di Polina Kyrychuk
Dal 24 giugno 2016 al 23 ottobre 2016 a Roma, nell’area archeologica del Foro romano e Palatino, a cura di Raffaella Frascarelli, Nomas Foundation e da un’idea di Monique Veaute, RomaEuropa Festival, è allestita Par tibi, Roma, nihil, mostra promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma Sono presenti opere di Meris Angioletti, Francesco Arena, Kader Attia, Elisabetta Benassi, Daniel Buren, Giorgio Andreotta Calò, Loris Cecchini, Isabelle Cornaro, Michael Dean, Maria Adele Del Vecchio, Giulio Delvé, Gabriele De Santis, Tomaso De Luca, Flavio Favelli, Piero Golia, Petrit Halilaj, David Horvitz, Kapwani Kiwanga, Jannis Kounellis, Marko Lulić, Masbedo, Emiliano Maggi, Michal Rovner, Rosalind Nashashibi, Valerio Rocco Orlando, Alessandro Piangiamore, Gianni Politi, Marinella Senatore, Sissi, Pascale Marthine Tayou, Adrian Tranquilli, Nico Vascellari, Tris Vonna Michell, Guido van der Werve, Sislej Xhafa, Chen Zhen. Il sito web è: www.partibiromanihil.info La mostra offre l’occasione per aprire spazi da tempo chiusi al pubblico: lo Stadio Palatino e il peristilio inferiore della Domus Augustana, la terrazza e le arcate severiane e, per la prima volta oggetto di un intervento artistico, l’area della Meta Sudans, tra l’Arco di Costantino e il Colosseo. É stato creato un percorso unico composto dall’esposizione di opere provenienti dalla collezione Nomas Foundation, la committenza di tre lavori site-specific, rispettivamente di Sislej Xhafa, Daniel Buren e Kader Attia, le performance di diversi artisti, con, a chiusura, un simposio, con lo scopo di contaminare i saperi specialistici dei partecipanti archeologi e contemporaneisti, e orientare il pubblico a nuovi modelli di fruizione culturale. Sono presenti mediatori culturali al fine di agevolare la comprensione da parte del grande pubblico dell’incontro-scontro tra antico e contemporaneo [1] Il percorso di Par tibi, Roma, nihil è costruito intorno a tre direttrici tematiche: memoria, in cui lo spazio antico e i suoi resti si trasformano in un laboratorio linguistico; storia, nella quale le antiche rovine diventano il confine morbido per accogliere i linguaggi futuri dell’arte; spazio, quello del Palatino, che attraverso lo sguardo d’artisti contemporanei riscopre una nuova fisionomia. [2] La curatrice, Raffaella Frascarelli: « […] Le opere della collezione Nomas dialogano con l’identità di Roma, in bilico tra la suggestione dell’antico e le contraddizioni socio-politiche generate dalla trasmissione e mutazione della sua immagine. Al centro del dibattito critico l’appropriazione della memoria storica (spolia), la manipolazione ideologica delle masse operata dall’arte antica, la creazione di un mito del potere, la dittatura attiva della religio, la strutturazione di lexe ius, il paradosso globale e le contraddizioni dell’eredità culturale. Un viaggio di dissenso all’interno del mito di Roma, una rilettura anarchica dei dispositivi di stratificazione della storia, un’esperienza di auto-educazione che induce lo sguardo a un ruolo attivo, dischiudendo prospettive aperte a un consumo culturale consapevole e critico. […] » [3] Recensioni « […] Collocando l’arte contemporanea in luoghi antichi, dobbiamo renderci conto che genera un corto circuito che invita lo spettatore ad osservare non soltanto l’opera esposta, ma altrettanto a considerare diversamente il contesto storico. […] » [4] « […] Stabilito che questo è il suo merito principale (di offrirsi come testo che può confondere, sovrapporre le voci critiche) sulla mostra non c’è molto da dire, e quel poco si può riassumere così: le trentasei opere, la maggior parte delle quali belle e importanti ma non nate per l’occasione, non sviluppano un discorso organico, ma ne fanno tanti tutti assieme, troppi, suscitando l’impressione di una mostra teoricamente un po’ bulimica e muscolare, peraltro confermata dall’allestimento. Nel senso che delle rovine, più che la potenza scenografica, viene sfruttato ogni ambiente, anfratto, pertugio, come si trattasse di uno spazio espositivo qualsiasi. […] » Davide Ferri [5] « […] No, ora le rovine sono semmai usate come una cornice legittimante in cui inserire qualcosa di completamente irrelato. Una magnifica scenografia per un presente narcisistico. [...] Ma è impossibile non vedere come in realtà si tratti di una sottospecie di un fenomeno più generale: che è l’uso dei grandi complessi archeologici come location per eventi di ogni tipo. [...] Questo sistema di relazioni non è affatto convincente, ed anzi appare del tutto posticcio. Questo esito problematico è frutto della singolare situazione che le opere esposte provengono dalla collezione della Nomas Foundation, cioè dalla fondazione di cui la curatrice della mostra, è presidente. Nutro molti dubbi sull’opportunità che un luogo come il Palatino divenga la straordinaria location dell’esposizione e della promozione di una collezione privata. Ma qui vorrei sottolineare che l’assenza della relazione tra i luoghi e le opere dipende proprio dal fatto che nessuna di queste ultime è stata pensata e creata per l’occasione. [...] Non per caso l’unica opera davvero site specific, cioè le bandiere di Daniel Buren, è anche l’unica che davvero funzioni: sposandosi poeticamente con le rovine, il cielo e lo spazio […] ». Tomaso Montanari, “La Repubblica” 7 agosto 2016 [6] « […] Le opere che tanto irritano Montanari nella mostra al Palatino Par tibi, Roma, nihil, hanno autori che si chiamano Jannis Kounellis, Pascale Marthine Tayou, Chen Zen, Kader Attia, Marinella Senatore… uomini e donne protagonisti della ricerca attuale che ritroviamo nei luoghi deputati, (biennali o musei internazionali), quelli in cui Montanari vorrebbe ghettizzare ogni virus contemporaneo. [...] Quel che Montanari non dice (o peggio omette) è che quella zona del Palatino era inaccessibile al pubblico prima dell’apertura della mostra e lo sarà di nuovo dalla chiusura. E se è stato possibile camminare sotto le arcate severiane di uno dei più potenti palazzi dell’antichità […] lo dobbiamo proprio all’invasione aliena della nostra cultura visiva. […] »[7] « […] Roma antica come corpo parlante. Il cuore del Foro e il Palatino diventano la cassa di risonanza dell'inefficacia di certa nostra cultura, il ricettacolo dei problemi che l'attanagliano. Sono queste e altre le riflessioni che la mostra ha suscitato nello splendido set dell'antica Roma, tra le pendici del Palatino e le arcate severiane. Tra le tante, è forte l'insistenza sul dramma della scuola riformata e la mancata educazione che propone ( Quale educazione di Marte? diValerio Rocco Orlando), l'accento sulla storia della violenza sulle donne perpetrata da secoli nel lavoro di M. Adele del Vecchio ( Herstory) o sul problema dello smaltimento dei rifiuti (Giulio Delvé). [...] Il confronto antico-contemporaneo stavolta non intende solo raccontare l'antichità attraverso il presente quanto semmai risvegliare dal torpore dei secoli l'eternità immobile del passato. Un passato sì grandioso che adesso però continua a far parlare di sé e che in uno stretto dialogo con artisti di oggi si piega allo scorrere dinamico del nostro tempo con tutte le implicazioni che questo comporta. [...] La mostra propone un nuovo modo di pensare l'archeologia. [...] Il Foro diventa inoltre un ampio campo di sperimentazione […] ». [8] Daniel Buren, La scacchiera arcobaleno ondeggiante, 2016 https://www.domusweb.it/it/notizie/2016/06/28/par_tibi_roma_nihil.html Marko Lulić, Death of The Monument, 2009 legno, plastica, 307 x 746 x 100 cm Courtesy l’artista e Nomas Foundation, Roma https://www.domusweb.it/it/notizie/2016/06/28/par_tibi_roma_nihil.html Gianni Politi, Reverse Sistina, 2016 legno e contingenza storica dello studio dell’artista, dimensioni variabili https://www.domusweb.it/it/notizie/2016/06/28/par_tibi_roma_nihil.html http://darumaview.it/2016/par-tibi-roma-nihil-mostra 1) Vedi: http://nomasfoundation.com/mostre/par-tibi-roma-nihil/ 2) Vedi: https://romaeuropa.net/festival-2016/par-tibi-roma-nihil/ 3) https://www.domusweb.it/it/notizie/2016/06/28/par_tibi_roma_nihil.html BELLE FOTO 4) http://www.arte.rai.it/articoli/arte-contemporanea-al-palatino-par-tibi-roma-nihil/33875/default.aspx 5) D. Ferri, in http://www.flashartonline.it/2016/10/par-tibi-roma-nihil-nomas-foundation-roma/ 6) T.Montanari,in“LaRepubblica”,8agosto2016,ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/08/07/artetralerovine48.html; http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/11136 7) A. Mammi, in http://mammi.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/08/10/antico-e-montanari-non-il-monumento/ 8) A. de Fazio Siciliano, http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=51170&IDCategoria=61
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