di Ilaria Sforza Oggi, forse complice il sonno agitato di questi giorni, in cui si mescolano i ricordi del passato e l’incertezza sul futuro, avendo notato sulla mensola della cucina un sacchetto ancora intonso di lenticchie umbre, ho deciso di cucinarle per cena e mi sono sorpresa, nell’inerzia del dopopranzo, ancora un po’ ubriaca del sole che splende sul mio balcone nel primo pomeriggio, a compiere un gesto antico, che non sapevo fosse ancora impresso nella mia memoria.
Ho versato il sacchetto di lenticchie sul tavolo della cucina e ho cominciato a selezionarle col dito: quelle marroni e tondeggianti le tenevo, quelle più scure e avvizzite le eliminavo. Questo gesto, così antico, richiede una certa maestria: lo si compie con l’indice della mano destra, attentamente, mentre gli occhi scrutano la distesa di lenticchie brune sul tavolo chiaro. Lo stesso gesto – mi sono ricordata a un tratto – lo vedevo compiere a mia nonna, aiutata da mia madre e mia zia, nell’accogliente cucina dai pensili verdi della casa di Isernia quando, da bambina, mi intrufolavo nelle chiacchiere pomeridiane femminili. Durante le vacanze di Natale, o forse in qualche altro momento dell’inverno, quando una zuppa di lenticchie è un piatto confortevole e l’operazione della loro accurata selezione accompagna il ritmo quasi ipnotico delle chiacchiere “intorno al fuoco”. Cerco di documentarmi – deformazione professionale – prima di scrivere questa pagina, ma non trovo nella rete informazioni su quel gesto: possibile che sia tanto importante solo per me? Leggo però questa interessante notizia: “Lo sapevate che le lenticchie sono il legume più antico coltivato dall’uomo? Sin dal 7000 a.C. ci sono tracce della loro esistenza, da quelle piccole e saporite di montagna a quelle brune e rosse delle regioni meridionali”. Quindi forse la lentezza di quel gesto si accompagna a una storia millenaria, a una saggezza che sfugge ai libri di scuola e, a quanto pare, anche ai manuali di cucina, dove viene prosaicamente descritto così: “lavate in acqua corrente fredda prima dell’uso, avendo cura di eliminare le scorie”. Era davvero semplicemente un “eliminare le scorie” quel gesto ritmico che accompagnava il nostro stare insieme? Cosa avrà mai di tanto poetico un semplice gesto…? Eppure ora mi sorprendo a riflettere sui gesti di questi giorni inusuali, in cui il Covid-19 ci ha costretti a restare nelle mura domestiche e tanti di noi si dedicano alla cucina. Quanto più spesso il mio indice compie il gesto di digitare su una tastiera o sullo schermo di un cellulare, per leggere, cambiare pagina, scrivere, preparare lezioni e collegarmi in videoconferenza con i miei studenti. Eppure non è la stessa cosa: dietro quell’attenta selezione, quando le lenticchie buone venivano separate dalle “scorie”, c’era ben altro. Il piacere del tatto, innanzitutto: sentire sotto il polpastrello dell’indice quelle forme regolari e solide, un piacere tutto fisico, che si accompagnava all’osservazione delle forme e dei colori… quel gesto rifletteva il ritmo più naturale del tempo, prima dell’era digitale. Dal salotto proveniva il sottofondo della televisione, che riempiva lo spazio maschile di echi soporiferi, tra un notiziario e un varietà. Forse a chi legge questi pensieri sembrerà strano, ma mi sono trovata a chiedermi: “Sono riuscita a trasmettere questo gesto a mia figlia?”. Non mi aveva mai visto farlo; quando si è avvicinata, mi ha chiesto stupita: - Che fai? -. Sto selezionando le lenticchie – le ho risposto – stasera le cucino -. Se n’è andata soddisfatta. Ora che il tempo delle chiacchiere femminili intorno al fuoco è finito, ora che le famiglie patriarcali sono quasi per tutti un lontano ricordo, basterà questo mese di reclusione a farci recuperare il ritmo del tempo passato? Abbiamo corso, avevamo fretta, fretta di arrivare dove adesso siamo, sull’orlo del precipizio e stiamo dando una sbirciatina giù con orrore. Ci salveremo? Forse, dipende da noi.
2 Commenti
Rossella Incollingo
19/4/2020 07:35:53 pm
La consapevolezza della bellezza dei gesti antichi e la percezione del valore del tempo saranno forse i doni che il terribile e temibile Covid19 ci lascerà in eredità .
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Maria Luisa
21/4/2020 04:34:54 pm
Avevamo rinunciato ai piccoli semplici gesti, di cui al pregevole intervento di Ilaria, perchè proiettati al nostro veloce progresso; ne stiamo recuperando qualcuno in questi giorni; ci affretteremo ( basterà un la..) a tornare a compiere i passi veloci di un progresso poco meditato..
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