di Valentina Lilla Nel corso della storia, l’arte ha sempre avuto un ruolo primario nella vita dell’uomo. In questo difficile momento che l’umanità intera sta attraversando, l’arte continua ad assumere un ruolo essenziale, in risposta alle esigenze del presente. Essa diventa un’ancora di salvataggio per la nostra mente, mentre siamo costretti a rifugiarci da un nemico comune, esterno ed invisibile; l’arte figurativa ci apre un varco verso il mondo, verso la speranza. Ma questo è possibile, oggi, grazie alla tecnologia digitale, che permette di raggiungere virtualmente le opere d’arte, nei luoghi in cui esse si conservano. Il Museo laboratorio della mente di Roma Questo articolo vuole rivolgere uno sguardo su due musei che per certi versi, dal punto di vista contenutistico, sono analoghi: il Museo laboratorio della mente di Roma e il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso di Torino. Il primo, ospitato presso l’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà, a Monte Mario, illustra la storia del manicomio fino a quando, con l’istituzione della legge 180, meglio conosciuta come legge Brasaglia[1], esso dovette definitivamente chiudere i battenti. La particolarità di questo museo, che utilizza diverse tipologie di comunicazione visiva e sensoriale, consiste nel richiamare l’attenzione su temi di massima importanza, ma troppo spesso trascurati dalla società. Installazioni multimediali, realizzate anche grazie al coinvolgimento di attori della compagnia teatrale Studio azzurro, propongono un percorso sensoriale ed interdisciplinare dentro le stanze del museo, lungo i corridoi, fino nelle antiche celle, coinvolgendo il visitatore, in tutti i cinque sensi, al punto da portarlo a una totale immedesimazione dentro gli ambienti dell’antico manicomio. Insieme alle istallazioni, lungo il percorso espositivo entrano in gioco diverse arti, dalla grafica fino al teatro: i manufatti esposti dentro il museo sono in gran parte disegni realizzati dagli stessi prigionieri del manicomio; essi sono messi a confronto con i disegni eseguiti dagli stessi medici e dagli psichiatri, che si servirono degli strumenti grafici nel tentativo di esplorare le profondità della psiche dei loro pazienti[2]. D’altronde , l’indicazione basagliana di “entrare fuori uscire dentro” è tuttora particolarmente adatta a esprimere il bisogno, oggi più che mai diffuso da parte di tutti noi, di varcare la porta del nostro io. Ebbene, anche il Museo laboratorio della mente di Roma per fronteggiare l’emergenza COVID-19 ha lanciato l’interessante iniziativa delle Pillole contro il virus. Si tratta di una serie di video-interventi tematici, di tre minuti ciascuno, cui partecipano scienziati, storici, antropologi, storici dell’arte, filosofi, medici ed artisti[3]; tali Pillole sono accessibili tramite il canale YouTube del Museo Laboratorio della Mente, aperto in occasione di questa nostra oscura, parentesi sociologica. Vale la pena segnalare, in particolare, l’intervento dello psichiatra Gaddomaria Grassi, presidente del centro di storia della psichiatria di Reggio Emila, che analizza un paziente di metà del secolo scorso, il pittore e scultore Antonio Ligabue, proponendo in questo modo una particolare rivisitazione del personaggio in questione[4]. Si tratta di una splendida ed interessante iniziativa, dal punto di vista didattico e scientifico. Tuttavia, nonostante il tentativo di riavvicinarsi alla società attraverso l’apertura di questo canale, il museo non ha finora proposto un’esplorazione virtuale dei suoi spazi, né ha avviato alcuna attività di comunicazione attraverso i canali social. Ciò può sorprendere, tanto più perché la carta vincente di questo museo è proprio nell’utilizzo degli strumenti tecnologici. Il cosiddetto museo virtuale, per potersi definire come tale, dovrebbe infatti condividere parte delle caratteristiche del museo tradizionale[5], non trascurando la comune mission: dovrebbe cioè essere accessibile al pubblico, se pur virtualmente, proponendo un tour virtuale che possa garantire la possibilità di esplorare gli ambienti espositivi anche attraverso lo schermo del nostro computer. [1] Legge 13 maggio 1978, n. 180 " Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori " pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 16 maggio 1978, n. 133. [2] Un tipico esempio sono i disegni e ritratti realizzati dallo psichiatra Cesare Lombroso, studiando il comportamento dei criminali. Come disse l’artista Francesco De Stena in un articolo pubblicato su Repubblica il 21 dicembre 2017, «l'impegno più grande di Lombroso è stato quello di dare umanità alla sua figura [scil. del malato], cercando di raccontare, con il disegno, le sue fragilità, ma anche la sua forza». [3] https://www.youtube.com/channel/UCJ7yMvsn3qZQRSlHDpbQwvQ [4] https://youtu.be/rsKR2tvObpY [5] ICOM : Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto. La definizione ICOM è stata inclusa dalla normativa italiana: il Decreto ministeriale MIBAC 23 dicembre 2014 Organizzazione e funzionamento dei musei statali all’art.1 la riprende totalmente, con una precisazione finale : promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica. Il Museo di Antopologia Criminale Cesare Lombroso
Una ben diversa risposta all’emergenza COVID-19 è stata data, fino nella riorganizzazione del proprio sito internet, dal museo di antropologia criminale Cesare Lombroso. Quest’ultimo, fondato nel 1876 a Torino dal medico e antropologo Cesare Lombroso, predispone di una pagina web aggiornata, funzionale ed esaustiva, che per di più permette al visitatore la possibilità di un tour virtuale della collezione. Andando sulla pagina iniziale, infatti, ci si presenteranno diverse alternative di visita, una volta cliccato, appunto, il pulsante visita. L’area dedicata alla visita virtuale è introdotta da un video realizzato del regista Alessandro Rocca. Segue la visualizzazione dell’intera pianta del sito. Basterà in questo caso fare un semplice click sui riferimenti numerici delle sale del museo, per accedere alla sezione corrispondente, per poi tornare successivamente alla pianta generale con un ulteriore click. È altresì disponibile un elenco delle opere esposte, corredato di immagini, didascalie e descrizioni, suddivise secondo la rispettiva collocazione nelle sale del museo. L’ultima area del sito internet è sicuramente quella che attira maggiormente l’attenzione del visitatore, cui è offerta la possibiltà di interagire con i modelli 3D direttamente sul proprio smartphone o tablet, che sia provvisto di app per la lettura del QR- code. Meritano una particolare segnalazione le nuove postazioni touch screen predisposte nella sala 6 del museo, dedicata al tema delle “Menti criminali”. Esse rendono possibile fruire digitalmente di circa cento ceramiche (orci per l’acqua), incise dai detenuti delle carceri “Le Nuove” e “La Generala” di Torino: si tratta di una postazione interattiva che permette la visione a 360 gradi di ciascun oggetto, grazie alle tecniche di 3D imaging[1]. [1] https://www.museolombroso.unito.it/visita/orci-3d/
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Marzo 2024
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