Il Convegno internazionale “Neologismi nella critica artistica contemporanea. Nuovi media, nuove tecnologie, nuove prospettive metodologiche”, curato dalle dott. sse Federica Bertini e Rosalinda Inglisa sotto il coordinamento scientifico del prof. Carmelo Occhipinti, è il secondo evento di un programma pluriennale organizzato congiuntamente dall’Università degli studi di ‘Tor Vergata’ e dall’Università telematica San Raffaele Roma. Rivolgendosi a studiosi e ricercatori che operano sul territorio nazionale ed internazionale, esso rappresenta un utile momento di riflessione e di analisi dei neologismi di più recente acquisizione nell’ambito della critica artistica contemporanea, con particolare riguardo ai nuovi linguaggi dell’arte, ai modi di comunicazione, agli approcci interpretativi e descrittivi e agli innovativi strumenti messi a disposizione dall’impiego delle tecnologie e del digitale. Le analisi dei neologismi verranno condotte proponendo un confronto tra alcune delle attestazioni che si trovano negli scritti storiografici, nella letteratura e nella critica artistica. Il Convegno si inserisce all’interno delle attività di ricerca sulla storiografia artistica e sul lessico dell’arte che da molti anni sono condotte presso il Dipartimento di Studi letterari, filosofici e di storia dell’arte dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” sotto il coordinamento del prof. Carmelo Occhipinti. Gli incontri si svolgeranno il 25 Novembre, sia in presenza presso l’Università telematica San Raffaele Roma (in via Val Cannuta 247, 00166 Roma) che in modalità telematica, a partire dalle ore 9:00, e il 26 Novembre in modalità esclusivamente telematica, a partire dalle ore 9:30. Il convegno si aprirà con i saluti istituzionali del prof. Carmelo Occhipinti, coordinatore del corso di Laurea in Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’, e della prof.ssa Stefania Supino, Direttrice del Dipartimento di Promozione delle Scienze Umane e della Qualità della Vita, Università Telematica San Raffaele Roma. I RELATORI DEL CONVEGNO
Alla discussione interverranno Valentino Catricalà (SODA Manchester), Davide Silvioli (Curatore, Museo di Palazzo Collicola - Spoleto), Ottavio De Clemente (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Angela Savino (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Fabio Viola (curatore, mostra PLAY Reggia Venaria), Cinzia Dal Maso (Giornalista e scrittrice, direttrice di Archeostorie), Andrea W. Castellanza (autore e co-founder di NWFactory.media), Martina Germano, Michele Trimarchi (Tools for Culture), Anna Cipparrone (Museo multimediale Consentia Itinera), Eva Pietroni, Noemi Orazi, Alessandra Chirivì, Patrizia Schettino, Fulvio Mercuri (CNR), Carmelo Occhipinti (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata'), Eleonora Minna (Accademia di Belle Arti di Frosinone), Emanuela Garrone (ICCD, GNAM), Floriana Conte (Università degli studi di Foggia), Roberta Cristofari (Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’), Marina Cafà (Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’), Elia Fiorenza (Università della Calabria), Patrizia Genovesi (Open Studio – Libera Università del Cinema’), Serena Nardoni (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Monica Mongelli (INWARD - Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana), Simonetta Baroni, Federica Bertini (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Fedele Di Nunno (Università degli Studi La Sapienza), Armando De Mare (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Giulia Brandinelli (Alma Mater Studiorum Università di Bologna), Sara Buoso (University of the Arts London), Giulio Latini (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Olga Concetta Patroni (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Maria Assunta Sorrentino (Palazzo Barberini), Donatella Caramia (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Andrea Lauria (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Maria Cristina Fortunati (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’), Veronica Budini (Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata’). Modereranno gli interventi Federica Bertini, Nicolette Mandarano, Rosalinda Inglisa, Federico Giordano, Carlotta Sylos Calò e Giulio Latini. Comitato scientifico Carmelo Occhipinti, Simonetta Baroni, Federica Bertini, Valentino Catricalà, Floriana Conte, Giorgio Fornetti, Rosalinda Inglisa, Anna Maria Marras. Di seguito i link d’accesso alla piattaforma: 25 novembre 2022 - Riunione di Microsoft Teams: link: urly.it/3q-48 26 novembre 2022 - Riunione di Microsoft Teams: link: urly.it/3q-44 *Cliccare o incollare il link in un browser per partecipare. È necessaria l’iscrizione alla piattaforma TEAMS. Per info e supporto contattare: Federica Bertini - [email protected] Rosalinda Inglisa - [email protected]
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Di Simonetta Baroni All’origine era il telefono analogico: un apparecchio per trasmettere a distanza voci e suoni per mezzo della trasformazione delle vibrazioni acustiche in oscillazioni di corrente elettrica, costituito da un microtelefono composto da un trasmettitore e un ricevitore e da una cassa al cui interno si trovano congegni elettromeccanici[1]. Questo rivoluzionario strumento di comunicazione, che ha radicalmente modificato le relazioni sociali, è entrato nel mondo dell’arte del Novecento, rappresentato per l’estetica della sua forma ma anche per la sua funzione. Proprio quest’ultimo aspetto ha sollecitato l’interesse di alcuni artisti che hanno voluto sfruttare la comunicazione attraverso l’ascolto della voce. Tra questi significativo è il progetto, Dial-a-poem[2], nato nel 1968 e terminato nel 1971, del poeta e performer newyorkese John Giorno (1936-2019)[3], che ideò un servizio di poesia pubblica, in cui era stata selezionata una raccolta enciclopedica di testi poetici, letti e scritti da importanti personalità del modo della cultura, che furono ascoltati, grazie all’uso del telefono analogico fisso, da oltre cinque milioni di persone. Questa innovativa operazione artistica venne presentata dal primo novembre al 14 dicembre 1969 alla rassegna Art by Telephone[4] di Chicago. Questa modalità artistica permetteva di stabilire una relazione tra mezzi di comunicazione e fruizione di massa che sembra anticipare la nostra realtà ipertecnologica. Nel 2020 questo format di J. Giorno ha trovato una nuova versione nel servizio come app mobile della Nottingham Trent University e dell'Arts and Humanities Research Council. Proprio la capacità di far dialogare la tecnologia con la cultura umanistica diventa, in questo contesto, lo spunto per recuperare e ridare valore all’ascolto, sottraendo così l’opera dalla sua mera riproduzione visiva fotografica e virtuale. Nel rapporto concettuale tra la parola e l’oggetto artistico non si può prescindere dal contatto fisico con esso da parte del fruitore, che, non dovendo più recarsi in un luogo preciso per alzare un ricevitore per ascoltare o comunicare il proprio messaggio, può porsi di fronte all’opera, sperimentato quella ritrovata empatia inscindibilmente legata al recupero dell’unità percettiva dei nostri sensi. Inoltre bisogna tener presente che la voce umana associata alle parole si trasforma in un dirompente strumento di comunicazione. In ogni smartphone e anche nei telefoni digitali è presente l’opzione “viva voce”, che consente di comunicare dall’interno di un ambiente la conversazione anche ad altre persone che si trovano nel medesimo luogo, trasformando così la personale e circoscritta condivisione in un momento collettivo e relazionale. Questi sono alcuni aspetti che sono emersi analizzando la funzione del telefono all’interno di un’indagine artistica, affrontati e sviluppati nel 2019 anche nella mostra torinese Artissima Telephone [5], in cui si sottolinea come lo smartphone sia diventato "un device di intrattenimento e auto espressione”[6], una porta di accesso e di connessione costante alla rete, e abbia perso gradatamente la sua primaria ed esclusiva funzione di comunicazione vocale. Tra gli artisti presenti alla manifestazione torinese è interessante la figura di Francesco Pedraglio[7], di cui si analizzerà l’installazione, esposto al MACRO alla sezione Retrofuturo, dal titolo Maziar Firouzi, +39 02 8295 4344, realizzato nel 2020.2022, in cui per la sua completa fruizione è necessario chiamare il numero telefonico riportato nel titolo e inciso su una degli elementi scultorei che formano la sua composizione. Digitando il numero telefonico è possibile ascoltare le storie narrate da Pedraglio partecipando al suo personale racconto suggerito dai luoghi evocati dalle sculture, piccoli frammenti architettonici chiamati palcoscenici, teatri di avventure che se condivise acquistano, come precisa l’artista, «un senso nella testa di chi ascolta o di chi guarda». Questa operazione sembra puntualmente racchiudere quegli aspetti finora analizzati sottolineando le potenzialità comunicative dell’ascolto, come pratica estetica e non solo informativa, in rapporto all’opera d’arte e all’intervento del fruitore, che ha il compito di attivare questo dispositivo. L’opera è stata scelta e inserita nel percorso tattile-sensoriale, rivolto alle persone non vedenti e ipovedenti, dal titolo Racconto sensoriale al Museo per l’Immaginazione Preventiva: un percorso inclusivo[8], che comprende altri tre lavori [9] della Collezione del MACRO, ideato e realizzato durante il corso-laboratorio, Didattica Museale Inclusiva[10], promosso dall’Università di Roma Tor Vergata, che si è svolto da ottobre-novembre del 2021 con la partecipazione di un gruppo di studentesse universitarie (Marina Baldari, Roberta Cristofari, Maria Gatti, Martina Marrocco, Benedetta Paris, Eleonora Turli, Alessandra Ulisse). Bisogna ricordare che l’ascolto è una pratica che per le persone non vedenti è stata ed è ancora uno strumento indispensabile per conoscere il mondo circostante e che nella tradizione orale era associata a «moduli mnemonici…bilanciati a grande contenuto ritmico […] per un facile apprendimento e ricordo»[11]. Non distratti da immagini è possibile apprezzare il suono delle parole e riscoprire quella lentezza e “intimità” sensoriale che sembra ripetere i tempi lunghi necessari per una corretta esplorazione tattile. Pertanto, il racconto attraverso il telefono o smartphone, affidato esclusivamente alla voce, diventa un convincente ed efficace strumento di affabulazione, come ricordato anche dal titolo del libro di Gianni Rodari, Favole al telefono, scritto nel 1962. Proprio la riconquista di questo modo di ‘toccare e sentire con le parole’ forse aiuterebbe a scongiurare il rischio dell’incomunicabilità che l’uso compulsivo e la continua connessione con una dimensione virtuale globale provocano nella persona soggetta ad un estraniante isolamento, dimensione esistenziale suggerita anche da Michelangelo Pistoletto in una serie di opere dal titolo Comunicazioni [12] in cui l’uomo e la donna colti mentre fissano lo schermo del cellulare concentrati nelle loro conversazioni ignorano le persone che attraversano il loro spazio specchiante. È proprio dall’esperienza della mostra al MACRO che nasce questa riflessione, in cui alcune esperienze artistiche sono diventate lo spunto per elaborare nuove strategie per avvicinare le diverse tipologie di pubblico all’arte. L’effettuare la chiamata e collegarla al sistema di una segreteria, permetterebbe di poter registrare diversi contenuti: dalle parole dell’artista, alle storie, ai testi descrittivi e informativi ma anche poesie, brani letterari, musicali e teatrali, pre-testi per attivare la comprensione dell’oggetto attraverso molteplici livelli di lettura e stabilendo con esso sempre un contatto fisico. Questa formula comunicativa è applicabile in contesti artisti, territoriali e naturali e può rivelarsi a volte più efficace del QR in quanto digitare un numero telefonico, stampato anche a caratteri aumentati per gli ipovedenti e in braille, permette un accesso facilitato a tutti, compresi i bambini. Pedraglio con le sue opere ha dimostrato come nei Musei questo sistema “parlante” possa rivelarsi coinvolgente e possa essere efficace anche per illustrare ai passanti le opere di Street Art raccontando le storie del territorio e dei suoi abitanti e per costruire un dialogo con gli spazi naturali. È spesso trascurato il ruolo delle sedute in spazi museali e delle panchine in luoghi pubblici, parchi e giardini, che, concepite come luogo d’incontro ma anche di soste solitarie, diventano funzionali alla fruizione delle opere artistiche e naturali. Si ricordano le panchine realizzate da street artisti[13]; l’installazione romana del 2021 di Michelangelo Pistoletto che utilizza 100 panchine per rappresentare il simbolo del Terzo Paradiso; le panchine a tema letterario, artistico e quelle trasformate in testimoni “colorati” di battaglie sociali[14]; le otto panchine, che nel 2011 il National Trust ha sparso in tutto il Regno Unito per il progetto «Bench Mate»[15] concepite per favorire un contatto con la natura, dotate di un dispositivo che permettere a chi si siede di ascoltare cinque minuti la voce di personaggi celebri. Interessante questo ultimo progetto ma troppo invasivo, se per evitare l’inconveniente di ascoltare le voci registrate si deve cambiare panchina. Rimane sicuramente più efficace l’uso del numero telefonico, che potrebbe essere riportato sulle panchine da usare esclusivamente se si vuole accedere ai contenuti registrati, affidando la scelta dell’interazione all’occupante. Nei parchi giochi inoltre si potrebbero prevedere numeri telefonici da riportare su elementi ludici per incrementare l’ascolto di filastrocche e favole. Nei vari casi citati, questo semplice espediente tecnico potrebbe produrre quella rivoluzione culturale preannunciata negli anni Sessanta proprio da J. Giorno. Note
[1] La voce “ Telefono” è tratta dal dizionario online Hoepli. [2] Alla nascita di questo progetto probabilmente contribuì anche l’incontro con uno dei maggiori scrittori statunitensi, William Seward Burroughs ( 1914-1997), vicino, come J. Giorno, al movimento della Beat Generation. Il progetto Dial-A-Poem venne installato per la prima volta nel gennaio 1969 all' Architectural League di New York; nel novembre dello stesso anno trasferito al Museum of Contemporary Art di Chicago e nel luglio del 1970 al Museum of Modern Art di New York. L’installazione era costituita da quattro telefoni, ognuno contenente registrazioni di 80 poeti che leggono 200 poesie proposte in maniera casuale all’ascoltatore. Alcuni articoli sull’argomento pubblicati nel 2019 in occasione della scomparta dell’artista:: https://www.artribune.com/dal-mondo/2019/10/e-morto-a-82-anni-john-giorno-poeta-artista-e-attivista-americano/; https://www.exibart.com/arte-contemporanea/si-e-spento-john-giorno-a-new-york-2; e nel 2020 /https://www.harpersbazaar.com/it/cultura/a32902602/john-giorno-poesia/. Per approfondire:: Di Genova, Arianna, John Giorno, l’artista che regalava poesie al telefono, in https://ilmanifesto.it/john-giorno-lartista-che-regalava-poesie-al-telefonoIn Italia questo dispositivo è stato allestito alla Galleria nazionale di arte moderna, in occasione della mostra You got to burn to shine (febbraio-aprile 2019), curata da Teresa Macrì, il cui titolo: Per risplendere devi bruciare, è ripreso dalla celebre raccolta di poesie di J. Giorno. [3] John Giorno ebbe contatti con artisti della Pop Art. Oltre a Bob Rauschenber e Jasper Johns, conobbe Andy Warhol e frequentò il mondo della Factory diventando l’attore di un suo film del 1963 dal titolo Sleep. [4] La mostra di Chicago fu una manifestazione dedicata a M. Duchamp e a G. Cage e si ispirò ai "quadri telefonici" dell’artista ungherese Laszlo Moholy-Nagy, che dettava al telefono a un fabbricante il progetto per la realizzazione delle sue opere. [5] La mostra, curata da Vittoria Martini e ideata da laria Bonacossa, si è svolta a Torino dal 31 ottobre al 3 novembre nel complesso industriale in collaborazione con le OGR – Officine Grandi Riparazioni . [6] Vedi: https://www.artissima.art/artissima-telephone/ [7] L’artista, nato a Como nel , 1981;, vive a Città del Messico. Lavora con la scrittura, la performance, il video e l’installazione. Le sue mostre personali più recenti sono state ospitate da: Norma Mangione Gallery, Torino (2019); Kettle’s Yard, Cambridge (2018); Museo Leonora Carrington, San Luis Potosí (2018). Tra le collettive si segnalano quelle ospitate da: Casa Tomada, Città del Messico (2018); Kunstverein Munich, Monaco (2017); PAKT, Amsterdam (2017). All’inizio del 2021 uscirà per Book Works (Londra) la collezione di testi performativi Battles (Vol. 1). Dal 2016 dirige il progetto editoriale Juan de la Cosa / John of the Thing insieme a Tania Pérez Córdova con cui nel 2018 ha pubblicato il libro Spoken Sculptures.Notizie tratte da: https://www.museomacro.it/it/retrofuturo/francesco-pedraglio-breve-storia-del-mostrare-e-dellessere-mostrati/ [8] Sito dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”: http://urania-artetecnologia.com/ [9] Margherita Raso, Untitled (2016), Ruth Beraha, I’ll tell you the story i know (2021, Gianluca Concialdi, Santissima pizzeria (2020). [10] IL corso -laboratorio è da me condotto e rivolto agli studenti della magistrale. [11] Walter J. Ong, Oralità e scrittura. La tecnologia della parola, Bologna, 2014 [12] Dal 22 al 24 settembre 2020 un gruppo di quadro della serie Comunicazioni,è esposta nella Galleria Giorgio Persano nel nuovo spazio all’interno del cortile di Via Stampatori 4 a Torino. [13] Vedi: La via delle panchine parlanti realizzate nel novembre del 2020 dallo street artista Massimiliano Bernardi secondo un progetto di riqualificazione del quartiere Montagnola di Roma. [14] Vedi: le panchine rosse contro la violenza sulle donne. [15] Vedi articolo: Marchetti, Simona, Le panchine che raccontano la natura. Le voci di attori e celebrità per rilassarsi all'aria aperta, 31 maggio 2011 in https://www.corriere.it/ambiente/11_maggio_31/panchine-parlanti-marchetti-regno-unito_7e505b48-8b98-11e0-93d0-5db6d859c804.shtml Il seminario “Arte e Ambiente: ArtePollino” (17 novembre 2022, ore 10,30 presso l' Edificio B, I° piano – Macroarea Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Roma “Tor Vergata") rientra tra le attività seminariali del corso in “Nuove tecnologie per la fruizione delle opere d’arte e per l’accessibilità del Patrimonio Culturale” (L-Art/04), condotto da Simonetta Baroni e Federica Bertini nell’ambito del master di II livello MANT – “Nuove tecnologie per la comunicazione, il cultural management e la didattica della storia dell’arte: per una fruizione immersiva e multisensoriale dei beni culturali”coordinato dal prof. Carmelo Occhipinti. L’incontro rientra nelle attività del progetto di catalogazione dei diversi linguaggi dell’arte urbana, promosso da Simonetta Baroni e Federica Bertini, attraverso uno specifico modello di schedatura storico-critica, elaborato da Simonetta Baroni, in cui si mettono a confronto diversi sistemi di catalogazione ripresi dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD). Oltre alla scheda OAC è utilizzata anche quella dei Beni demoetnoantropologici che permette di documentare e registrare informazioni sul territorio e sugli abitanti, testimoni dell’identità storica dei luoghi, secondo una visione socio-antropologica indispensabile per una corretta comprensione del progetto culturale dell’Associazione ArtePollino, che da anni promuove operazioni artistiche in forte relazione con gli spazi naturali creando uno stretto legame con la popolazione locali. Parteciperanno al seminario il presidente Gaetano Lofrano e Rosita Forastiere dell’Associazione ArtePollino L’incontro, moderato da Federica Bertini, si terrà presso l’aula del Dipartimento di Studi letterari, filosofici e di storia dell’arte, Ed. B, piano I, dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Sarà possibile seguire l’evento anche su piattaforma TEAMS Uniroma2 scrivendo a [email protected] L’associazione ArtePollino è stata costituita nel febbraio del 2008 allo scopo di favorire la crescita culturale del territorio del Parco Nazionale del Pollino, che con i suoi 180.000 ettari rappresenta l’area protetta più grande d’Italia. ArtePollino ha promosso negli anni numerose operazioni di arte contemporanea coinvolgendo artisti di primissimo piano nel panorama internazionale, organizzando tavoli di lavoro, workshop, eventi e festival. Alla base delle operazioni promosse da ArtePollino c’è la volontà di rileggere il territorio attraverso il linguaggio dell’arte a partire dal confronto diretto tra le opere, gli artisti e l’ambiente. ArtePollino è rientrata tra i 29 Project Leader selezionati dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 per realizzare il progetto denominato “KaArt. Per una cartografia corale della Basilicata”. Di Federica Bertini |
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