di Federica Bertini
Emergenza Covid-19. Lo spazio fisico dei musei italiani e internazionali chiude ma il Museo, in quanto istituzione, continua a far sentire la propria presenza virtualmente. La comunicazione con l’esterno è garantita dai social network. Sono numerosi i post che, via social oppure sui blog, rimandano a contenuti multimediali resi accessibili per consentire una visita virtuale dei musei: immagini, audio, video, animazioni, ricostruzioni 3D. Si tratta di materiali abbondantissimi, destinati essi stessi ad alimentare, in futuro, la memoria storica. Si parla allora di ‘Museo virtuale in rete’ – perché esiste anche quello che potremmo definire il ‘Museo virtuale in situ’ – che rappresenta «la riproduzione digitale in forma multimediale accompagnata dall’esposizione con tecniche di realtà virtuale di un museo realmente esistente, o la creazione ex novo di una architettura museale che non esiste nella realtà oggettiva»[1]. Evasioni digitali che proiettano il visitatore – o per meglio dire, in questa sua nuova veste, lo ‘user’ – oltre le pareti di quelle case che percepiamo ormai come prigioni. La rete del Web si trasforma in un cordone ombelicale che alimenta – e per certi aspetti soddisfa – il desiderio di tutti coloro i quali vogliono tornare al più presto a godere della bellezza del Patrimonio culturale nello spazio ‘fisico’ del museo. Intanto siamo sempre più consapevoli che sarà necessario ripensare, alla luce di tante nuove esperienze, alcune modalità di fruizione e di accessibilità del museo. Tra i principali compiti del Museo enunciati dall’ICOM[2] – acquisire, conservare ed esporre le testimonianze materiali e immateriali della comunità, ai fini dello studio, dell’educazione e del diletto – c’è anche quello di garantire una comunicazione che tenga conto delle moderne tecnologie e dei canali di cui la società si serve. Come afferma Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, nel comunicato stampa che annuncia, proprio in questi giorni, l’imminente apertura della sede virtuale del Museo, denominata ‘Cosmo Digitale’ – il museo rappresenta «un’identità che si forma attraverso l’incontro e l’apertura» ed «esige infatti un rinnovamento ininterrotto, in sintonia con la rapida e profonda evoluzione della società»[3]. Di recente i musei hanno investito grandi risorse per realizzare «mostre digitali o “cyber-esposizioni”, cataloghi on-line, forum di discussione più o meno sofisticati, e incursioni nei social network (YouTube, Twitter, Facebook ecc.)»[4]. La difficoltà, però, sta nel non perdere di vista gli obiettivi educativi e di supporto alla ricerca che il museo, come istituzione, deve perseguire. Ed è proprio in questo momento storico che a farsi strada è la consapevolezza che gli strumenti tecnologici, digitali e multimediali – nonostante essi siano stati più volte criticati in ragione del pericolo della ‘dematerializzazione digitale’ del Patrimonio storico-artistico – possano offrirsi come risorsa imprescindibile a supporto delle attività di studio e di ricerca condotte dai musei di tutto il mondo. Certi che la tecnologia virtuale non possa sostituirsi a quell’esperienza ‘autentica’ – come la definiva Walter Benjamin[5] – che dell’opera d’arte può essere fatta ‘dal vivo’, essa tuttavia rende oggi possibile lo svolgimento di attività di studio e di ricerca attraverso la condivisione di risorse e archivi on line: penso agli studiosi, ma anche ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado, e agli stessi studenti di tutte le età. I musei rispondono all’emergenza Cerchiamo adesso di capire cosa stia avvenendo in questi giorni, e in che modo alcuni dei più importanti musei italiani stiano rispondendo all’emergenza. Anzitutto, gli ‘spazi’ reali del museo si dilatano enormemente. Così le Gallerie degli Uffizi ampliano e potenziano i loro programmi su Instagram, Twitter, Youtube oltre che sul sito web mediante l’apertura di un altro canale social, Facebook[6], dove ogni giorno, attraverso il progetto intitolato Uffizi Decameron, in ricordo di Giovanni Boccaccio, vengono raccontate le storie, le opere, i protagonisti di questo museo. Ad aggiungersi è poi La mia Sala, una serie di video registrati dove gli assistenti museali illustrano con estrema professionalità – trasformandosi in guide e divulgatori scientifici – alcuni degli angoli più suggestivi degli Uffizi, con i loro segreti e le loro opere. L’offerta viene completata dalla pubblicazione sui social di immagini, video e contenuti dedicati a Raffaello e ai suoi capolavori, per celebrare la ricorrenza del cinquecentenario dalla morte dell’artista. Intanto le Scuderie del Quirinale aprono (virtualmente) le porte e svelano la tanto attesa mostra Raffaello 1520-1483con il video-racconto dell'esposizione[7]. A proposito di questo, viene da domandarci se, come per quanto deciso per le Olimpiadi di Pechino, sarà necessario rimandare i festeggiamenti in onore dell’urbinate al 2021. Tra i musei italiani più attenti, già da tempo, alle opportunità messe a disposizione dagli strumenti digitali e dalle nuove tecnologie in un’ottica di miglioramento e di incremento dell’offerta del ‘Museo virtuale’, è la Pinacoteca di Brera a Milano. Accanto alla già esistente sezione digitale delle “Collezioni”, dove è possibile fruire anche di immagini ad alta definizione, Brera ha promosso una campagna social dove alcune opere vengono presentate, anche in questo caso, dal personale interno, attraverso video e foto corredate degli hashtag Voci dal museo, myBrera, Appunti per una resistenza culturale[8]. I Musei Vaticani propongono un tour virtuale delle loro sale[9], nonché della Cappella Sistina[10], mentre su Instagram[11]vengono illustrati i dettagli di alcune delle opere della collezione, accompagnate da brevi didascalie utili alla comprensione della loro storia e del loro significato. Un esempio ben riuscito, che come per la Pinacoteca di Brera e per i Musei Vaticani è il frutto di un lavoro già da tempo programmato e avviato, è il tour virtuale della mostra Archeologia Invisibile definito nel sito web del Museo Egizio di Torino, come: Uno strumento innovativo e immersivo, sviluppato da alcuni studenti del corso di laurea in Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione del Politecnico di Torino in collaborazione con lo studio creativo Robin Studio, che, utilizzando fotocamere a 360°, hanno realizzato una riproduzione 3D dell’esposizione. Grazie al virtual tour sarà così possibile esplorare le sale espositive e le vetrine ospitate, “navigandone” tutti gli elementi, dai video ai singoli reperti, da qualunque dispositivo: una novità disposizione di insegnati, studenti, e ovviamente di tutti i visitatori[12]. Questo tour virtuale rende disponibili a distanza alcuni contenuti multimediali già presenti in situ, offrendo all’utente la possibilità di scegliere e di esplorare autonomamente gli spazi espositivi selezionandoli dal menù e muovendosi cliccando sulle frecce; oppure di lasciarsi guidare da un video che offre una panoramica a trecentosessanta gradi delle sale. Inoltre è possibile interagire con lo spazio per ottenere informazioni aggiuntive sui reperti e sui materiali didattici allestiti, ma anche di visionare gli stessi contenuti multimediali che si possono fruire in loco. Lo scopo della mostra, infatti, è quello di «illustrare principi, strumenti, esempi e risultati della meticolosa opera di ricomposizione di informazioni, dati e nozioni resa oggi possibile dall'applicazione delle scienze alla propria disciplina e, in particolare, allo studio dei reperti». I materiali proposti – «grazie alla crescente interazione tra le diverse competenze della chimica, della fisica o della radiologia» – permettono anche uno sguardo sul ‘dietro le quinte’, sull’officina dei restauratori[13]. Nei giorni del Covid19, si aggiungono a questa iniziativa le tanto apprezzate Passeggiate con il direttore, Christian Greco. Anche il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano (MAV), inaugurato nel 2011[14], continua le sue attività online promuovendole tramite l’hashtag iorestoacasa. Ad essere proposte e pubblicate sui profili Facebook, Twitter e Instagram sono le ricostruzioni in 3D di alcune delle domus vesuviane, dalla Villa dei Papiri di Ercolano alla Casa del Fauno di Pompei. Tra le altre novità proposte si annoverano anche i video e un cortometraggio «ideale per i visori VR. Tra realtà immersiva ed effetti sonori, lo spettatore si ritrova nella città fondata da Ercole, accompagnato dall’archeologo Karl Jacob Weber tra strade e botteghe, incontrando personaggi storici. Il filmato è stato realizzato con riprese sferiche nel Parco archeologico di Ercolano»[15]. Infine, il MiBACT ha lanciato il “Gran virtual tour”, un grande contenitore che raccoglie una lunga lista di luoghi del Patrimonio culturale italiano che hanno messo a disposizione le proprie risorse on line: è possibile esplorare non solo musei e parchi archeologici statali, ma anche teatri, archivi e biblioteche[16]. Anche la Banca d’Italia, arricchisce il suo museo virtuale, attivo dal 2011, mettendo in rete alcuni video delle collezioni attraverso il canale YouTube “Collezioni d’arte della Banca d’Italia”[17]. Questa iniziativa si aggiunge ai tour virtuali di alcuni degli ambienti delle sedi romane: Palazzo Koch, con lo Scalone d’Onore, il Salone Dorato e l’Atrio dei Leoni, oppure l’ingresso del Centro Donato Menichella sulle cui pareti è allestita la grande scultura in bronzo di Arnaldo Pomodoro, Movimenti in piena aria nel profondo. È possibile inoltre visionare il «repertorio delle opere di carattere digitale» della collezione d’arte della Banca diviso per artista o inserito in specifici percorsi tematici[18]. In Europa il Museo del Louvre offre online la possibilità di visitare virtualmente le sue sale[19]: particolarmente notevoli, quelle dedicate all’antico Egitto e alla Galleria di Apollo (progetto, quest’ultimo che comprende non solo il tour virtuale, ma anche una “gallery map” e diversi approfondimenti tematici che sono il frutto del più complesso lavoro di documentazione scaturito dai restauri fatti tra il 2001 e il 2004). Il Louvre rende inoltre possibile accedere ai contenuti multimediali annessi alla mostra The Advent of the Artist allestita nella Petite Galerie. D’altronde, grazie al Google Art Project, nato nel 2011 con uno spirito decisamente open source[20], è possibile esplorare le collezioni di centinaia di musei in tutto il mondo i quali hanno aderito e aderiranno in questi giorni al progetto condividendo migliaia di opere, alcune delle quali esplorabili anche ad alta definizione[21]. Come emerge da questa breve ed incompleta panoramica[22], nel mettere in rete le proprie risorse digitali alcuni musei hanno dimostrato di essere già pronti a rispondere ad un’emergenza così imprevista, altri di esserlo meno; sta di fatto che le esigenze di questi giorni stanno incoraggiando un ripensamento delle strategie del ‘museo virtuale’, non solo nelle sue funzioni web, ma anche in quelle in situ[23]. Una considerazione sull’aggettivo «virtuale» Un uovo è un pollo virtuale: è programmato per diventare un pollo e può diventare un pollo se non accade qualche incidente nel corso del suo sviluppo. In questo senso il museo virtuale può essere concepito come l’insieme dei musei concepibili o l’insieme delle soluzioni concepibili in risposta ai problemi posti, e in particolare al museo classico[24]. Così si legge, a proposito dell’aggettivo ‘virtuale’, nei recenti Concetti chiave di Museologia, alla voce Museo: ‘virtuale’ non è da intendersi in opposizione a ‘reale’, ma piuttosto in opposizione ad ‘attuale’, ‘esistente ora’; esso, meglio, dovrebbe valere nel senso di ‘potenziale’. Un interessante articolo annunciato da Geoffrey Lewis nella Britannica Online nel 1996 definiva il ‘Museo virtuale’ «[…] una collezione di immagini registrate digitalmente, file audio, documenti di testo ed altri dati di interesse storico, scientifico o culturale cui si accede tramite mezzi elettronici»[25]. Più recentemente, il V-MUST, Virtual Museum Transnational Network (network internazionale di eccellenza attivo nel settore della musealità virtuale e coordinato dal CNR), ne ha chiarito gli scopi: completare, accrescere o aumentare l’esperienza museale attraverso personalizzazione, interattività e ricchezza di contenuti[26]. In definitiva potremmo definire il ‘Museo virtuale’ come una collezione di risorse digitali rese accessibili ‘on line’ o ‘in situ’ attraverso opportuni strumenti multimediali e telematici. Virtuale, dunque, può essere sia un museo già fisicamente esistente, sia un museo appositamente creato ex novo su un insieme di risorse accessibili. Il ‘Museo virtuale’ deve comunque rispettare, per potersi dire ‘museo’, tutte le caratteristiche insieme ad un certo status di autorevolezza secondo le indicazioni formulate nello Statuto di ICOM in occasione della ventiduesima General Assembly di Vienna, il 24 agosto 2007. Oggetto di interesse del ‘Museo virtuale’ devono dunque essere le testimonianze storiche prodotte dall’umanità, onde garantirne l’accesso pubblico, per comunicarle, valorizzarle, conservandole a fini di studio, educazione, diletto e ricerca[27]. Non bisogna dimenticare poi che il cosiddetto ‘Museo virtuale’ non rappresenta affatto una novità di questi giorni; esso è l’esito di un processo iniziato già alla fine del secolo scorso, quando si realizzarono i primi siti web dei musei utili a fornire informazioni di base sulla visita degli spazi espositivi – si trattava di pagine informative sui servizi offerti, la storia, la collezione e gli eventi[28] - via via arricchitesi dei primi database e archivi di immagini digitalizzate relative alle opere della collezione. Le possibilità di interazione erano limitate ai collegamenti tra le diverse pagine, alla visualizzazione di testi e, appunto, di immagini[29]. In tempi più recenti il museo ha dovuto adeguarsi al mutamento dei tempi, approntando soluzioni innovative sempre più complesse. Nel suo spazio fisico, agli strumenti più tradizionali, come le didascalie e i pannelli esplicativi si aggiungono diversi dispositivi tecnologici: dalle più semplici audioguide agli schermi touch screen, ai palmari, ai tablet, fino ad arrivare ai visori. Questi strumenti, che permettono ai musei di diventare ‘virtuali’ anche in situ e al visitatore di scegliere una modalità di fruizione interattiva e sempre più personalizzata, sono messi a disposizione dalla struttura stessa dove, in alcuni casi, possono essere sostituiti da personal devices. Anche nel Web, i musei virtuali presentano oggi contenuti multimediali di diverso genere e sempre più all’avanguardia. Nelle gallerie virtuali, alle immagini bidimensionali ad alta definizione, si affiancano quelle tridimensionali, addirittura scaricabili per la stampa 3D da casa[30]. La Realtà aumentata e quella virtuale, o la ‘Mixed reality’, hanno permesso di allestire percorsi sempre più interattivi nello spazio fisico del museo, riproposti adesso, proprio in questi giorni di chiusura, in quello virtuale. Di fronte ad un avvenimento di dimensioni planetarie come quello che stiamo vivendo, che ha prodotto un cambiamento improvviso e radicale delle abitudini di vita in Italia e nel mondo, che sta limitando l’interazione sociale tra gli individui – attraverso il ‘distanziamento sociale’[31] – e che ci sta allontanando in maniera forzata dal contatto fisico non solo tra gli uomini ma anche con gli oggetti, diventa necessario un ripensamento delle modalità di visita del museo. Quando torneremo fisicamente ad occupare i suoi spazi, niente più sarà come prima. Almeno per qualche tempo, il museo sarà inevitabilmente sempre più proiettato verso l’implementazione del ‘Museo virtuale’ nella versione ‘web’, ma certamente sarà necessario ripensare anche le soluzioni adottate dal quello ‘in situ’. Un aspetto però non deve essere sottovalutato. Numerosi fino ad ora sono stati, nel panorama italiano, quei ‘Musei virtuali’ nati da grandi progetti e ancor più con grandi prospettive, tuttavia molti di essi sono stati presto ‘abbandonati’ e scarsamente utilizzati. Le cause di questo brevissimo ciclo vitale? Da un lato si possono attribuire alla «mancanza di una visione strategico-innovativa, dall’altro all’assenza di buone pratiche per la sostenibilità economica e tecnologica». Alla scarsa manutenzione poi, e alla mancanza di aggiornamenti al passo dello sviluppo tecnologico, si aggiungono il «mancato allargamento dei campi di applicazione»[32]: non solamente nell’edutainment, ma anche e soprattutto nella ricerca, nella valorizzazione o nell’istruzione. Aspetti questi che sono stati rivalutati proprio nelle ultime settimane. Numerosi sono, infatti, gli istituti scolastici, le università e gli studiosi che, per continuare le loro attività didattiche o di ricerca, si servono degli strumenti – archivi digitali di immagini, video e testi – messi a disposizione dai ‘Musei virtuali’. Per far sì che questo utilizzo – di supporto allo studio e alla didattica intendo – possa durare nel tempo, anche dopo che l’emergenza sarà rientrata, sarà necessario un serio ripensamento sulle tecnologie innovative e sulle strategie comunicative da adottare in funzione, appunto, di tutte le attività di ricerca condotte in ambito museale[33]. Bibliografia Antinucci 2004 = Francesco Antinucci, Comunicare nel museo, Laterza, Roma-Bari 2004, pp. 128- 130. Antinucci 2007 = Francesco Antinucci, Musei virtuali. Come non fare innovazione tecnologica, Laterza, Roma-Bari 2007. Antinucci 2008 = Francesco Antinucci, Il museo e il web: uno sguardo critico, in Galassia Web. La cultura in Rete, a cura di P. Galluzzi P. e P.A. Valentino, Firenze, 2008, pp. 3-16. Bertuglia 2005 = Cristoforo Sergio Bertuglia, Il museo tra reale e virtuale, Editori Riuniti, Roma 2005. Benjamin 2000 = Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino 2000. Boutsiouki, Polydora 2019 = Sofia Boutsiouki, Anna-Eleni Polydora, Is The Museum Going Digital? Experiences from the Website of Greek Museums, in Cutural and Tourism Innovation in the Digital Era, Sixth International IACuDiT Conference, Athens 2019, pp. 229-245. Buzzanca 2013 = Giancarlo Buzzanca, Internet per il Restauro, «Kermes. La rivista del restauro», anno XXVI, 92, ottobre - dicembre 2013, pp. 71-72. Chiuppesi 2016 = Marco Chiuppesi, Musei virtuali e inclusione sociale, in «Rivista Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione», 1, 2016, http://www.rtsa.eu Concetti Chiave di Museologia 2016 = Concetti Chiave di Museologia, edizione e traduzione italiana a cura di A. Desvallées e F. Mairesse, traduzione italiana di Concepts clès de muséologie, Paris, Armand Colin, (2010) 2016. Schweibenz 2019 = Werner Schweibenz, The virtual museum: an overview of its origins, concepts, and terminology, in «The Museum Review», n.1, vol. IV, 2019 https://www.researchgate.net/publication/335241270_The_virtual_museum_an_overview_of_its_origins_concepts_and_terminology Severino 2007 = Fabio Severino, Comunicare la cultura, Franco Angeli Editore, Milano 2007. [1] Bertuglia 2005, p. 162. [2] Definizione ICOM di Museo (2007) recepita dalla normativa italiana nel Decreto ministeriale MiBACT del 23 dicembre 2014, “Organizzazione e funzionamento dei musei statali” all’art.1: «Un museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente: le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto». Si veda il sito web dell’International Council of Museum, ICOM Italia: http://www.icom-italia.org/definizione-di-museo-di-icom/. [3] Per il comunicato stampa si rimanda a https://www.castellodirivoli.org/comunicato/cosmo-digitale/ (data di ultima consultazione marzo 2020). Cosmo Digitale, inaugurato il 24 febbraio 2020 con l’evento live streaming che ha avuto come ospiti il collezionista Uli Sigg e l’artista Ai Weiwei, rappresenta una sede virtuale che ospita «una selezione di opere inedite e a volte espressamente realizzate dagli artisti per la fruizione digitale» a cui si aggiunge l’«ampia raccolta di conferenze, incontri, film e video di mostre disponibile sul sito web del Museo». Una sede virtuale «contenente creazioni artistiche, conferenze in streaming e documentazioni che integrano la fisicità del percorso di visita al Museo». [4] Concetti Chiave di Museologia 2016, ad vocem Comunicazione, pp. 39-40. [5] Benjamin 2000, p. 22. [6] Il video annuncio del direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, attualmente in carica, è stato pubblicato sulla pagina Facebook delle Gallerie: https://www.facebook.com/uffizigalleries/videos/132904798157712/ (data di ultima consultazione marzo 2020). Il discorso è stato pubblicato anche nel Magazine della Galleria degli Uffizi: «Anche se i musei hanno dovuto chiudere le loro porte, l’arte non si ferma. Per questo da adesso ci rivolgeremo al nostro pubblico anche attraverso Facebook. I tesori degli Uffizi, di Palazzo Pitti e del Giardino di Boboli vi terranno compagnia in queste settimane di comune impegno contro il diffondersi del virus. Oggi diamo inizio ad Uffizi Decameron: come nel capolavoro di Boccaccio, ogni giorno racconteremo le storie, le opere, i personaggi dei nostri bellissimi musei, unendoci nel nome della cultura, dell’arte e – perché no – dello svago. Gli Uffizi saranno con voi, nelle vostre case, per superare tutti insieme l’attuale momento di difficoltà. Evitiamo ogni contagio, tranne quello della bellezza»(https://www.uffizi.it/magazine/uffizi-facebook-2020 del 10/03/2020 - data di ultima consultazione marzo 2020). [7] Il video è visionabile sul canale YouTube: https://www.youtube.com/user/ScuderieQuirinale?ob=0 (data di ultima consultazione marzo 2020). [8] Si veda il sito web https://pinacotecabrera.org (data di ultima consultazione marzo 2020). [9] http://m.museivaticani.va/content/museivaticani-mobile/en/collezioni/musei/tour-virtuali-elenco.html (data di ultima consultazione marzo 2020). [10] http://m.museivaticani.va/content/museivaticani-mobile/it/collezioni/musei/cappella-sistina/tour-virtuale.html (data di ultima consultazione marzo 2020). [11] https://www.instagram.com/vaticanmuseums/ (data di ultima consultazione marzo 2020). [12] https://cdn-cache.museoegizio.it/static/virtual/ArcheologiaInvisibileITA/index.html (data di ultima consultazione marzo 2020). [13] Ibidem. [14] Il MAV, in via IV Novembre ad Ercolano, propone ricostruzioni virtuali delle antiche città vesuviane e degli antichi reperti archeologici attraversoun’esperienza sempre più interattiva ed immersiva. Nel 2018 ha aperto nella sua versione MAV 4.0 e nel 2019 la versione 5.0. Si tratta di un museo 5D che permette al visitatore di immergersi totalmente nella realtà virtuale e parallela che coinvolge tutti e cinque i sensi: «Il Mav è infatti oggi un museo in cui l’archeologia si “tocca” attraverso dispositivi interattivi, si “ascolta” attraverso i racconti delle guide virtuali, si “sente” grazie ad effetti sensoriali che coinvolgono l’olfatto, si “gusta” nei laboratori dedicati alla storia dell’alimentazione degli antichi Romani» (http://www.museomav.it/MAVscuola2017_mobile.pdf). Particolarmente interessante il dispositivo ‘iSense’ e l’installazione ‘Back to life’ che utilizza la tecnologia hololens capace di sfruttare la Mixed Reality MR (o realtà mista), dove lo spazio fisico del museo e quello virtuale interagiscono per creare un mondo nuovo e straordinariamente immersivo (https://www.lubec.it/espositori/mav-5-0 ). [15] Dall’articolo #Iorestoacasa, le attività online del Mav di Ercolano: da tour virtuali nelle domus a film a 360 gradi, pubblicato da Paolo De Luca il 29 marzo 2020, disponibile on line (La Repubblica): https://napoli.repubblica.it/cronaca/2020/03/29/foto/_iorestoacasa_le_attivita_online_del_mav_di_ercolano_da_tour_virtuali_nelle_domus_a_film_a_360_gradi-252646827/1/?fbclid=IwAR0H5m_2Zm45RqEj0q5zw55OAH1FqgRbxTqSY01uju-ddtZJj9V63iXh-rk(data di ultima consultazione marzo 2020). [16] La lista è disponibile al seguente indirizzo: https://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sitoMiBAC/Contenuti/visualizza_asset.html_1239486882.html (data di ultima consultazione marzo 2020). [17] Per il canale YouTube della Banca d’Italia si veda https://www.youtube.com/playlist?list=PLyhLMpVKJsPs8nsOn201r0vMFJYOxcq5e (data di ultima consultazione marzo 2020). Qui è ora possibile guardare anche il documentario su Riccardo Gualino, realizzato per la mostra I mondi di Riccardo Gualino, collezionista e imprenditore tenutasi nel 2019 presso i Musei Reali di Torino, il video sui Leoni in pietra, realizzato per la nuova Sala di arte orientale a Palazzo Koch inaugurata nel 2019, e i due filmati su Bal Tic Tac e Casa Balla. [18] Al museo virtuale della collezione della Banca d’Italia è dedicato il sito istituzionale https://collezionedarte.bancaditalia.it/portal/la-collezione (data di ultima consultazione marzo 2020). [19] https://www.louvre.fr/en/visites-en-ligne (data di ultima consultazione marzo 2020). [20] La piattaforma (https://artsandculture.google.com) viene lanciata il 1° febbraio 2011, come riporta il Washington Post (https://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2011/02/01/AR2011020106442.html??noredirect=on). La tecnologia dello ‘Street View’ di Google Maps per l’outdoor apre le porte all’indoor degli spazi museali, per la precisione 17 «of the most prominent art galleries in the world, with the option to look more closely at individual artworks, including some that will be digitized so exhaustively that individual paint strokes and hairline cracks in the surface will be visible». Tra i primi musei a collaborare al progetto il Metropolitan Museum of Art, il Museum of Modern Art e la Frick Collection di New York, o la Smithsonian's Freer Gallery of Art di Washington. Uno degli obiettivi di questo progetto, dalla sua nascita, è stato quello di stimolare la collaborazione tra musei e fondazioni per creare un archivio digitale comune ed elaborare progetti culturali condivisi. Il tour dei musei è possibile attraverso di video a 360 gradi o attraverso la tecnologia ‘Street View’ di Google Maps che permette di ‘camminare’ all’interno delle collezioni museali. È possibile anche utilizzare la modalità di virtual reality attraverso l’inserimento di un dispositivo mobile in un visore Google Cardboard (https://arvr.google.com/intl/it_it/cardboard/get-cardboard/): per navigare lo spazio basta direzionare lo sguardo. Anche agli utenti è poi data la possibilità di realizzare e di condividere delle vere e proprie gallerie virtuali private aggiungendo commenti e descrizioni alle opere selezionate. Le istituzioni iscritte al Google Cultural Institute, in cui il Google Art Project è stato incorporato nel 2013, hanno la possibilità di condividere materiali non esposti al pubblico e di presentare dei tour virtuali di diverse località (solo per citarlo, “The grand tour of Italy”, https://artsandculture.google.com/project/the-grand-tour-of-italy). [21] Sul sito web Musei.it, il 17 marzo 2020 è stato pubblicato un articolo scritto da Giuliano Gaia, Co-Founder di InvisibleStudio, che spiega come organizzare una visita virtuale utilizzando le risorse di Google Arts&Culture ed evidenziando le possibilità di impiego anche per la didattica a distanza: http://www.musei-it.com/musei-contro-il-coronavirus-come-organizzare-una-visita-virtuale-con-google-arts-culture/. [22] Tra le altre iniziative numerose sono quelle che offrono anche attività pratiche: il Museo delle Scienze di Trento, propone ‘un pomeriggio da programmare’ dove insegna il coding per realizzare videogiochi, animare una grafica e a realizzare un 3D (https://www.muse.it/it/Esplora/Eventi-Attivita/Archivio/Pagine/Un-pomeriggio-da-programmare.aspx). Il Museo del Castello di Rivoli propone le lezioni di disegno con l’artista William Kentridge (https://www.castellodirivoli.org/william-kentridge-drawing-lessons-and-what-to-do-alone-with-oneself/). Diverse sono poi quelle che si rivolgono alle scuole per supportare i docenti nell’ardua impresa della ‘didattica digitale’. Sulla piattaforma di Sky Arte, poi, è possibile guardare in streaming e gratuitamente le più grandi produzioni cinematografiche e i documentari sul Patrimonio artistico e culturale italiano (https://arte.sky.it/2020/03/streaming-gratis/). [23] Il ‘Museo virtuale’ può intendersi nelle due funzioni. Quella ‘in rete’ (o on line, o WEB), costituita dai sistemi informativi accessibili on line senza doversi recare fisicamente al museo; quella ‘in situ’, caratterizzata dai sistemi informativi accessibili nello spazio fisico del museo, come ad esempio le postazioni multimediali. Nell’ambito del ‘Museo virtuale in rete’ (o on line, o WEB) si possono distinguere i musei ‘esistenti’ da quelli che possiamo definire ‘ex novo’. [24] Concetti chiave di Museologia 2016, ad vocem Museo, pp. 65-66. Sul significato di ‘Museo virtuale’, si veda più di recente Schweibenz 2019. [25] « […] a collection of digitally recorded images, sound files, text documents, and other data of historical, scientific, or cultural interest that are accessed through electronic media. A virtual museum does not house actual objects and therefore lacks the permanence and unique qualities of a museum in the institu tional definition of the term», in Britannica Online, Article Section, 1996. Si veda Chiuppesi 2016. [26] Per la definizione (V-MUST, 2014) si veda Chiuppesi 2016: «una entità digitale che si basa sulle caratteristiche di un museo con lo scopo di complementare, accrescere, o aumentare l’esperienza museale attraverso personalizzazione, interattività e ricchezza di contenuti. I musei virtuali possono fungere da impronta virtuale di un museo fisico, o possono agire indipendentemente, mantenendo lo status di autorevolezza conferito dall’ICOM nella sua definizione di museo. In tandem con la missione dell’ICOM di un museo fisico, anche il museo virtuale è impegnato nell’accesso pubblico sia ai sistemi di conoscenze incorporati nelle collezioni e nell’organizzazione sistematica e coerente della loro esibizione, così come nella loro conservazione nel lungo periodo». [27] Si veda la nota 2. [28] Le prime trasposizione delle istituzioni museali in rete furono condotte tra il 1996 ed il 1998 (Severino 2007, p. 135). [29] Boutsiouki, Polydora 2019, pp. 231-232. [30] Lo Smithsonian American Art Museum (SAAM) ha reso disponibile una collezione di oggetti in 3D con modelli ad alta definizione che possono essere non solo esplorati ma anche scaricati dagli utenti (https://3d.si.edu). In Italia, il 3D Virtual Museum, che si definisce «il primo museo tridimensionale del patrimonio culturale italiano» (http://www.3d-virtualmuseum.it/mission- - data di ultima consultazione marzo 2020) permette anch’esso di visualizzare e scaricare alcuni modelli 3D delle opere appartenenti a diversi musei d’Italia. [31] Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-Irpps) ha lanciato un’indagine ‘Mutamenti Sociali in Atto-COVID19’ (MSA-COVID19) su atteggiamenti e comportamenti della popolazione nell’emergenza COVID19 in relazione al ‘distanziamento sociale’, a cui è possibile partecipare on line ( https://www.irpps.cnr.it/musa/msa-covid19/ - data di ultima consultazione marzo 2020). [32] Si veda Buzzanca 2013, che riprende a sua volta le parole di Fabio di Giammarco, il quale, nel suo articolo intitolato “Archeologia digitale”: la scomparsa dei musei virtuali, pubblicato nel blog Culturadigitale il 1° febbraio 2013, riflette sui dati pubblicati da Sofia Pescarin ricercatrice presso il CNR ITABC (Istituto di Tecnologie Applicate ai Beni Culturali): «circa l’80% dei musei virtuali italiani concepiti negli ultimi 10 anni si sono trasformati in “ruderi digitali”» (https://www.culturadigitale.it/musei-virtuali/76/archeologia-digitale-la-scomparsa-dei-musei-virtuali-italiani/ - data di ultima consultazione marzo 2020). [33] Si tratta di aspetti messi in evidenza in più occasioni da Francesco Antinucci, Direttore di ricerca all'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, che da anni si occupa di questi temi. Si veda: Antinucci 2004, pp. 128-130. Importanti riflessioni sul ruolo del ‘Museo virtuale’ si trovano in Antinucci 2007 Sul ruolo del museo e sull’importanza della scelta e della presentazione adeguata delle informazioni sul web: Antinucci 2008. Appendice: vai all'ntervista a Adele Magnelli e Alessandro Marianatoni
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Marzo 2024
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