La sua produzione risulta essere una mescolanza di stili, immagini e suoni che rimarcano la vita quotidiana ed è proprio per questa tendenza al vario che l’artista arriva a modificare anche le forme artistiche utilizzate introducendo sempre una nota ironica(1).
Grande momento della produzione di Guan Xiao è quindi la partecipazione alla 57° Biennale di Venezia nel 2017, intitolata “VIVA ARTE VIVA”, con l’opera chiamata “David”, collocata nel Padiglione delle Tradizioni. “VIVA ARTE VIVA”, curata da Christine Macel e organizzata dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, si è tenuta da sabato 15 maggio fino al 26 novembre del 2017 presso i Giardini e l’Arsenale. Obbiettivo della Biennale del 2017 era quello di celebrare l’esistenza dell’arte e degli artisti, una mostra, come dice la stessa Christine Macel, ispirata ad un nuovo Umanesimo che celebra la capacità dell’uomo, attraverso l’arte, di non essere dominato da quanto accade nel mondo e la ricerca, tutta contemporanea, delle individualità poiché grazie ad esse siamo in grado di poter disegnare il mondo di domani. La figura dell’artista diventa quindi cruciale poiché l’unica in grado di intuire la direzione da seguire per la costruzione di questo nuovo mondo. Ciò permette all’artista finalmente di riemergere dopo anni in cui era stato “sottomesso” dal sistema in cui operava. Altro obbiettivo è quindi quello di creare un movimento dell’io verso l’altro. “VIVA ARTE VIVA” (2), diventa quindi un’esclamazione, un’espressione, una la passione per l’arte e per la figura dell’artista. L’intento è stato quello di creare un’energia positiva per i giovani artisti, come la nostra Guan Xiao, ma vi era anche l’obiettivo di dare spazio ad artisti scomparsi prematuramente o comunque sconosciuti al grande pubblico. Inoltre, la Biennale avrebbe fatto emergere un sentimento diffuso tra gli artisti più giovani ossia la volontà di affrontare non soltanto elementi di arte contemporanea, ma piuttosto allargare gli orizzonti verso un passato remoto. C’è dunque, volontà nel creare un rapporto con il passato. Grande novità di quest’ultima Biennale è stata la richiesta, rivolta ad ognuno degli artisti, di inviare anche pubblicazioni e testi che hanno avuto particolare importanza nella loro formazione e nel loro sviluppo artistico. Inoltre, una serie di eventi paralleli hanno animato la manifestazione e il catalogo si divide in due volumi: il primo è dedicato all’Esposizione internazionale ed è stato curato dalla stessa Christine Macel, il secondo è dedicato alle Partecipazioni Nazionali, ai progetti speciali e agli eventi collaterali. Il progetto grafico dell’immagine del catalogo sono dello Studio de Valence di Parigi e la mostra si è dotata anche di un Hashtag ufficiale (#BiennaleArte2017). Quella della Biennale del 2017 è stata una scelta che implicava uno sguardo sul modo di considerare l’uomo nella sfera privata e in quella pubblica, non l’uomo dei media, ma l’uomo di fronte alla cosa pubblica ed è in questa riflessione che l’opera di Guan Xiao si pone alla perfezione. “DAVID” (3) è uno dei suoi più famosi Video Work, anche se risulta assente un riferimento a tale opera all’interno del suo profilo Instagram, dove posta quasi quotidianamente foto delle sue opere. Si tratta di un video costituito da un mix di filmati presi direttamente da internet a cui l’artista accosta brevi frasi (Questo è David/Ma è scomparso/Si! Lui è qui/NON POSSIAMO vederlo/non sappiamo perché guardiamo etc.), il tutto accompagnato da una canzone da lei prodotta che, molto probabilmente, richiama le sue origini orientali. In questo lavoro, ma in generale anche in altri lavori dove l’artista vuole riportare lo stesso insegnamento, l’opera d’arte è presentata come un dato materiale che deve essere a tutti i costi riprodotta in tutti i modi possibili. Non ci si riferisce soltanto alle migliaia di fotografie che ogni giorno vengono scattate dai turisti per documentare quell’evento senza comprenderlo a pieno, ma anche a tutta quella serie di riproduzioni del David per scopi commerciali (in questo caso illuminante è la parte del video che mostra questi oggetti commerciali che riproducono l’opera e in cui si afferma che il David si può bere, mangiare etc..). Viene denunciata, attraverso un video di circa 5 minuti la mancanza di comprensione, apprezzamento e rispetto dell’opera d’arte da parte delle persone che la visionano. Ciò che viene presentato è il dilemma contemporaneo dell’ignoranza dei più di fronte l’opera d’arte. L’artista vuole quindi portarci a compiere un passo per ricominciare a considerare l’arte come un nucleo unico e inimitabile, ammirando e imparando nuovamente a meravigliarsi. Uno degli aspetti più particolari della sua arte, visibile in maniera piuttosto chiara in “David” è l’ironia e il sarcasmo, sentimenti che in un certo senso vengono sostituiti, durante la visione dell’opera, da un sentimento di disagio. Trae tutta questa serie di immagini dal web e le innalza al livello di un’opera artistica ma, al tempo stesso, è come se l’immagine venisse addirittura ridicolizzata. Tra le recensioni, riguardo l’evento e in particolare l’opera di quest’artista, possiamo affermare che domina sicuramente un comune senso di apprezzamento. Ad esempio, viene affermato nel blog -“Arte senza Corpo”(4) - che Guan Xiao produce accostamenti che diventano seriali e riproponendoli all’occhio del fruitore in un circolo costante ed infinito, invitano a porre l’attenzione sul singolo elemento in un paradosso di sensazioni. Ciò che percepiamo è una coralità che diventa una voce e una messa a fuoco che illumina, ingrandisce e distorce mille altri volti. In altri casi ci si è chiesto se la Biennale fosse stata “realmente viva” (5) poiché sembrava che mancasse una certa energia che era stata prefigurata, ma il nome di Guan Xiao figura sempre tra gli artisti più apprezzati in particolare per l’originalità nell’aver reinterpretato il David fornendo una chiave critica e sociologica sul modo di fruire l’arte, sulle icone e sul turismo in una cornice quasi grottesca. Non manca la voce sui social delle persone che non hanno potuto visionare la mostra dal vivo (o di chi ha voluto guardare nuovamente il video) che in generale commenta positivamente l’opera, in particolare una di queste ha affermato che avrebbe potuto guardare il video per tutta la giornata. Presenti anche recensioni negative e in particolare vorrei soffermarmi su quella di Sandro Naglia. Sin dalle prime righe manifesta la volontà di discostarsi dalle lodi tributate all’esposizione poiché mancano degli “acuti” e in più l’esposizione principale è come se fosse rimasta “schiacciata” dal confronto con l’altissimo livello di diversi padiglioni nazionali. In particolare, si scaglia proprio contro il Padiglione delle Tradizioni in quanto gli artisti coinvolti non sono riusciti a trascendere il dato puramente etnico della loro ispirazione. Su Guan Xiao afferma che il suo tentativo di denunciare la superficialità con cui l’arte viene percepita non fa che sovrapporre kitsch a kitsch (6). Quindi, in più di qualche caso, possiamo constatare dalle varie opinioni sul web che la Biennale ha disatteso alcune delle aspettative create nella mente degli esperti, ma ancor più certo è che l’opera di Guan Xiao ha ricevuto un particolare apprezzamento. Sitografia: Li Bowen, “Guan Xiao. Commodification, commercialisation, cultural proliferation – her work covers it all. Just don’t call it post-internet”, in “Art review, Art Review Asia”, gennaio 2016 https://artreview.com/features/feature_ara_jan_16_guan_xiao/ Chiara Cottone, “L’ironia kitsch della denuncia: Guan Xiao e l’arte per accostamenti”, in “Arte senza corpo”, 6 novembre 2017; http://artecracy.eu/lironia-kitsch-della-denuncia-guan-xiao-larte-accostamenti/ Anonimo, “L’arte della Biennale 2017 è davvero viva?”, in “Lezioni di arte contemporanea”, 15 settembre 2017 https://lezionidartecontemporanea.wordpress.com/2017/09/15/larte-della-biennale-2017-e-davvero-viva/ Sandro Naglia, “Biennale di Venezia 2017 – Un Bilancio #1: Viva Arte Viva, in “Collezione da Tiffany – Come collezionare arte contemporanea e vivere felici”, 15 agosto 2017 http://www.collezionedatiffany.com/biennale-venezia-2017-un-bilancio-1-viva-arte-viva/ 1 Riferimenti alla produzione di Guan Xiao: Li Bowen, “Guan Xiao. Commodification, commercialisation, cultural proliferation – her work covers it all. Just don’t call it post-internet”, in “Art review, Art Review Asia”, gennaio 2016 https://artreview.com/features/feature_ara_jan_16_guan_xiao/ 2 Sito Biennale di Venezia: http://www.labiennale.org/it/arte/2017/57-esposizione-internazionale-d%E2%80%99arte 3 Link Video “David”: https://www.youtube.com/watch?v=c3Y7UpGPZXg 4 Chiara Cottone, “L’ironia del kitsch della denuncia: Guan Xiao e l’arte per accostamenti”, in “Arte senza corpo”, 6 novembre 2017 http://artecracy.eu/lironia-kitsch-della-denuncia-guan-xiao-larte-accostamenti/ 5 Anonimo, “L’arte della Biennale 2017 è davvero viva?”, in “Lezioni di arte contemporanea”, 15 settembre 2017 https://lezionidartecontemporanea.wordpress.com/2017/09/15/larte-della-biennale-2017-e-davvero-viva/ 6 Sandro Naglia, “Biennale di Venezia 2017 – Un bilancio #1: Viva Arte Viva, in “Collezione da Tiffany – Come collezionare arte contemporanea e vivere felici”, 15 agosto 2017. http://www.collezionedatiffany.com/biennale-venezia-2017-un-bilancio-1-viva-arte-viva/
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