La mostra di Sissi a Palazzo Bentivoglio tramite il social: per vestire il tempo che passa12/4/2020 di Lucrezia Lucchetti «In ottemperanza alle misure di contenimento del COVID-19, gli spazi di Palazzo Bentivoglio sono temporaneamente chiusi. La mostra di Sissi quindi si tramuta in un diario giornaliero che l’artista realizzerà dalla sua abitazione per vestire il tempo che passa e che potete seguire sul nostro profilo IG @palazzobentivoglio» Questo è quello che troviamo scritto nella pagina del sito dello spazio espositivo di Palazzo Bentivoglio, uno spazio molto giovane nato nel 2019, riservato a mostre contemporanee ed eventi, la cui sede si trova nei bellissimi sotterranei dell’omonimo palazzo cinquecentesco, situato nel cuore di Bologna. Gli ambienti sono ampi e hanno mantenuto la struttura cinquecentesca, con i mattoni scorticati, lasciati a vista (vedremo come questo sia in perfetta sintonia con la mostra in corso) sposandola con elementi di arredo prettamente contemporanei. Dal 21 gennaio al 19 aprile, Palazzo Bentivoglio presenta “Vestimenti”, la mostra personale dell’artista Sissi, facente già parte dei progetti per Main project di ART CITY Bologna 2020 in occasione di Arte Fiera. Sissi è un’artista giovanissima, che emerge alla fine degli anni Novanta quando ancora era una studentessa dell’Accademia delle Belle Arti. Poliedrica e luminosa, Sissi spazia dalla scultura alla video art, dalla performance alla pittura, ai disegni e alla fotografia, guidata da uno spirito infuocato e innovativo. La mostra, curata da Antonio Grulli, doveva avere luogo nelle sale del palazzo. Ciò è stato possibile solo fino al 15 marzo. Dopodiché a causa delle doverose misure restrittive imposte dalla pandemia, la mostra è stata prima visitabile su appuntamento e poi definitivamente chiusa al pubblico. Ed è qui che entra in scena la tecnologia, che ci permette di avvicinarci alle opere, senza essere in loco, di vederle anche se non siamo all’interno del museo e in un certo qual modo, secondo un diario giornaliero di opere, di partecipare alla mostra di Sissi, restando comodamente a casa. Dal 10 marzo infatti la mostra ha preso il nome di “Abitamenti” proprio per rimandare in maniera anche etimologica all’abitazione. I profili social e i siti dei musei ci garantiscono la fruizione delle opere, delle mostre e delle esperienze, permettendoci di fare in questa situazione particolare il nostro dovere di cittadini: rimanere a casa. La fase precedente della mostra, documentata sul profilo Instagram della sede, dal titolo “Vestimenti”, raccoglie un corpus di sculture-abito dell’artista, che copre circa venti anni della sua carriera e anche il significato profondo della poetica di questa artista giovanissima: il corpo. “Abitante” 2014, “Si è più nudi che vestiti” 2011, “ONme” 2015, Archivio Addosso 1995 - in progress tailleur V+G\BUD\01\09, sono tutte opere e performance in cui si comprende come la pelle dell’artista Sissi sia al contempo rivestimento ed essenza, sia esterno e corpo, plurimo e mutevole. Le creazioni, che spesso Sissi stessa indossa, assumono i colori e le forme dei nostri organi, nervi, capillari, evoca arterie e vene, che troviamo nei libri di anatomia, negli atlanti medico scientifici, mantenendo un legame curato e indissolubile con la moda e con la sartoria. «Vestiti, tessuti, materiali vengono smembrati, dissezionati, riassemblati a tutti gli effetti» scrive così Federica Fiumelli in Wall Street International Magazine, e Sissi lo fa per mettere in contatto il nostro corpo con quello che abbiamo sotto la pelle, con quello che vedremmo se ci scorticassimo, lo fa per farci comprendere che siamo al contempo contenitore e contenuto. Ma gli abiti che indossa sono e rimangono un feticcio simbolico di quello che viviamo, del tempo che scorre, della maschera che la propria personalità indossa per non denudarsi totalmente. L’abito è un delegato a cui la nostra identità affibbia l’estrinsecazione di sé, per paura, per mancanza di coraggio, per difesa. Con la performance “Abitare l’altro” l’artista ci mostra il suo laboratorio di sartoria: sceglie la stoffa, la srotola, la ripone sul cartamodello, taglia e poi cuce a macchina per quasi in un’ora. Nel frattempo ci sprona ad ascoltarci e ascoltare l’altro, a sciogliere i confini, a metterci in contatto con l’altrove e l’altrui, a capire quali reazioni il nostro soma ottiene dallo stimolo proveniente dalla relazione con l’altro. La seconda fase, “Abitamenti”, che si serve moltissimo del canale tecnologico e di rete del profilo social di Palazzo Bentivoglio, ragiona su come riuscire a comunicare lo stesso messaggio attraverso un’immagine. L’artista realizza un’opera quotidiana per vestire il tempo che passa in modo da poterlo condividere con tutti, fino al 19 aprile, giorno in cui sarebbe dovuta terminare la mostra “Vestimenti”. In questo modo la pagina nella piattaforma digitale diventa lo spazio dell’intuizione. L’artista in questo caso usa l’arte del disegno, in una maniera che, avvicinandosi alla scomposizione e disconnessione della realtà picassiana e forzando la mano sul contorno e la linea arabescata di memoria gauguiniana, ci racconta i vari modi in cui possiamo restare a casa, stando bene. Sono come una serie di skills, di consigli, analizzando noi stessi e il tempo a disposizione, senza renderlo inutile o incatenante. Al giorno 11 marzo una simpatica figura femminile tenta una posizione di yoga e sopra campeggia la scritta “Proviamo a fare quello che non facciamo mai…”. L’umano diventa un tutt’uno con la sua casa, e i pensieri escono dalla testa come se fosse fumo che esce dal camino, e la vignetta è accompagnata da “I pensieri vanno avanti e i corpi stanno a casa”. Un’altra bellissima donna dal volto alla Picasso piange lacrime di mancanza e nostalgia per qualcuno, mentre si apre in un abbraccio largo ai lati del corpo, ma consapevolmente vuoto. Il 14 marzo si fanno “Abbracci con distanza”, le persone care non possiamo averle con noi, ma possiamo pensare a loro talmente forte, da stringerle con affetto e intensità. Il 17 marzo “Srotoliamoci nelle possibilità” ci consiglia Sissi, prendiamo un mattarello o un bel rotolo di stoffa, e dispieghiamolo sul tavolo per cucinare o cucire. Il 20 marzo siamo “Vite in crisalide” in questo periodo di quarantena. Lo stadio pupale della farfalla che Sissi disegna, rieccheggia una sua opera in Vestimenti, ed è metafora di individui che si muovono tra i bozzi dei loro letti e dei loro divani, assaporando i momenti di relax. Al giorno 28 possiamo scoprire che “Stare vicino alle cose costruisce il momento”; circondiamoci di cose, libri, oggetti, scoperte e potremo edificare una serie di momenti. Il 30 marzo invece riflettiamo sul fatto che “I flussi nervosi ci fanno… navigare”, e con questo disegno in cui dei fili continui creano una matassa che parte dal cuore e si collega al cervello, Sissi scatta con l’aiuto della linea continua una fotografia del sistema nervoso, esattamente come aveva fatto per “Vestimenti” con pezzi di tessuto, ago e filo. Perché è sempre il corpo, la figura, il nostro rapporto con esso e in questa corrente situazione, la relazione che il corpo ha con la spazialità ristretta della casa, ad essere protagonista indiscusso delle opere di Sissi. La tecnologia ci permette quindi di visitare una mostra, senza poter raggiungere, per ovvie motivazioni, la sua sede espositiva. L’arte ci risulta comunque vicina, ristretta nello schermo del computer o del pc, che diventa una specie di binocolo per le cose che non possiamo toccare. Certo non sappiamo quali emozioni ci avrebbero pervaso, se fossimo stati presenti, di fronte alle opere dell’artista Sissi, ma possiamo comunque essere arricchiti, fare arte e ricevere arte attraverso le grandi innovazioni che il web, i dati mobili e le memorie interne dei nostri strumenti tecnologici ci garantiscono.
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