata dalla società monegasca Gaudio Group, con un comitato scientifico di tutto rispetto presieduto da Mina Gregori (allieva di Roberto Longhi, presidente della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, direttrice della rivista Paragone, membro dell’Accademia dei Lincei e della Legion d’onore, professoressa emerita di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università di Firenze), insieme a Roberta Lapucci (storica dell’arte e direttrice del dipartimento di restauro della SACI – Studio Arts College International School of Florence), Susan Grundy (consulente d’arte), Ubaldo Sedano (direttore del dipartimento di restauro del Thyssen-Bornemisza Museum di Madrid), Keith Sciberras (professore di storia dell’arte presso l’Università di Malta) e un comitato d’onore composto da Alessandro Cecchi (direttore del museo Casa Buonarroti), Cristina Acidini Luchinat (già soprintendente della città di Firenze, direttrice dell’Opificio delle Pietre Dure e attualmente presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno), Antonio Paolucci (storico dell’arte e curatore, già soprintendente del Polo Museale Fiorentino, direttore dei Musei Vaticani e ministro per i beni culturali e ambientali), padre Marius Zerafa (padre domenicano storico dell’arte, già direttore dei Musei di Malta) e Vittorio Sgarbi (politico e storico dell’arte)[5]. Il tema che l’esposizione si pone di mettere in evidenza, come suggerito dal titolo, è quello della luce, in considerazione della sua enorme importanza, non soltanto simbolica, nelle opere del Merisi[6]. La luce nel Seicento Sappiamo dalle fonti coeve a Caravaggio come questa sua mancanza di «lume» non fosse molto apprezzata. Tra i primi a scrivere su Caravaggio e sul suo colorire «assai di negro»[7], spiccava Giulio Mancini (1559-1630) che, nelle sue Considerazioni – composte tra il 1617 e il 1628, ma pubblicate solo tra il 1956 e il 1957 da Adriana Marucchi – ricordava come l’ambientazione delle opere di Caravaggio pareva essere quella di una stanza con una sola «fenestra con le pariete colorite di negro, che così, havendo i chiari e l’ombre molto chiare e molto oscure, vengono a dar rilievo alla pittura», nonostante le figure risultassero però prive «di moto e d’affetti, di gratia»[8]. Non poteva mancare poi il ricordo dell’astioso rivale Giovanni Baglione (1573-1643) che nelle sue Vite del 1642 scrisse che il Merisi «con la sua virtù si aveva presso i professori qualche invidia acquistata», e che Federico Zuccari, avendo visto la cappella Contarelli «mentre io [scil. Baglione stesso] era presente, disse: “Che rumore è questo?” E guardando il tutto diligentemente, soggiunse: “Io non ci vedo altro, che il pensiero di Giorgione nella tavola del Santo, quando Cristo il chiamò all’apostolato”; e sogghignando, e maravigliandosi di tanto rumore, voltò le spalle, e andossene con Dio»[9]. Di poco successiva è la critica mossa da parte del medico e intendente d’arte Francesco Scannelli (1616-1663), che nel suo Microcosmo della pittura del 1657, rimproverava al Merisi come l’oscurità della Cappella Contarelli impedisse la completa fruizione anche delle altre opere come la Vocazione di San Matteo, da lui reputata come «una delle più pastose, rilevate e naturali operazioni, che venga a dimostrare l’artificio della pittura per immitazione di mera verità»[10] e il San Matteo e l’angelo del 1602[11]. Ancora Scannelli ricordava nel suo Microcosmo di aver visto nella collezione del Granduca di Toscana una tela «che fa vedere quando un ceretano cava ad un contadino un dente, e se questo quadro fosse di buona conservazione, come si ritrova in buona parte oscuro e rovinato, saria una delle più degne operazioni che avesse dipinto», ovvero il Cavadenti del 1608 alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze[12]. Come raccontato da Scannelli nel suo Microcosmo, l’amico pittore Guercino conosciuto a Bologna in giovane età, aveva avuto modo di spiegargli il motivo dietro al quale «sufficienti e famosi maestri» come lo stesso Guercino, Guido Reni, Rubens, Albani e Pietro da Cortona, avessero cambiato la loro maniera e «poscia nel tempo del maggior grido inclinato il proprio modo di operare alla maggior chiarezza»[13]. Guercino, che era uno di quei seguaci di Annibale Carracci che si era lasciato travolgere dall’ambizione di imitare la maniera scura di Caravaggio, per le affinità comuni tra il naturalismo carraccesco e quello caravaggesco[14], aveva infatti raccontato a Scannelli che «aveva sentito più volte dolersi coloro che possedevano i dipinti della propria sua prima maniera, per ascondere (come essi dicono) gli occhi, bocca ed altre membra nella soverchia oscurità, e per ciò non avere stimato compite alcune parti», e così «per sodisfare a tutto potere alla maggior parte, massime quelli che col danaro richiedevano l’opera, aveva [scil. Guercino] con modo più chiaro manifestato il dipinto»[15]. Come non ricordare poi le parole di Giovan Pietro Bellori (1613-1696) che nelle sue Vite del 1672 riportava il pensiero dei «vecchi pittori assuefatti alla pratica» che avevano notato come i giovani pittori, «presi dalla novità», celebrassero Caravaggio «come unico imitatore della Natura, e come miracoli mirando l’opere sue lo seguivano a gara, spogliando modelli, ed alzando lumi; e senza più attendere studio, e ad insegnamenti, ciascuno trovava facilmente in piazza, e per via il maestro, o gli esempi nel copiare il naturale»[16]. Nonostante ancora i «vecchi pittori» continuassero a «sgridare il Caravaggio, e la sua maniera, divulgando ch’egli non sapeva uscir fuori dalle cantine, e che povero d’invenzione, e di disegno, senza decoro e senz’arte, coloriva tutte le figure ad un lume, e sopra un piano senza degradarle», non erano stati in grado di rallentare «il volo alla sua fama»[17]. Bellori, che aveva apprezzato la fase giovanile di Caravaggio, in cui l’influenza di Giorgione visto a Venezia, lo aveva portato a realizzare le prime opere «dolci, schiette, e senza quelle ombre, ch’egli usò poi»[18], credeva infatti che l’oscurità delle tenebre nei quadri di Caravaggio, annullasse la «storia», ovvero ogni plausibile riferimento agli scenari dell’azione, resi così «antistorici e innaturali»[19]. Ma Caravaggio «facevasi ogni giorno più noto per lo colorito, ch’egli andava introducendo, non come prima dolce, e con poche tine, ma tutto risentito di oscuri gagliardi, servendosi assai del nero per dar rilievo alli corpi», allontanandosi così dalla gradevolezza di Giorgione[20]. Il Principato ai ripari dal Covid-19
Il Covid-19 ha ovviamente scosso la realtà del piccolo Principato, colpendolo nel cuore dell’amministrazione e del Regno: il 19 marzo le principali agenzie di stampa battevano infatti la notizia della positività del principe Alberto II di Monaco al Coronavirus[21]. Il lockdown imposto però qualche giorno precedente alla notizia[22] ha portato il Grimaldi Forum a chiudere le porte ai visitatori e a rinviare l’allestimento della mostra Le Caravage - le pouvoir de la lumière ad una data da destinarsi (anche se probabilmente avrà luogo nell’estate del 2021), aggiornando la propria agenda a partire dal mese di giugno 2020. È infatti notizia del 28 aprile che anche il Principato è entrato nella “Fase 2” dal 4 maggio. Per comprendere il motivo della chiusura – anche virtuale – da parte della direzione del Grimaldi Forum è doveroso ricordare come il turismo del Principato si concentri tra i mesi di maggio e settembre e sia costituito principalmente da italiani (provenienti dalla Lombardia e dal Piemonte), da arabi e sporadicamente da russi, che vi trascorrono poi anche le vacanze estive. I croceristi provenienti dalle grandi e numerose navi che affollano il Port Hercule vengono generalmente portati dai pullman provati alla Rocca, dove possono visitare la Cattedrale, il Palais Princier e il Museo Oceanografico. Probabilmente questa differenza di utenza ha fatto sì che un museo strutturato come il Museo Oceanografico stia continuando le sue attività anche in questo periodo di emergenza sanitaria attraverso i suoi canali social e in particolare sulla pagina Facebook “Musée océanographique de Monaco”, mentre il Grimaldi Forum in qualità di centro congressi abbia scelto di chiudere e rinviare le iniziative alla “Fase 2”. Bibliografia Argan 1968 = Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana, III, Sansoni, Firenze 1968. Baglione 1642 = Giovanni Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetta dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a’tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Andrea Fei, Roma 1642. Barocchi 2002 = Paola Barocchi, Collezionismo mediceo e storia artistica: Da Cosimo I a Cosimo II. 1540-1621, I, Tomi I-II, Spes, Firenze 2002. Bellori 1672 = Giovan Pietro Bellori, Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni, Mascardi, Roma 1672. Borea 1970 = Evelina Borea, Caravaggio e caravaggeschi nelle Gallerie di Firenze, Sansoni, Firenze 1970. Cinotti 1983 = Mia Cinotti, Michelangelo Merisi detto Caravaggio: tutte le opere, Poligrafiche Bolis, Bergamo 1983. Gregori 1991 = Mina Gregori, Michelangelo Merisi da Caravaggio. Come nascono i capolavori, Electa, Milano 1991. Gregori 2005 = Mina Gregori, Tre “cartelle” per tre mostre caravaggesche, in «Paragone, Arte», anno 56, n. 669, serie terza, fasc. 64, novembre 2005, pp. 3-24. Gregori 2010 = Mina Gregori, scheda Cavadenti, in Caravaggio e caravaggeschi a Firenze, a cura di G. Papi, Sillabe, Livorno 2010. Guttuso 1967 = Renato Guttuso, L’opera complete del Caravaggio, Classici dell’arte, Rizzoli, Milano 1967. Longhi 1968 = Roberto Longhi, Caravaggio, Ed. Riuniti, Roma 1968. Marangoni 1922 = Matteo Marangoni, Il Caravaggio, Battistelli, Firenze 1922. Marini 2005 = Maurizio Marini, Caravaggio “Pictor praestantissimus”, Newton & Compton, Roma 2005. Occhipinti 2018 = Carmelo Occhipinti, Introduzione alle Vite de’ pittori, scultori e architetti di Giovan Battista Passeri (1772), a cura di M. Carnevali ed E. Pica, Collana Fonti e Testi di “Horti Hesperidum”, 18, UniversItalia, Roma 2018, pp. 5-107. Scannelli [1657] 2015 = Francesco Scannelli, Il Microcosmo della pittura 1657, a cura di E. Monaca con una introduzione di C. Occhipinti, Collana Fonti e Testi di “Horti Hesperidum”, 5, UniversItalia, Roma 2015. Sitografia:
[1] Dal tour virtuale accessibile dal sito https://www.grimaldiforum.com/en/visite-virtuelle si evince la grandezza degli spazi, soprattutto dell’Espace Ravel dove in genere ha luogo una delle esposizioni estive. [2] https://www.montecarlonews.it/2019/05/12/notizie/argomenti/eventi-2/articolo/dali-une-histoire-de-la-peinture-e-la-grande-mostra-dellestate-2019-a-monaco.html e https://www.grimaldiforum.com/fr/agenda-manifestations-monaco/dali-une-histoire-de-la-peinture. [3] https://www.grimaldiforum.com/fr/agenda-manifestations-monaco/exposition---monaco-et-l-automobile-de-1893-a-nos-jours. [4]https://www.grimaldiforum.com/fr/agenda-manifestations-monaco/exposition-michelangelo-merisi-le-caravage. [5] https://it.caravaggioexhibition.com/exhibition. [6] https://it.caravaggioexhibition.com/exhibition. [7]Mancini 1956-1957, pp. 139-148 in https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&ved=2ahUKEwii_4PSoJjpAhVT6qYKHaqkDI4QFjABegQIBxAB&url=https%3A%2F%2Flettere.aulaweb.unige.it%2Fmod%2Fresource%2Fview.php%3Fid%3D3181&usg=AOvVaw25A4IfgMhXU47Vo0y3QDaR. [8] Mancini 1956-1957, pp. 108-109 in https://it.wikiquote.org/wiki/Giulio_Mancini. [9] Baglione 1642, p. 137. [10] Scannelli [1657] 2015, p. 268. Come si legge in Marangoni 1922, p. 29, la Vocazione di San Matteo rappresentava «il primo germe – ed è lode altissima – di tanta della pittura spagnola e rembrandtiana». Per uno studio sull’opera si rinvia a Guttuso 1967, pp. 94-95, n. 42; Cinotti 1983, pp. 528-530, n. 61A e a Marini 2005, pp. 441-442, n. 36. [11] Scannelli [1657] 2015, p. 268. Per il San Matteo e l’angelo si vedano Guttuso 1967, p. 95, n. 44, Cinotti 1983, pp. 412-416, n. 4 e Marini 2005, pp. 466-467, n. 53. Per una trattazione generale sulla cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi rinvia ad Argan 1968, III, pp. 275-277 e a Longhi 1968, pp. 23-26. [12] Scannelli [1657] 2015, p. 269. La critica moderna era, però, divisa sul riconoscimento di questa opera a Caravaggio, in quanto non vi sono citazioni da parte di nessun altro biografo all’infuori di Scannelli e di una lettera inviata da Modena da Tommaso Guidoni a Giovan Carlo de’ Medici datata 5 novembre 1649, nella quale si chiedeva di poter scambiare i quadri di Raffaello, rappresentante una «Madonna (…) in tondo», la «Santa Caterina» di Leonardo, il «Cavadenti» di Caravaggio, l’«Ecce Homo» di Cigoli e il «San Giuliano» di Bronzino. Da un resoconto presso il Giornaletto di galleriadel 1652, però, notiamo che la tela non era stata trasferita da Firenze, in quanto una nota a margine lo definiva come «ruinato». La lettera è riportata per intero in Barocchi 2002, I, pp. 135-136, nota 497, lettera da Modena di Tommaso Guidoni a Giovan Carlo de’ Medici del 5 novembre 1649 e menzionata in Gregori 2005, p. 14. Sulla controversa attribuzione si rinvia a Borea 1970, pp. III, 12-13; Gregori 1991, pp. 328, 332; Gregori, 2005, pp. 15-16; Marini 2005, pp. 573-574; Gregori, 2010, p. 122. [13] Scannelli [1657] 2015, p. 193. [14] Occhipinti 2018, p. 72. [15] Scannelli [1657] 2015, p. 193. [16] Bellori 1672, p. 205. [17] Bellori 1672, p. 205. [18] Bellori 1672, p. 202. Il passo è commentato in Occhipinti 2018, p. 53. [19] Occhipinti 2018, p. 51, n. 125. [20] Bellori 1672, p. 204. [21]https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2020/03/19/positivo-principe-alberto-ii-di-monaco_fceb7897-adc4-4cfd-a464-97f0f1899c26.html. [22]https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2020/03/14/coronavirus-a-montecarlo-chiuso-casino_0258c66b-11b7-4ae8-9355-bfe9dd79c1fb.html. |
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