di Paola Scalise Ci sono voluti tre anni di preparazione perché le Scuderie del Quirinale potessero aprire i battenti sulla mostra “Raffaello 1520-1483”, realizzata in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, con la Galleria Borghese, i Musei Vaticani e il Parco Archeologico del Colosseo. Era l’occasione per celebrare anche i vent’anni di attività delle Scuderie del Quirinale. Il 10 febbraio un comunicato stampa del Museo informava della vendita dei primi 50.000 biglietti. Grande l’orgoglio degli organizzatori, per aver riunito ben centoventi opere dell’artista urbinate. Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, la annunciava come «la più grande mostra su Raffaello che vedremo nella nostra vita!», con prestiti eccezionali, provenienti da musei pubblici e collezioni private di tutto il mondo che, nel cinquecentenario dalla morte dell’artista, si sono privati dei loro masterpiece. A cominciare dal contestatissimo Ritratto di papa Leone X, fino alla Madonna del Granduca e alla Velata delle Gallerie degli Uffizi, alla Santa Cecilia della Pinacoteca Nazionale di Bologna, alla Madonna d’Alba della National Gallery di Washington, alla Madonna della Rosa del Prado, al Ritratto di Baldassare Castiglione e l’Autoritratto con amico dal Louvre, per non parlare della preziosa lettera mantovana... La mostra è rimasta aperta per soli quattro giorni, durante i quali le Scuderie del Quirinale hanno dovuto contingentare l’accesso dei visitatori, prima di chiudere definitivamente per effetto del DPCM dell’8 marzo. Una grande delusione! Tre incontri tenutisi a Palazzo Altemps avevano anticipato l’apertura della mostra: vi erano intervenuti Silvia Ginzburg sul periodo giovanile di Raffaello, Antonio Natali sull’attività fiorentina e Alessandro Zuccari su quella romana. I biglietti sono stati rimborsati, ma il danno economico è stato ingente. Le Scuderie del Quirinale hanno allora proposto Una passeggiata in mostra: un filmato della durata di quasi tredici minuti, girato lungo le sale deserte dal video-maker Thomas Battista, su progetto grafico di SuperHumans, reso disponibile sul sito del Museo a partire dal 26 marzo. La voce narrante guida la visita della mostra che si presenta, come indicato dal titolo stesso “Raffaello 1520-1483”, come à rebours, all’indietro. La chiusura della mostra è prevista da calendario per il 2 giugno, in coincidenza con la Festa della Repubblica. Ma ad oggi non ci è dato sapere se sarà possibile visitarla prima che le opere vengano restituite ai Musei che le hanno prestate. La morte di Raffaello ha segnato la fine di un’epoca. Con l’emergenza COVID-19 sembra che stia spalancandosi un’epoca nuova: quella dei tour virtuali, che escludono la nostra presenza fisica di fronte alle opere d’arte, data l’attuale necessità del distanziamento sociale. Ma quando sarà finita l’emergenza sanitaria globale, che ci ha privati delle nostre libertà di movimento, nei gesti e nei comportamenti di tutti i giorni, è inevitabile chiedersi se tutto tornerà come prima. Forse le esigenze del progresso e dell’innovazione tecnologica, che vanno in direzione di un progressivo alleggerimento di tutte le attività lavorative, ci porteranno sempre più lontani dalla pura e semplice godibilità del patrimonio artistico che un museo dovrebbe offrirci, secondo quanto enunciato dall’ICOM in riferimento alle prerogative di un istituzione museale che dovrebbe porsi al servizio dell’istruzione, dello studio, del diletto? Per il momento dobbiamo accontentarci della cosiddetta passeggiata virtuale proposta sul sito delle Scuderie del Quirinale, che ci offre in realtà una visita parziale e frettolosa della mostra; le immagini, spesso decentrate, non rendono merito ai meravigliosi colori, alla lucentezza degli incarnati e alle pieghe dei panneggi. Una passeggiata che non ha niente a che vedere col vero e proprio tour virtuale proposto da Sky Arte nel programma Raffaello Principe delle Arti. Ovviamente la speranza è quella che entro il 2 giugno la mostra possa essere riaperta al pubblico: ma sarebbe auspicabile l’utilizzo di strumenti tecnologici più adeguati per documentarla in modo più efficace, cercando di renderla meglio godibile attraverso suggestive riprese al buio, come per esempio consigliava Heinrich Wölfflin per la scultura. Le opere esposte ci avrebbero restituito non solo la fisionomia del pittore, ma anche i suoi vastissimi interessi di archeologo, architetto, decoratore, scenografo ed inventore. Molti incontri, laboratori e visite guidate erano state a questo riguardo programmate; ma per sopperire alla necessità, il Museo ha realizzato il programma Raffaello oltre la mostra, disponibile anche in lingua inglese, che include interviste on-line di curatori e storici dell’arte. Particolarmente interessante il video intitolato Rimaterializzare la tomba di Raffaello, che ci offre lo sguardo sul backstage dell'impresa che ha prodotto una riproduzione a grandezza naturale della monumentale tomba del divino Raffaello al Pantheon, commissionata per l’occasione alla Factum Foundation for Digital Tecnology in Conservation. Vi si spiega in dettaglio come, nel corso di cinque sessioni notturne, sono stati acquisiti digitalmente i dati relativi alla tomba, attraverso dispositivi non-contact; si è fatto quindi uso di stampanti 3D coadiuvate da tecniche artigianali. È scaricabile dal sito delle Scuderie del Quirinale anche il divertente gioco lo Scorrimostre, un modo piacevole per passare il tempo in casa, in attesa di tornar a veder fiorir le rose. Sitografia:
https://www.scuderiequirinale.it/ https://artslife.com/2020/02/25/mostra-raffaello-roma/ https://www.ilsole24ore.com/art/il-divino-raffaello-capovolto-AC2VosLB https://www.scuderiequirinale.it/pagine/il-video-in-mostra-con-sky-arte https://www.scuderiequirinale.it/pagine/raffaello-oltre-la-mostra
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di Camilla De Acutis Nel settembre del 1940, un giovane di nome Marcel Ravidat scoprì una cavità nella collina di Lascaux. Quattro giorni dopo, accompagnato da alcuni amici, si addentrava nella grotta, e così si scoprirono le famosissime pitture rupestri. Maurice Thaon, professore del Collège de France ed esperto d’arte parietale, eseguì i primi disegni e schizzi delle pareti affrescate. Gli affreschi della grotta, realizzati con colori naturali applicati con le dita, datano a 17 mila anni fa e riproducono complessivamente 600 animali, di cui 355 cavalli, un centinaio di bovini tra bisonti e i vitelli uri, 90 cervidi, 35 stambecchi, alcuni felini, un orso e una renna. La grotta di Lascaux fu aperta al pubblico nel 1948; fin dai primi anni, essa attirò un grandissimo numero di visitatori. Tuttavia, a causa del grande afflusso, l’anidride carbonica emessa dagli stessi visitatori cominciò a danneggiare le pareti rupestri. Dunque, per salvaguardare e preservarne le pitture, André Malraux, allora Ministro della Cultura, ne decise la chiusura il 18 aprile del 1963. La grotta di Lascaux, denominata la “Cappella Sistina della preistoria”, fu riconosciuta Patrimonio Unesco nel 1979. In seguito alla chiusura nacque l’idea di realizzare una riproduzione identica all’originale ad un centinaio di metri dalla vera, e così, nel 1983, Lascaux II venne aperta al pubblico e fu la prima riproduzione al mondo di una grotta. Lascaux II. Fu dunque realizzata dal Centro internazionale dell'arte parietale una riproduzione di quasi tutta la grotta di Lascaux dove sono riproposti il 90% dei dipinti originali e le due gallerie più celebri del sito: la “Sala dei Tori” e il “Diverticolo Assiale”. Questa replica venne costruita sulla stessa collina della grotta originale, a pochi metri di distanza. Fin dalla sua apertura, Lascaux II ha ricevuto più di 10 milioni di visitatori. Lascaux III. Poiché Lascaux II riproduce solamente due delle gallerie della grotta originale, nel 2012 si decise di riprodurre altre cinque parti della grotta che da allora vengono esposte in occasione di mostre itineranti, presso i musei di tutto il mondo. La prima tappa fu a Bordeaux nell’ottobre del 2012. Nel marzo del 2013 fu la volta del Museo di Storia Naturale di Chicago. Quindi: Montréal, Bruxelles, Parigi, Genova, Corea del sud, Tokyo, Fukuoka. Si dice che la mostra itinerante non ritornerà in Francia prima del 2020. Lascaux IV. Il progetto Lascaux IV è consistito nel realizzare un'immensa replica di 900 metri quadri della grotta conosciuta come la “Sistina della Preistoria”, che fu aperta al pubblico il 10 dicembre del 2017. Si tratta di un museo che raccoglie i visitatori in un'esperienza formativa ed espone le pitture rupestri di Lascaux. L'architettura è stata concepita come una rivisitazione contemporanea della grotta e ed è stata realizzata da Snøhetta e SRA, insieme alla scenografa Casson Mann e un team di archeologi. Il percorso di visita dura circa due ore e mezza, e si viene accompagnati da un mediatore che all’arrivo consegna dei tablet interattivi: si giunge al Belvedere dove il pubblico, attraverso un particolare procedimento immersivo, prima viene proiettato, per così dire, nel paesaggio di Lascaux di 20 000 anni fa. Viene poi mostrato lo stesso paesaggio com'era nel 1940, anno in cui fu scoperta la grotta; quindi i visitatori entrano nella grotta dove è stata persino ricreata la stessa atmosfera umida della grotta originale, insieme al buio e ai suoni ovattati. La riproduzione dei dipinti è stata curata da “Perigord Facsimile Studio”, da “Artistic Concrete Atelier” e, infine, Dal laboratorio specializzato di Madrid, “Factum Arte”, diretto da Adam Lowe. Nel Teatro dell'Arte Parietale, grazie a due schermi giganti e degli occhiali 3D, si osserva un film diviso in tre atti in cui viene esplorata la grotta nei minimi dettagli e vengono confrontate le pitture rupestri con i capolavori dell'arte parietale. Sitografia:
di Eliana Famà Dal 1563 al 1797 le Nozze di Cana di Paolo Veronese avevano ornato la parete di fondo del palladiano refettorio di San Giorgio Maggiore a Venezia, prima di essere ‘trafugate’ dalle truppe napoleoniche e portate a Parigi, dove si trovano ancora oggi, al Museo del Louvre. A seguito della decisione di Pasquale Gagliardi, che dal gennaio 2002 ricopre la carica di Segretario Generale della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, in collaborazione con l’architetto Michele De Lucchi, la Factum Arte di Madrid è stata incaricata di realizzare un facsimile dell’opera da poter posizionare sulla stessa parete dove si era trovato l’originale (dove, dal 1815, si trovava collocato, per iniziativa di Antonio Canova, Il convito in casa di Simone di Charles Le Brun, e dove, nel 2005, si era provato già a proiettare una riproduzione digitale del dipinto originario). Factum Arte è una società che nasce a Madrid nel 2001 ad opera dell’artista inglese Adam Lowe. Essa si propone di unire nuove tecnologie e abilità artigianali in funzione della realizzazione di riproduzioni di opere d’arte antiche in scala di 1: 1. Contrariamente alle aspettative, la creazione di questi facsimili e la loro esposizione, che sono state accolte molto favorevolmente dal grande pubblico e dalla stampa, hanno suscitato un ampio dibattito riguardo a diversi argomenti, tra cui quello della moderna nozione di ‘copia’. Nel 2006 il Louvre ha garantito a Factum Arte l’accesso alla Nozze di Cana”, a patto che venissero rispettate alcune condizioni: non toccare il dipinto, non usare nessuna luce esterna o impalcatura, effettuare il lavoro solo nelle ore di chiusura. Factum Arte ha dunque ideato un sistema di scansione a colori no-contact, che utilizza luci e led integrati; lo scanner viene montato su un'asta telescopica che raggiunge gli 8 m di altezza e rimane ad 8 cm dal dipinto. I led generano una minima quantità di calore e non contengono raggi ultravioletti; le fotografie vengono realizzate con l'asta telescopica e sfruttano la luce naturale della sala. La parte inferiore del dipinto è stata scansionata con uno scanner realizzato da Nub 3D in Spagna. Factum arte è stata in grado di riprodurre, attraverso le più sofisticate tecniche di riproduzione, tutte le caratteristiche fisiche dell’originale, persino le imperfezioni della tela di supporto e i segni dell’usura del tempo. Non solo: grazie ad un lavoro di minuziosa ricostruzione filologica e restauro virtuale, è stato possibile evidenziare ciò che i rimaneggiamenti novecenteschi del dipinto avevano coperto. La digitalizzazione dell'originale è avvenuta tra novembre e dicembre 2006, mentre tutte le fasi della riproduzione del grande telero hanno avuto luogo all’interno dei laboratori di Factum Arte a Madrid tra gennaio ed agosto 2007. L’11 settembre 2007, dopo 210 anni di assenza, le Nozze di Cana di Paolo Veronese ‘sono tornate’ nella loro sede originaria nel Cenacolo Palladiano dell’isola di San Giorgio Maggiore e rese visibili al pubblico nel corso dell’inaugurazione della mostra Il miracolo di Cana: l’originalità della ri-produzione (rimasta aperta al pubblico fino al 16 dicembre 2007). Il progetto, in collaborazione con il Musée du Louvre di Parigi, è stato realizzato grazie al sostegno di Enel, Consorzio Venezia Nuova, Fondazione Banco di Sicilia, San Pellegrino e Casinò di Venezia. Nell’introduzione al catalogo della mostra Giuseppe Pavanello e Pasquale Gagliardi oltre a ribadire l’intenzione principale di questa iniziativa, ovvero quella di risarcire l’ambiente palladiano del dipinto che era stato sottratto nel 1797, si chiesero se un simile intervento potesse considerararsi falsificazione o restauro. Le opere d’arte non sono eterne: la tecnologia digitale contribuirà a preservarne il ricordo. La mostra del 2007 si divideva in due sezioni principali. La prima sezione, curata da Factum Arte, illustrava e ripercorreva tutte le diverse fasi di creazione del facsimile attraverso videoproiezioni, immagini, pannelli informativi e mediante l’esposizione di alcuni degli strumenti e dei più importanti materiali utilizzati per la creazione del facsimile. La seconda ripercorreva storia e fortuna del dipinto di Veronese attraverso l’esposizione di una notevole documentazione letteraria e visiva, costituita da antichi testi a stampa e da una serie di copie e derivazioni de Le Nozze di Cana. Questa sezione della mostra, sul tema dei facsimili – Originality through (digital) reproduction, a cura di Bruno Latour e Adam Lowe, organizzata da Factum Arte in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini – avrebbe fatto il giro del mondo. Nell'estate 2009 il facsimile diventava parte di un'esibizione multimediale ideata da Peter Greenaway. Molti si sono espressi riguardo questo progetto di Factum Arte. Jean Clair nel suo “L'inverno della cultura” si mostrava favorevole: “L'esempio della replica delle Nozze di Cana a Venezia porta a uno strano rovesciamento delle idee di Benjamin: è la riproduzione che, grazie alla perfezione tecnica, restituisce all'immagine deteriorata e snaturata, dopo la sua relegazione sulle pareti di un museo, un'aura nel luogo stesso dove e per il quale era stata concepita. [...] Walter Benjamin sembra essersi dimenticato che prima del romanticismo, e per secoli, l'idea di originale e la pratica della firma erano cose che nemmeno sfioravano la mente. Dopotutto, l'arte grafica, le stampe, le incisioni, di Durer e tanti altri, erano tecniche di riproduzione” (Jean Clair, L'inverno della cultura, Skira editore, Milano, 2011) Pierluigi Panza ne Il corriere della Sera scriveva: “Il Veronese riprodotto, una svolta per l'arte" La Repubblica ha dedicato un articolo alla mostra intitolandolo “Le false Nozze di Cana belle come l'originale” in cui riportava commenti positivi di storici dell’arte come Salvatore Settis che diceva: «Impressionante, l'impatto è straordinario, sin dalla soglia monumentale di accesso alla sala. È stato fatto un lavoro complesso con una tecnica mista digitale ma anche manuale, e il facsimile restituisce al luogo la sua completezza, ricreando un'unità che in qualche modo ricorda il suo stato originale. È una approssimazione molto interessante, anche se bisogna ricordarsi che non è l'originale». Giovanni Bazoli, presidente della Fondazione Giorgio Cini, in apertura del catalogo della mostra dedicata al ritorno del telero ricorda che «il sentimento di perdita causato dalla rimozione del celebre dipinto è qualcosa che può pienamente comprendere solo chi si è trovato a sostare di fronte alla parete del Cenacolo palladiano orfana del suo capolavoro”. Nel medesimo articolo troviamo che l’opera commissionata da Lowe pare sia costata attorno ai 100 mila euro. A livello internazionale altri giornali si sono pronunciati riguardo al progetto. Per esempio The Times (15/11/2007): «Digital miracle restores water and wine masterpiece to monastery» («Il miracolo digitale restituisce il capolavoro dell’acqua e del vino al refettorio»). Oppure El País (15/11/2007): «El milagro de la reproducción. Venecia vuelve a poseer "Las bodas de Caná", de Veronés, gracias a la tecnología digital» («Il miracolo della riproduzione. Venezia recupera le “nozze di Cana" di Veronese grazie alla tecnologia digitale»). The Guardian (15/11/2007): «As the Italian government steps up its battle to win back looted antiquities from museums around the world, a Venice cultural foundation has chosen an alternative and high-technology path to retrieving a lost 16th-century masterpiece with the help of a British artist and some cutting-edge scanning equipment» («Come il governo italiano intensifica la sua battaglia per riconquistare antichità saccheggiate dai musei in tutto il mondo, così una fondazione culturale a Venezia ha scelto un percorso alternativo e tecnologico per recuperare un capolavoro perduto del XVI secolo con l'aiuto di un artista britannico e alcune attrezzature di scansione all’avanguardia»). Oppure, ancora, The New York Times (29/11/2007): «The facsimile, by the Madrid enterprise Factum Arte, is a stunningly accurate replica of the 732-square-foot canvas. Details are reproduced down to the most minute topography, including the raised seams rejoining the panels that Napoleon's troops cut the painting into when they transported it to France in 1797» («Il facsimile, dell’impresa madrilena Factum arte, è una replica incredibilmente accurata della tela di 732 quadrati. I dettagli sono riprodotti fino alla più minuta topografia, comprese le cuciture rialzate che ricongiungono i pannelli in cui le truppe di Napoleone avevano ridotto il dipinto quando l'avevano trasportato in Francia nel 1797»). Sitgrafia: http://www.factum-arte.com/pag/38/-p-A-facsimile-of-the-Wedding-at-Cana-by-Paolo-Veronese--p- http://www.cini.it/events/il-miracolo-di-cana-loriginalita-della-ri-produzione-it https://www.youtube.com/watch?v=zCWY6tMAzl4 http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/09/14/le-false-nozze-di-cana-belle-come.html?refresh_ce di Chiara Ricci Dal 19/10/2017 al 03/06/2018 al complesso del Vittoriano, aula Brasini, è possibile ammirare sessanta opere di Claude Monet, provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi. Come dichiara la curatrice Marianne Mathieu, la scelta delle opere rendono l’esposizione un evento unico in quanto si tratta degli stessi dipinti che Monet aveva conservato per tutta la vita nella sua casa a Giverny, in Francia, le opere a cui l’artista era più legato, che dunque rivelano la sua anima più profonda. Il percorso espositivo inizia con video e pannelli luminosi sui quali vengono proiettati i capolavori dell’artista. Le sue opere si snodano poi in sette sezioni che mostrano al pubblico l’evoluzione e la varietà dei soggetti dei suoi dipinti: dalle caricature (che contano tra le sue prime opere, risalenti agli anni 50 dell’ottocento) ai paesaggi rurali e urbani, ai viaggi, ai ritratti dei suoi figli, alle rappresentazioni delle sue dimore e infine ai fiori del suo giardino (tra cui le famosissime ninfee). La mostra intende infatti far luce sulle diverse fasi della carriera del pittore, allo scopo di indagare la sua persona e di ampliare la sua conoscenza oltre il periodo più famoso, quello impressionista. Già Artribune, in un articolo datato 21/05/2017, prospettava che la mostra sarebbe stata uno degli eventi artistici più interessanti dell’anno in quanto le prenotazioni dei biglietti erano già partite sei mesi prima dall’apertura dell’evento, tanto che la piattaforma web non esitò a comparare l’artista ad una “rockstar”. Il successo è stato poi ulteriormente confermato dalla proroga dell’esposizione: ancora oggi sull’homepage del Vittoriano si legge “A grande richiesta prorogata fino al 3 giugno”. Il forte interesse che si riscontra nei confronti dell’artista nasce forse proprio da quell’aura dolce e romantica che il pittore riuscì a trasferire nelle sue opere, nei suoi fiori come nei ritratti dei bambini, “bellezze senza fine”, come Romatoday le ha definite o anche, come afferma Fermata Spettacolo, “paradiso per gli occhi e magie senza tempo”. Benché far entrare le opere di Monet a Roma sia stata una grande occasione per tutti coloro che non le avevano mai viste prima, bisogna tuttavia osservare, a dispetto di tutte le operazion di marketing, che la mostra non è stata una grande novità in quanto, appunto, le opere si possono da sempre vedere al Musèe Marmottan di Parigi. Tuttavia all’evento si lega una speciale iniziativa curata da Sky arte HD: grazie ad un progetto d’eccezione, per la prima volta al pubblico è stata restituita “Water lilies”, opera di Monet del 1914 danneggiata gravemente in un incendio e rimessa in luce da Factum Arte in collaborazione con Sky arte HD: si tratta dell’unico elemento veramente inedito della mostra, esposto a fine percorso. La storia della sua ri–materializzazione è stata oggetto di un documentario targato Sky Arts–production Hub, inserito nella serie intitolata “Il mistero dei capolavori perduti”, che comprende sette documentari ciascuno dei quali dedicato ad un’opera segnata da un tragico destino. Il 15 Aprile 1958 infatti, al secondo piano del Moma di New York, alcuni operai stavano lavorando per sostituire l’impianto dell’aria condizionata. Per motivi di sicurezza, fortunatamente, molte opere vennero rimosse e rimasero in galleria solo le più grandi. Durante la pausa pranzo, uno dei lavoratori accese una sigaretta e fece cadere sbadatamente della cenere calda sulla segatura. Ne seguì un violentissimo incendio. Quando i pompieri spensero il fuoco trovarono un lavoratore morto, alcuni feriti e otto dipinti erano stati colpiti: tra questi dipinti ce ne erano due di Monet della collezione “water lilies” (le ninfee); la tela più grande era completamente distrutta, l’altra invece era irriconoscibile. Per il progetto Roberto Pisoni, amministratore delegato di Sky arte, ha dichiarato: “il nostro scopo è quello di suscitare una discussione sull’uso della tecnologia al fine di preservare, restaurare e ricostruire i capolavori durante incendi, furti e simili”. Factum Arte infatti è un’organizzazione specializzata nella conservazione e ricostruzione di opere d’arte usando mezzi all’avanguardia. LA RINASCITA DI WATER LILIES
Per accertarsi dei dati ottenuti con la fotogrammetria si passa poi a registrare la superficie anche con uno scanner laser (Factum’s 3D Lucida laser scanner) che cattura ogni rilievo della tela e trasforma le informazioni ottenute in un modello 3D. I dati acquisiti finora permettono una ricostruzione digitale del quadro.
Dalla stampa è stato possibile creare un calco in silicone e, grazie ad esso, con una colata di gesso, si è ricreata la superficie della tela danneggiata. Il calco in gesso è stato usato come base per il restauro: le crepe sono state livellate, i buchi lasciati dall’incendio sono stati riempiti e infine sono state reintrodotte le parti mancanti sotto i nastri conservativi, il tutto completato a mano dal laboratorio di scultura Factum Arte. Dopo aver ri–creato dal calco in gesso modificato a mano un secondo modello in silicone col proprio calco in gesso, quest’ultimo è stato fatto aderire perfettamente ad una tela di lino grazie al risucchio dell’aria tra i due. Questo processo ha permesso di far aderire ogni minimo particolare del calco in gesso alla tela.
“È assolutamente sensazionale” ha dichiarato Adam Lowe, direttore e fondatore di Factum Arte “penso che Monet in persona crederebbe che questo sia suo”. MONET AL VITTORIANO: http://www.ilvittoriano.com/mostra-monet-roma.html http://arte.sky.it/2017/10/da-parigi-a-roma-monet-conquista-il-complesso-del-vittoriano/ https://www.ilturista.info/blog/13093-La_mostra_di_Monet_a_Roma_Complesso_del_Vittoriano/ http://www.artribune.com/arti-visive/arte-moderna/2017/05/monet-come-una-rockstar-mostra-al-vittoriano-di-roma-a-novembre-corsa-ai-biglietti-6-mesi-prima-impressionismo/ http://www.romatoday.it/eventi/mostre/mostra-monet-roma-recensione.html https://www.fermataspettacolo.it/arte/monet-i-fiori-e-la-magia-senza-tempo-dellimpressionismo http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/10/19/foto/roma_i_capolavori_di_monet_in_mostra_al_vittoriano-178711085/1/#1 WATER LILIES https://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/quando-la-tecnologia-salva-l-arte-il-mistero-dei-capolavori-perduti/287457/288072 http://arte.sky.it/temi/programmi-tv-25-dicembre-documentario-mostra-monet-roma/ http://arte.sky.it/2017/10/da-parigi-a-roma-monet-conquista-il-complesso-del-vittoriano/ http://arte.sky.it/evento/monet/ https://www.theguardian.com/artanddesign/2018/mar/17/art-painting-portraits-masterpiece-lost-scanning-alberge-churchill-klimt-van-gogh http://lostpaintings.net/en/artwork/monet/ http://www.recensito.net/rubriche/sentieri-dell-arte/monet-mostra-vittoriano-roma-arte.html http://arte.sky.it/2017/10/da-parigi-a-roma-monet-conquista-il-complesso-del-vittoriano/ http://arte.sky.it/temi/programmi-tv-25-dicembre-documentario-mostra-monet-roma/ http://www.factum-arte.com/resources/files/fa/press/articles-2018/2018033038673528.pdf http://www.factum-arte.com/resources/files/fa/press/articles-2018/monet_and_van_gogh_reborn_as_hi.pdf http://www.factum-arte.com/pag/1175/Reconstructing-MonetA-s-Water-Lilies Adam Lowe restituisce l’opera. Gli appassionati ringraziano… anche se non è proprio lei.
di Lucrezia Lucchetti Questa lunga storia comincia in Spagna, tra i vicoli della periferia industriale di Madrid. Ingegneri, storici dell’arte, esperti di software e di tecnologia, membri di Factum Arte, sono alle prese con stampanti 3D, laser, apparecchi per fotografie panoramiche, luci e computer, per dare vita, con un processo di re-materialisation (rimaterializzazione), ad una fedelissima riproduzione tridimensionale di uno degli ultimi capolavori di Caravaggio: La natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, risalente al 1600. Questo processo è stato fortemente voluto da Peter Glidewell, dall’AMS, dall’Ufficio Beni Culturali della Curia, da Ballandi Multimedia e da Sky Arte International, che ha ideato su questa storia un documentario strabiliante dal titolo Operazione Caravaggio. Alla ricostruzione hanno lavorato un restauratore, Paolo Frieri, e due artisti contemporanei, Adam Lowe e Jordi Pons. L’opera ha vissuto indisturbata presso l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo per anni, finché nella notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969, il capolavoro è stato trafugato. La tela, staccata con un taglierino e arrotolata, è svanita nel nulla. Le indagini hanno riportato un collegamento quasi certo con la mafia, ma l’opera non è più stata ritrovata. Inizialmente, il vuoto dell’altare è stato colmato da un ingrandimento di una fotografia realizzata da Enzo Brai, con tutte le problematiche di visione che comporta una semplice fotografia ingrandita e stampata. La giustizia, che non è riuscita ancora a trovare il bandolo della matassa di questa intricata e misteriosa vicenda, sta ancora facendo il suo corso. Nel frattempo si è pensato bene di dare vita a questa sorta di “Natività 2.0”, come è stata battezzata dagli esperti del settore. Il merito va ricercato nei laboratori di Factum Arte, dove Adam Lowe e i suoi collaboratori lavorano incessantemente non solo alla creazione di opere d’arte contemporanee, ma soprattutto alla realizzazione di copie di opere d’arte del passato. Peter Glidewell, nel dicembre del 2014, ha garantito un incontro tra il direttore di Factum Arte e Bernardo Tortorici, capo dell’Associazione Dimore Storiche e di Amici dei Musei Siciliani, che era interessato a preservare l’Oratorio di San Lorenzo e farlo tornare in auge. Questo incontro è stato decisivo. Adam Lowe, in realtà, era scettico circa la riuscita del progetto, nonostante i quindici anni di attività di Factum Arte nella realizzazione di fac-simili hi-tech. La magia di Lowe ci aveva già fatto sognare con la riproduzione della Tomba di Seti I, la quale egli stesso dice essere ancora manchevole sulla resa delle sensazioni olfattive. Vorrebbe, infatti, permettere al fruitore di entrare in un’atmosfera nella quale poter sentire anche i profumi e gli odori del passato egizio. Per non parlare della fedelissima riproduzione de Le nozze di Cana, capolavoro di Paolo Veronese che le truppe napoleoniche strapparono all’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia per portarlo a Parigi, al Louvre. Ma come fare quando l’opera è andata perduta? Lowe si è servito di tutte le possibili testimonianze visive, anche se di numero esiguo per consentire di riprodurre una copia di 1,97 per 2,68 metri. Una manciata di foto, tra cui quella di Enzo Brai, a colori, del 1968 (5x4 cm), le lastre di vetro in negativo realizzate dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, e, infine, il lavoro di ricreazione da parte dello stesso Factum Arte di alcune opere del Merisi esposte nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Si trattava di ricreare le tonalità e le tinte più vicine possibili alle pennellate del maestro, nella luce radente e nei dettagli della chioma bionda di san Giuseppe, nella paglia su cui poggia Gesù, «abbandonato a terra come un guscio di tellina vuota» come ha scritto Roberto Longhi, e nell’angelo raffigurato in alto. Il processo ha previsto un recupero in 3D, tramite uno scanner, dell’immagine, che è stata poi riportata su computer. È stata, poi, utilizzata una piattaforma digitale di stampa creata appositamente e inchiostro a pigmenti per ricreare i colori. È stato così possibile sovrastampare sulla tela anche una parte mancante e le travi del tetto, zona che nella Natività appare ad occhio nudo totalmente nera, per via della trovata luministica di Caravaggio. Infine, è stato poi necessario apportare delle modifiche manuali, per andare a riempire le parti assenti nella fotografia di Enzo Brai, e per ricreare anche i graffi e i difetti della tela vera. Il lavoro di Factum Arte è stato fortemente criticato da molti, che vi hanno visto un tentativo superficiale di ricreare copie di capolavori assoluti, che non si avvicinano minimamente all’idea dell’originale. Ma, forse, in questo caso più che in altri in cui l’azienda spagnola ha operato, dobbiamo ammettere che il capolavoro non sarebbe più stato fruibile senza la sua riproduzione in 3D. Il punto di forza di Factum Arte consiste nell’ideare ed ottimizzare strumenti tecnici in grado di indagare e riprodurre i supporti materici di opere di ogni epoca (dall’arte antica a quella contemporanea), come stampanti 3D e sistemi di scansione che permettono di riprodurre colori, dettagli, pennellate. Non ne derivano semplici riproduzioni, neppure falsificazioni. L’intento è di far “rivivere” siti storici privati di opere d’arte distrutte dal tempo o dalla incuria umana, come in questo caso. «Ogni opera è un oggetto dinamico: invecchia, cambia, o viene restaurata. L’originalità non è qualcosa di immutabile, ma è un processo. Ecco perché “registrare” la superficie è diventata la mia ossessione. […] Il fac-simile non è fatto per ingannare- dice Adam- ma per mostrare e informare. Ecco perché se c’è una parola che non sopporto quando si parla di noi è “falso”. Recentemente hanno scritto che siamo “la macchina del falso”, ma è una definizione sbagliata: noi siamo la macchina del vero». Possiamo essere d’accordo o meno con l’opinione di Adam Lowe, possiamo essere più conservatori e credere che un fac-simile, per quanto realizzato in maniera straordinariamente fedele, non potrà mai ricreare quell’empatia, quel rapporto mistico, religioso, interiore, intimo che ognuno di noi, a modo suo, instaura quando si trova davanti all’opera originale. L’opera, riposizionata sull’altare dell’Oratorio, esattamente nell’identica collocazione dell’originale, è stata scoperta al pubblico il 12 dicembre del 2015 alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del neo vescovo di Palermo Corredo Lorefice. Il 27 gennaio del 2016 Sky Arte ha presentato su questo lavoro un documentario dal titolo Operazione Caravaggio, in simulcast con Italia, Germania, Irlanda e Austria. Sui social network gli utenti si sono scatenati al grido dell’hashtag lanciato: #OperazioneCaravaggio. Numerose sono state le opinioni fortemente favorevoli: «Documentario da far vedere ai ragazzi. Sono senza fiato e commosso nel rivedere la Natività a Palermo.” «Grazie Sky Arte per aver riportato in vita un capolavoro.» «Come conservare l’arte? Con la riproduzione tecnologica! Grazie Sky Arte.» «La Natività rinasce digitalmente dopo un lavoro paziente e appassionato. Emozione viva e magia.» «OperazioneCaravaggio ho ancora i brividi, sperando che sia di buon auspicio per il ritrovamento.» Adam Lowe ha combattuto e ha scavalcato i pregiudizi dell’erudizione accademica sul concetto di copia. Essa non va vista come un tradimento, né come un surrogato che non vale la bellezza dell’originale, ma grazie alle nuove tecnologie la copia diventa uno strumento utilissimo che ci aiuta a mantenere in vita e a preservare l’eredità artistica del passato. BIBLIOGRAFIA SITI https://it.wikipedia.org/wiki/Nativit%C3%A0_con_i_santi_Lorenzo_e_Francesco_d%27Assisi https://www.ilfoglio.it/cultura/2015/12/11/news/lo-strano-caso-del-caravaggio-rubato-a-palermo-90557/ http://www.repubblica.it/venerdi/2015/12/04/news/il_ritorno_del_caravaggio-129174549/ http://www.corriere.it/cronache/15_dicembre_09/operazione-caravaggio-opera-trafugata-mafia-torna-splendere-palermo-versione-digitale-a6e9c412-9e68-11e5-a090-5b8c3aeb1ca0.shtml http://arte.sky.it/temi/programmi-tv-27-gennaio-documentario-operazione-caravaggio-rubato-nativita-santi-lorenzo-francesco-oratorio-palermo-tecnologia/ http://www.iodonna.it/attualita/storie-e-reportage/2017/02/12/madrid-factum-arte-la-bottega-delle-copie/ http://icondesign.it/storytelling/adam-lowe-factum-arte/ https://newsicilia.it/cultura/nativita-2-0-cosi-adam-lowe-restituisce-caravaggio-palermitani/122268 http://kirolandia.blogspot.it/2014/04/factum-arte-limportanza-della-copia.html http://www.factum-arte.com/ BIBLIOGRAFIA IMMAGINI Icon Design: crediti di Gianfranco Tripodo Sky Arte foto di Alessandro Gaja Wikipedia Il foglio Factum arte. com |
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