Di Amina Capuzzi
L’opera, presentata la prima volta a eLandscape-New Media Exhibition, al Museo della Scienza e della Tecnologia di Shangai, per eArts Festival 2008, arriva in Italia con l’ottava edizione di Digitalife. A promuoverla è Romaeuropa Festival, che la propone al pubblico dal 7 ottobre 2017 al 7 gennaio 2018 al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Autore è Jean Michel Bruyère, con il quale collaborano Matthew McGinity, responsabile della grafica e del design, Delphine Varas, curatore del montaggio e della pubblicazione e Thierry Arredondo, che ha scritto la musica. (1) La Dispersion du Fils ha come tema la tragedia di Atteone, che dopo aver spiato la dea Diana in un suo momento di intimità, viene da questa trasformato in cervo e sbranato dai suoi stessi cani: l’opera consiste in un viaggio immersivo attraverso strutture tridimensionali, costruite interamente con elementi audiovisivi estratti dagli archivi di LKFs, per un totale di oltre 600 tra film e colonne sonore che si intrecciano ininterrottamente. Ogni singolo momento è unico ed irripetibile. Lo spettatore ha una visione a 360°: ha la percezione di essere dentro la pancia di un serpente che lo inghiotte nel suo strisciare nel buio. (2, link al video a fondo pagina) Lo spettatore può esplorare i fili della narrazione il cui aspetto e distribuzione spaziale sono ridefiniti e ricomposti all’infinito. Il lavoro è stato sviluppato presso l’iCinema Centre for Interactive Cinema Research, della University New South Wales, e reso possibile da Advanced Visualization e Interaction Environment (AVIE), un sistema di visualizzazione interattivo ed immersivo, nato dagli esperimenti di Jeffrey Shaw. L’artista australiano afferma: «Nel 2008, dopo che il team di iCinema ha terminato la realizzazione di T_Visionarium II per la piattaforma AVIE, ho proposto a Jean Michel Bruyère di utilizzare sia questa piattaforma che il design dell'interazione di T_Visionarium II per sviluppare un nuovo lavoro utilizzando il proprio archivio video». Il T_Visionarium II è il software con cui è stata progettata l’intera opera, permette di sperimentare uno spazio all’interno del quale le immagini sullo schermo vengono riformulate e reimmaginate dinamicamente, in modo tale che gli spettatori possano esplorare una moltitudine di componenti narrative all’interno dell’ambiente di proiezione AVIE, a 360°. La Dispersion du Fils è progettata per svolgersi senza interruzioni per ore o giorni. La maggior parte delle recensioni rintracciate riguardano l’intera mostra Digitalife, con le sue sei installazioni, e sono tutte molto positive tranne una, che commenta negativamente l’aspetto della tecnologia. Non sono state reperite da giornali o riviste di critica d’arte, ma dai visitatori stessi che si sono offerti di esporre il loro pensiero riguardo l’esposizione appena fruita. (4, situate a fondo pagina) 1.http://www.epidemic.net/en/art/bruyere/proj/la_dispersion_du_fils.html2. https://museiincomuneroma.wordpress.com/2010/03/04/digital-life-jean-michel-bruyere/ 3. https://www.jeffreyshawcompendium.com/collaborative-project/la-dispersion-du-fils/ 4. https://theparallelvision.com/2017/10/11/digitalife-2017-arte-e-scienza-si-fondono-al-palazzo-delle-esposizioni/ http://www.wakeupnews.eu/digital-life-esperienze-sensoriali-offresi/
0 Commenti
di Polina Kyrychuk
Dal 24 giugno 2016 al 23 ottobre 2016 a Roma, nell’area archeologica del Foro romano e Palatino, a cura di Raffaella Frascarelli, Nomas Foundation e da un’idea di Monique Veaute, RomaEuropa Festival, è allestita Par tibi, Roma, nihil, mostra promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma Sono presenti opere di Meris Angioletti, Francesco Arena, Kader Attia, Elisabetta Benassi, Daniel Buren, Giorgio Andreotta Calò, Loris Cecchini, Isabelle Cornaro, Michael Dean, Maria Adele Del Vecchio, Giulio Delvé, Gabriele De Santis, Tomaso De Luca, Flavio Favelli, Piero Golia, Petrit Halilaj, David Horvitz, Kapwani Kiwanga, Jannis Kounellis, Marko Lulić, Masbedo, Emiliano Maggi, Michal Rovner, Rosalind Nashashibi, Valerio Rocco Orlando, Alessandro Piangiamore, Gianni Politi, Marinella Senatore, Sissi, Pascale Marthine Tayou, Adrian Tranquilli, Nico Vascellari, Tris Vonna Michell, Guido van der Werve, Sislej Xhafa, Chen Zhen. Il sito web è: www.partibiromanihil.info La mostra offre l’occasione per aprire spazi da tempo chiusi al pubblico: lo Stadio Palatino e il peristilio inferiore della Domus Augustana, la terrazza e le arcate severiane e, per la prima volta oggetto di un intervento artistico, l’area della Meta Sudans, tra l’Arco di Costantino e il Colosseo. É stato creato un percorso unico composto dall’esposizione di opere provenienti dalla collezione Nomas Foundation, la committenza di tre lavori site-specific, rispettivamente di Sislej Xhafa, Daniel Buren e Kader Attia, le performance di diversi artisti, con, a chiusura, un simposio, con lo scopo di contaminare i saperi specialistici dei partecipanti archeologi e contemporaneisti, e orientare il pubblico a nuovi modelli di fruizione culturale. Sono presenti mediatori culturali al fine di agevolare la comprensione da parte del grande pubblico dell’incontro-scontro tra antico e contemporaneo [1] Il percorso di Par tibi, Roma, nihil è costruito intorno a tre direttrici tematiche: memoria, in cui lo spazio antico e i suoi resti si trasformano in un laboratorio linguistico; storia, nella quale le antiche rovine diventano il confine morbido per accogliere i linguaggi futuri dell’arte; spazio, quello del Palatino, che attraverso lo sguardo d’artisti contemporanei riscopre una nuova fisionomia. [2] La curatrice, Raffaella Frascarelli: « […] Le opere della collezione Nomas dialogano con l’identità di Roma, in bilico tra la suggestione dell’antico e le contraddizioni socio-politiche generate dalla trasmissione e mutazione della sua immagine. Al centro del dibattito critico l’appropriazione della memoria storica (spolia), la manipolazione ideologica delle masse operata dall’arte antica, la creazione di un mito del potere, la dittatura attiva della religio, la strutturazione di lexe ius, il paradosso globale e le contraddizioni dell’eredità culturale. Un viaggio di dissenso all’interno del mito di Roma, una rilettura anarchica dei dispositivi di stratificazione della storia, un’esperienza di auto-educazione che induce lo sguardo a un ruolo attivo, dischiudendo prospettive aperte a un consumo culturale consapevole e critico. […] » [3] Recensioni « […] Collocando l’arte contemporanea in luoghi antichi, dobbiamo renderci conto che genera un corto circuito che invita lo spettatore ad osservare non soltanto l’opera esposta, ma altrettanto a considerare diversamente il contesto storico. […] » [4] « […] Stabilito che questo è il suo merito principale (di offrirsi come testo che può confondere, sovrapporre le voci critiche) sulla mostra non c’è molto da dire, e quel poco si può riassumere così: le trentasei opere, la maggior parte delle quali belle e importanti ma non nate per l’occasione, non sviluppano un discorso organico, ma ne fanno tanti tutti assieme, troppi, suscitando l’impressione di una mostra teoricamente un po’ bulimica e muscolare, peraltro confermata dall’allestimento. Nel senso che delle rovine, più che la potenza scenografica, viene sfruttato ogni ambiente, anfratto, pertugio, come si trattasse di uno spazio espositivo qualsiasi. […] » Davide Ferri [5] « […] No, ora le rovine sono semmai usate come una cornice legittimante in cui inserire qualcosa di completamente irrelato. Una magnifica scenografia per un presente narcisistico. [...] Ma è impossibile non vedere come in realtà si tratti di una sottospecie di un fenomeno più generale: che è l’uso dei grandi complessi archeologici come location per eventi di ogni tipo. [...] Questo sistema di relazioni non è affatto convincente, ed anzi appare del tutto posticcio. Questo esito problematico è frutto della singolare situazione che le opere esposte provengono dalla collezione della Nomas Foundation, cioè dalla fondazione di cui la curatrice della mostra, è presidente. Nutro molti dubbi sull’opportunità che un luogo come il Palatino divenga la straordinaria location dell’esposizione e della promozione di una collezione privata. Ma qui vorrei sottolineare che l’assenza della relazione tra i luoghi e le opere dipende proprio dal fatto che nessuna di queste ultime è stata pensata e creata per l’occasione. [...] Non per caso l’unica opera davvero site specific, cioè le bandiere di Daniel Buren, è anche l’unica che davvero funzioni: sposandosi poeticamente con le rovine, il cielo e lo spazio […] ». Tomaso Montanari, “La Repubblica” 7 agosto 2016 [6] « […] Le opere che tanto irritano Montanari nella mostra al Palatino Par tibi, Roma, nihil, hanno autori che si chiamano Jannis Kounellis, Pascale Marthine Tayou, Chen Zen, Kader Attia, Marinella Senatore… uomini e donne protagonisti della ricerca attuale che ritroviamo nei luoghi deputati, (biennali o musei internazionali), quelli in cui Montanari vorrebbe ghettizzare ogni virus contemporaneo. [...] Quel che Montanari non dice (o peggio omette) è che quella zona del Palatino era inaccessibile al pubblico prima dell’apertura della mostra e lo sarà di nuovo dalla chiusura. E se è stato possibile camminare sotto le arcate severiane di uno dei più potenti palazzi dell’antichità […] lo dobbiamo proprio all’invasione aliena della nostra cultura visiva. […] »[7] « […] Roma antica come corpo parlante. Il cuore del Foro e il Palatino diventano la cassa di risonanza dell'inefficacia di certa nostra cultura, il ricettacolo dei problemi che l'attanagliano. Sono queste e altre le riflessioni che la mostra ha suscitato nello splendido set dell'antica Roma, tra le pendici del Palatino e le arcate severiane. Tra le tante, è forte l'insistenza sul dramma della scuola riformata e la mancata educazione che propone ( Quale educazione di Marte? diValerio Rocco Orlando), l'accento sulla storia della violenza sulle donne perpetrata da secoli nel lavoro di M. Adele del Vecchio ( Herstory) o sul problema dello smaltimento dei rifiuti (Giulio Delvé). [...] Il confronto antico-contemporaneo stavolta non intende solo raccontare l'antichità attraverso il presente quanto semmai risvegliare dal torpore dei secoli l'eternità immobile del passato. Un passato sì grandioso che adesso però continua a far parlare di sé e che in uno stretto dialogo con artisti di oggi si piega allo scorrere dinamico del nostro tempo con tutte le implicazioni che questo comporta. [...] La mostra propone un nuovo modo di pensare l'archeologia. [...] Il Foro diventa inoltre un ampio campo di sperimentazione […] ». [8] Daniel Buren, La scacchiera arcobaleno ondeggiante, 2016 https://www.domusweb.it/it/notizie/2016/06/28/par_tibi_roma_nihil.html Marko Lulić, Death of The Monument, 2009 legno, plastica, 307 x 746 x 100 cm Courtesy l’artista e Nomas Foundation, Roma https://www.domusweb.it/it/notizie/2016/06/28/par_tibi_roma_nihil.html Gianni Politi, Reverse Sistina, 2016 legno e contingenza storica dello studio dell’artista, dimensioni variabili https://www.domusweb.it/it/notizie/2016/06/28/par_tibi_roma_nihil.html http://darumaview.it/2016/par-tibi-roma-nihil-mostra 1) Vedi: http://nomasfoundation.com/mostre/par-tibi-roma-nihil/ 2) Vedi: https://romaeuropa.net/festival-2016/par-tibi-roma-nihil/ 3) https://www.domusweb.it/it/notizie/2016/06/28/par_tibi_roma_nihil.html BELLE FOTO 4) http://www.arte.rai.it/articoli/arte-contemporanea-al-palatino-par-tibi-roma-nihil/33875/default.aspx 5) D. Ferri, in http://www.flashartonline.it/2016/10/par-tibi-roma-nihil-nomas-foundation-roma/ 6) T.Montanari,in“LaRepubblica”,8agosto2016,ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/08/07/artetralerovine48.html; http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/11136 7) A. Mammi, in http://mammi.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/08/10/antico-e-montanari-non-il-monumento/ 8) A. de Fazio Siciliano, http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=51170&IDCategoria=61 Adam Lowe restituisce l’opera. Gli appassionati ringraziano… anche se non è proprio lei.
di Lucrezia Lucchetti Questa lunga storia comincia in Spagna, tra i vicoli della periferia industriale di Madrid. Ingegneri, storici dell’arte, esperti di software e di tecnologia, membri di Factum Arte, sono alle prese con stampanti 3D, laser, apparecchi per fotografie panoramiche, luci e computer, per dare vita, con un processo di re-materialisation (rimaterializzazione), ad una fedelissima riproduzione tridimensionale di uno degli ultimi capolavori di Caravaggio: La natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, risalente al 1600. Questo processo è stato fortemente voluto da Peter Glidewell, dall’AMS, dall’Ufficio Beni Culturali della Curia, da Ballandi Multimedia e da Sky Arte International, che ha ideato su questa storia un documentario strabiliante dal titolo Operazione Caravaggio. Alla ricostruzione hanno lavorato un restauratore, Paolo Frieri, e due artisti contemporanei, Adam Lowe e Jordi Pons. L’opera ha vissuto indisturbata presso l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo per anni, finché nella notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969, il capolavoro è stato trafugato. La tela, staccata con un taglierino e arrotolata, è svanita nel nulla. Le indagini hanno riportato un collegamento quasi certo con la mafia, ma l’opera non è più stata ritrovata. Inizialmente, il vuoto dell’altare è stato colmato da un ingrandimento di una fotografia realizzata da Enzo Brai, con tutte le problematiche di visione che comporta una semplice fotografia ingrandita e stampata. La giustizia, che non è riuscita ancora a trovare il bandolo della matassa di questa intricata e misteriosa vicenda, sta ancora facendo il suo corso. Nel frattempo si è pensato bene di dare vita a questa sorta di “Natività 2.0”, come è stata battezzata dagli esperti del settore. Il merito va ricercato nei laboratori di Factum Arte, dove Adam Lowe e i suoi collaboratori lavorano incessantemente non solo alla creazione di opere d’arte contemporanee, ma soprattutto alla realizzazione di copie di opere d’arte del passato. Peter Glidewell, nel dicembre del 2014, ha garantito un incontro tra il direttore di Factum Arte e Bernardo Tortorici, capo dell’Associazione Dimore Storiche e di Amici dei Musei Siciliani, che era interessato a preservare l’Oratorio di San Lorenzo e farlo tornare in auge. Questo incontro è stato decisivo. Adam Lowe, in realtà, era scettico circa la riuscita del progetto, nonostante i quindici anni di attività di Factum Arte nella realizzazione di fac-simili hi-tech. La magia di Lowe ci aveva già fatto sognare con la riproduzione della Tomba di Seti I, la quale egli stesso dice essere ancora manchevole sulla resa delle sensazioni olfattive. Vorrebbe, infatti, permettere al fruitore di entrare in un’atmosfera nella quale poter sentire anche i profumi e gli odori del passato egizio. Per non parlare della fedelissima riproduzione de Le nozze di Cana, capolavoro di Paolo Veronese che le truppe napoleoniche strapparono all’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia per portarlo a Parigi, al Louvre. Ma come fare quando l’opera è andata perduta? Lowe si è servito di tutte le possibili testimonianze visive, anche se di numero esiguo per consentire di riprodurre una copia di 1,97 per 2,68 metri. Una manciata di foto, tra cui quella di Enzo Brai, a colori, del 1968 (5x4 cm), le lastre di vetro in negativo realizzate dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, e, infine, il lavoro di ricreazione da parte dello stesso Factum Arte di alcune opere del Merisi esposte nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Si trattava di ricreare le tonalità e le tinte più vicine possibili alle pennellate del maestro, nella luce radente e nei dettagli della chioma bionda di san Giuseppe, nella paglia su cui poggia Gesù, «abbandonato a terra come un guscio di tellina vuota» come ha scritto Roberto Longhi, e nell’angelo raffigurato in alto. Il processo ha previsto un recupero in 3D, tramite uno scanner, dell’immagine, che è stata poi riportata su computer. È stata, poi, utilizzata una piattaforma digitale di stampa creata appositamente e inchiostro a pigmenti per ricreare i colori. È stato così possibile sovrastampare sulla tela anche una parte mancante e le travi del tetto, zona che nella Natività appare ad occhio nudo totalmente nera, per via della trovata luministica di Caravaggio. Infine, è stato poi necessario apportare delle modifiche manuali, per andare a riempire le parti assenti nella fotografia di Enzo Brai, e per ricreare anche i graffi e i difetti della tela vera. Il lavoro di Factum Arte è stato fortemente criticato da molti, che vi hanno visto un tentativo superficiale di ricreare copie di capolavori assoluti, che non si avvicinano minimamente all’idea dell’originale. Ma, forse, in questo caso più che in altri in cui l’azienda spagnola ha operato, dobbiamo ammettere che il capolavoro non sarebbe più stato fruibile senza la sua riproduzione in 3D. Il punto di forza di Factum Arte consiste nell’ideare ed ottimizzare strumenti tecnici in grado di indagare e riprodurre i supporti materici di opere di ogni epoca (dall’arte antica a quella contemporanea), come stampanti 3D e sistemi di scansione che permettono di riprodurre colori, dettagli, pennellate. Non ne derivano semplici riproduzioni, neppure falsificazioni. L’intento è di far “rivivere” siti storici privati di opere d’arte distrutte dal tempo o dalla incuria umana, come in questo caso. «Ogni opera è un oggetto dinamico: invecchia, cambia, o viene restaurata. L’originalità non è qualcosa di immutabile, ma è un processo. Ecco perché “registrare” la superficie è diventata la mia ossessione. […] Il fac-simile non è fatto per ingannare- dice Adam- ma per mostrare e informare. Ecco perché se c’è una parola che non sopporto quando si parla di noi è “falso”. Recentemente hanno scritto che siamo “la macchina del falso”, ma è una definizione sbagliata: noi siamo la macchina del vero». Possiamo essere d’accordo o meno con l’opinione di Adam Lowe, possiamo essere più conservatori e credere che un fac-simile, per quanto realizzato in maniera straordinariamente fedele, non potrà mai ricreare quell’empatia, quel rapporto mistico, religioso, interiore, intimo che ognuno di noi, a modo suo, instaura quando si trova davanti all’opera originale. L’opera, riposizionata sull’altare dell’Oratorio, esattamente nell’identica collocazione dell’originale, è stata scoperta al pubblico il 12 dicembre del 2015 alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del neo vescovo di Palermo Corredo Lorefice. Il 27 gennaio del 2016 Sky Arte ha presentato su questo lavoro un documentario dal titolo Operazione Caravaggio, in simulcast con Italia, Germania, Irlanda e Austria. Sui social network gli utenti si sono scatenati al grido dell’hashtag lanciato: #OperazioneCaravaggio. Numerose sono state le opinioni fortemente favorevoli: «Documentario da far vedere ai ragazzi. Sono senza fiato e commosso nel rivedere la Natività a Palermo.” «Grazie Sky Arte per aver riportato in vita un capolavoro.» «Come conservare l’arte? Con la riproduzione tecnologica! Grazie Sky Arte.» «La Natività rinasce digitalmente dopo un lavoro paziente e appassionato. Emozione viva e magia.» «OperazioneCaravaggio ho ancora i brividi, sperando che sia di buon auspicio per il ritrovamento.» Adam Lowe ha combattuto e ha scavalcato i pregiudizi dell’erudizione accademica sul concetto di copia. Essa non va vista come un tradimento, né come un surrogato che non vale la bellezza dell’originale, ma grazie alle nuove tecnologie la copia diventa uno strumento utilissimo che ci aiuta a mantenere in vita e a preservare l’eredità artistica del passato. BIBLIOGRAFIA SITI https://it.wikipedia.org/wiki/Nativit%C3%A0_con_i_santi_Lorenzo_e_Francesco_d%27Assisi https://www.ilfoglio.it/cultura/2015/12/11/news/lo-strano-caso-del-caravaggio-rubato-a-palermo-90557/ http://www.repubblica.it/venerdi/2015/12/04/news/il_ritorno_del_caravaggio-129174549/ http://www.corriere.it/cronache/15_dicembre_09/operazione-caravaggio-opera-trafugata-mafia-torna-splendere-palermo-versione-digitale-a6e9c412-9e68-11e5-a090-5b8c3aeb1ca0.shtml http://arte.sky.it/temi/programmi-tv-27-gennaio-documentario-operazione-caravaggio-rubato-nativita-santi-lorenzo-francesco-oratorio-palermo-tecnologia/ http://www.iodonna.it/attualita/storie-e-reportage/2017/02/12/madrid-factum-arte-la-bottega-delle-copie/ http://icondesign.it/storytelling/adam-lowe-factum-arte/ https://newsicilia.it/cultura/nativita-2-0-cosi-adam-lowe-restituisce-caravaggio-palermitani/122268 http://kirolandia.blogspot.it/2014/04/factum-arte-limportanza-della-copia.html http://www.factum-arte.com/ BIBLIOGRAFIA IMMAGINI Icon Design: crediti di Gianfranco Tripodo Sky Arte foto di Alessandro Gaja Wikipedia Il foglio Factum arte. com |
Categorie
Tutti
Archivi
Marzo 2024
|